La Eclipse Foundation spinge il progetto Oniro: un sistema operativo vendor-neutral per le applicazioni Internet of Things
Quale è il
principale problema del mondo IoT (a parte la sicurezza
poco intrinseca delle sue piattaforme)? Per la maggior parte degli sviluppatori interessati a questo mercato in
forte crescita è certamente la
frammentazione del comparto. Il fatto cioè che ogni produttore di device IoT ha la tendenza a sviluppare una propria piattaforma operativa che non è a priori completamente compatibile con quelle degli altri. Certo nascono spesso
alleanze di mercato che vanno verso una certa interoperabilità, ma si tratta di iniziative limitate.
In realtà la gran parte dei produttori di soluzioni IoT
usa di fatto Linux come piattaforma. Solo che questo non basta per una vera interoperabilità: il "cuore"
open source è infatti circondato da codice e moduli proprietari. Oltre che, spesso, da scelte architetturali e di implementazione che sono fatte apposta per realizzare un ambiente
molto meno aperto di quanto vorrebbero gli utenti finali. Inoltre, la
longevità di ogni singola piattaforma proprietaria è
tutta da provare. Con il progressivo affermarsi dell'edge computing, lo stesso problema potrebbe presentarsi anche nei nuovi ambienti periferici delle reti.
Ora la
Eclipse Foundation prova ad affrontare il problema con un nuovo
progetto:
Oniro. In estrema sintesi, un progetto dedicato allo sviluppo di un sistema operativo derivato da Linux che viene presentato come "
un'alternativa trasparente e vendor-neutral rispetto ai sistemi operativi IoT ed edge ad oggi presenti sul mercato". In realtà Oniro non nasce da zero e nemmeno, a ben vedere, da uno sforzo spontaneo della comunità open source. Il che può essere un bene o un male, a seconda dei punti di vista.
Oniro al momento è una implementazione definita "indipendente e compatibile" di
OpenHarmony, un sistema operativo open source sviluppato sotto la governance della OpenAtom Foundation. In sostanza, la versione "aperta" di
HarmonyOS, il sistema operativo che Huawei ha sviluppato - o quantomeno rafforzato - per compensare l'impossibilità di usare Android dovuta ai
veti del Governo USA. La Eclipse Foundation ha definito una collaborazione con la OpenAtom Foundation e ha deciso di spingere la diffusione di OpenHarmony, solo "ricarrozzandolo" in un progetto a più ampio respiro.
Quanto ampio? Qui sta il nocciolo della questione. La collaborazione tra Eclipse Foundation e OpenAtom Foundation
rende il progetto sostanzialmente euro-cinese. Ma Huawei sottolinea di aver collaborato con il gruppo Linaro per lo sviluppo della versione iniziale di Oniro. E Linaro è un insieme di realtà che comprende comunque nomi "globali" ben noti come
Fujitsu, Google, Red Hat, ST, Samsung. Inoltre, all'interno di Oniro c'è anche parte del lavoro fatto nell'ambito di Yocto, un progetto per lo sviluppo di versioni embedded di Linux.
L'obiettivo della Eclipse Foundation per Oniro resta ambizioso - essere "un sistema operativo di nuova generazione in grado di supportare il futuro del mobile, dell'IoT, della machine economy, dell'edge e non solo", nelle parole dell'Executive Director
Mike Milinkovich - ma merita almeno il beneficio del dubbio.
Certo tutto dipende dalla
affidabilità che le aziende potenzialmente utenti riconosceranno ad Oniro. Prima di arrivare a quel "ecosistema dei dispositivi a marchio Oniro" già delineato dalla Eclipse Foundation bisogna superare questo ostacolo, legato anche alla
diffidenza che certi mercati hanno oggi verso le tecnologie di base cinesi. Anche per questo il progetto di Oniro dovrebbe presto essere presto collegato ad
OpenChain, ossia lo standard ISO/IEC 5230 per la
certificazione dello sviluppo open source "affidabile" tra gruppi di aziende.
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