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I rischi del cloud: problemi per gli utenti AWS

Un problema di alimentazione in un data center AWS mette fuori gioco diversi siti e servizi. È il terzo down di AWS in un mese.

Cloud

Per tutti quelli che puntano con decisione al cloud, c'è un nuovo richiamo a progettare bene le proprie infrastrutture quando vengono delocalizzate nella nuvola. Ieri il blocco di un data center AWS ha messo fuori gioco molti servizi online, che proprio sulle infrastrutture di AWS si basano. L'hyperscaler ha spiegato che si è trattato di un problema di alimentazione in un solo data center, in West Virginia. Ma tanto è bastato per mettere in crisi diverse aziende.

Il problema in sé, secondo AWS, è stato risolto in breve tempo. Ma il ritorno alla piena operatività dei servizi collegati a quel data center ha richiesto ovviamente più tempo. Secondo quanto ha indicato DownDetector, le segnalazioni di disservizio da parte degli utenti sono andate avanti per diverse ore. La pagina di stato di AWS non segnala più da tempo, invece, problemi di operatività dei sistemi.

Non è strano che un hyperscaler possa avere qualche problema alla sua infrastruttura. È più strano che il cloud provider indubbiamente dominante, ossia appunto AWS, ne abbia questo mese registrati ben tre. Prima dell'episodio di questi giorni, AWS ha avuto problemi sulla sua infrastruttura sia intorno al 7 dicembre, a causa di malfunzionamenti ad alcuni dispositivi di rete, sia a metà mese.AWS è peraltro in buona compagnia, perché disservizi rilevanti quest'anno hanno colpito molti grandi nomi. Un segnale di quanto sia importante per loro progettare architetture "solide" e di quanto le aziende utenti debbano prestare molta attenzione alle eventuali cause di indisponibilità delle proprie applicazioni e infrastrutture. Disservizi del genere sono anche nuovi argomenti per chi teme che il cloud possa diventare un punto debole su cui le aziende utenti non possono intervenire, a differenza del buon vecchio data center.

C'è ampio spazio per il dibattito, molto più di quanto non si creda se si guarda solo alle dichiarazioni dei vendor tecnologici che - giustamente, peraltro - concentrano le loro attenzioni ormai in larghissima prevalenza sul cloud. È oggettivo che le aziende stanno puntando pesantemente sulle tecnologie legate al cloud, quelle cosiddette cloud-native. Ma le cifre sul passaggio al cloud in senso "integralista" - cioè l'adozione di servizi di cloud pubblico - sono molto meno travolgenti. IDC stima per il 2020 una spesa in servizi public cloud di 312 miliardi di dollari a fronte di investimenti ICT complessivi di 4.897. Cioè il cloud pubblico "pesa" meno del 6,5% rispetto a tutta l'ICT globale. Ancora poco, c'è tempo e modo per gli hyperscaler di potenziare adeguatamente le loro infrastrutture.

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