Al centro dell’edizione 2021 del Think Summit di IBM Italia, le opportunità di crescita per il sistema Paese e le scelte tecnologiche premianti per la trasformazione digitale
Le
nuove frontiere del cloud ibrido aperto e dell’intelligenza artificiale. Ma anche i
temi strategici della trasformazione digitale e delle opportunità crescita a livello di sistema Paese. L’edizione 2021 di
Think Summit, l’evento digitale più importante dell’anno per
IBM Italia, svoltosi a fine ottobre, non ha deluso le attese. Anche per il fatto di essersi svolto
sia in presenza sia in streaming, circostanza non proprio scontata fino a pochissimi mesi fa: un
segnale sicuramente importante sulla via del ritorno a una normalità post pandemia.
Le sfide della competitività
Come è naturale, proprio
lo scenario post pandemico e le opportunità derivanti dall’attuale fase di cambiamento hanno costituito il piatto forte della sessione di apertura della due giorni organizzata a Milano da IBM. Due giornate molto dense, in cui rappresentanti del mondo istituzionale, accademico, della ricerca, dell’impresa e dell’
ecosistema IBM, cioè i Partner, hanno potuto condividere le loro sfide facendo emergere come Cloud, Multicloud, Modernizzazione delle applicazioni, AI, Cyber Security e Quantum Computing, unitamente a solide competenze e capitale umano, possano essere un forte stimolo all’innovazione e costituirne il motore.
In apertura, l’intervento di
Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile Area Scenari e Intelligence di The European House-Ambrosetti, che ha illustrato nel dettaglio il Position Paper “
Le sfide per la competitività dell’Italia e il PNRR come opportunità per la trasformazione del sistema-Paese”, realizzato per IBM da The European House-Ambrosetti.
Guardare all’innovazione
Il mood tecnologico dell’intero evento è stato sintetizzato da
Stefano Rebattoni, Amministratore Delegato di IBM Italia, con un detto molto citato negli ultimi tempi: “
staticity is not stability”, proprio a voler significare che “
rimanere fermi in un momento di grande cambiamento non permette di dare un contributo a valore sulle attività cruciali che determinano l’innovazione”.
È sicuramente un atteggiamento che si adatta perfettamente ai tempi che stiamo vivendo, ma che IBM in prima persona lo ha voluto mettere in pratica
esattamente un anno fa, annunciando lo spinoff di quella parte di azienda che poi è stata battezzata Kyndryl e che ha
iniziato ufficialmente le proprie operazioni a inizio settembre. “
Abbiamo rivisto completamente la nostra strategia e il nostro riposizionamento sul mercato, intraprendendo una trasformazione che si caratterizza per essere la più importante degli ultimi trent’anni, focalizzandoci sostanzialmente su due aree: open hybrid cloud e Intelligenza Artificiale”, ha proseguito Rebattoni.
Stefano Rebattoni di IBM Italia durante il suo intervento a Think Summit 2021
A tutto cloud ibrido
Ma perché proprio il cloud ibrido? Il numero uno di IBM Italia non ha dubbi: “
riteniamo che il cloud ibrido multipiattaforma abbia un valore per i nostri clienti di due volte e mezzo maggiore rispetto all'adozione del solo cloud pubblico. E questo è dovuto al fatto che sempre di più le infrastrutture, siano esse pubbliche o private, vedranno nel corso degli anni il consolidarsi dell’eterogeneità di piattaforme e infrastrutture differenti: quindi dalle piattaforme e infrastrutture on premise, cioè quelle tradizionali, a quelle legate a strumenti di public cloud, che possono essere sia IBM sia di altri vendor sul mercato, fino al mondo del cloud privato e dell’edge computing”.
L’aspetto più rilevante da tener presente negli scenari di cloud ibrido, dove le scelte tecnologiche vanno operate in maniera puntuale in base ai diversi workload, è quello
gestionale: “
si ha una complessità di gestione, di manutenzione e di sicurezza, ed è qui che entra in gioco la grande scommessa di IBM, che è quella di costruire una piattaforma di containerizzazione aperta su ambienti multicloud ibridi, attraverso quella che è stata la maggiore acquisizione che abbiamo fatto nella storia recente che è quella di Red Hat”, ha spiegato Rebattoni.
Apertura e interoperabilità
Il jolly in questo caso è Red Hat OpenShift, “
la piattaforma standard di mercato per la gestione e la containerizzazione di ambienti ibridi e multicloud, con la quale provvediamo a disaccoppiare l’ambiente infrastrutturale da quello applicativo, con qualunque cloud. Su tutto, agisce anche la nostra componente di Consulting, che va a ridisegnare quelle che sono le User Experience ma anche i Digital Workflow all'interno dell'operatività dei nostri clienti”, ha proseguito Rebattoni.
Tutto questo con un approccio che non è il vecchio “
one stop shopping”, ma è un approccio di tipo “
aperto e interoperabile, che si pone come approccio di ecosistema, ovvero pronto ad accogliere tutto quello che le buone pratiche del mercato porteranno all’interno di questa strategia, dal punto di vista infrastrutturale e da quello software, sia PaaS o SaaS, e anche da quello dei servizi gestiti, oppure progettuali, infrastrutturali e applicativi”, ha concluso Stefano Rebattoni.
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