Per quasi il 70% delle organizzazioni del settore è importante mitigare l'impatto del cambiamento climatico, ma la maggior parte delle aziende non ha ancora le competenze necessarie
In base a un recente report del
Capgemini Research Institute, le organizzazioni del settore Energy and Utilities che hanno implementato nuovi modelli energetici stanno riportando molteplici benefici. Questi
nuovi modelli stanno infatti trasformando l'intero settore, nel quale è diventato imperativo mitigare l'impatto del cambiamento climatico visto che le emissioni di gas serra (GHG) legate all'energia costituiscono oltre il 73% di tutte le emissioni a livello mondiale.
Secondo il report “
Remodeling the future: How energy transition is driving new models in energy and utilities”, per il quale sono stati intervistati
530 manager senior di organizzazioni del settore Energy and Utilities nei mesi di agosto e settembre 2021, le organizzazioni che stanno implementando modelli di energia pulita hanno già ottenuto una
riduzione del 4,6% delle emissioni Scope 3, con un'ulteriore riduzione del 13% prevista nei prossimi tre anni, mentre alcune stanno anche registrando un
aumento delle entrate del 6%.
Il cambiamento climatico e la domanda degli investitori sono i principali fattori di trasformazione nel settore Energy and Utilities: quasi il 70% delle organizzazioni (68%) afferma infatti che mitigare l'impatto del cambiamento climatico è alla base dell’introduzione di nuovi modi di fare business, mentre il 63% cita invece la domanda degli investitori. Nonostante solo il 44% dei manager indichi la redditività come motore del cambiamento, i potenziali benefici del passaggio ai nuovi modelli sono evidenti.
I nuovi modelli energetici stanno portando a maggiori opportunità di upselling per le organizzazioni, in grado anche di attirare nuovi clienti. Le aziende globali hanno infatti già registrato un aumento del 4% delle opportunità di upselling grazie a questi nuovi modelli, cifra che dovrebbe aumentare fino al 9,2% nei prossimi tre anni.
Nonostante la necessità di trasformazione sia evidente, il settore Energy and Utilities rimane in uno stato di transizione, con pochissime organizzazioni che attualmente implementano nuovi modelli energetici. Il 64% delle organizzazioni prevede per esempio di implementare soluzioni di accumulo di energia in futuro, ma solo il 19% lo sta già facendo.
Secondo il report, la maggior parte delle organizzazioni non ha ancora creato una strategia commerciale per questi nuovi modelli: solo il 18% degli intervistati afferma infatti di avere una strategia globale con obiettivi e scadenze ben definite. Le capacità richieste per i nuovi modelli, come fonti di energia alternativa e piattaforme energetiche, differiscono notevolmente da quelle attualmente a disposizione delle aziende del settore.
La ricerca rileva che la maggior parte delle organizzazioni (70%) non possiede le capacità necessarie per sviluppare nuovi modelli, in particolare per la mancanza di competenze tecnologiche interne e attenzione verso le nuove tecnologie (68%), competenze relative ai servizi (62%) e competenze legate ai dati (56%). Nei prossimi anni, l’implementazione dei nuovi modelli energetici richiederà una decisa accelerazione per trasformare le ambizioni in realtà.
Oltre a strategia e innovazione, il report evidenzia la necessità di investire nello sviluppo di competenze tecnologiche e legate ai dati, necessarie per trasformare l’operatività aziendale. Mentre il settore Energy and Utilities continua un’importante trasformazione nella propria catena del valore, le organizzazioni che possono beneficiare del vantaggio iniziale stanno registrando un cambiamento nella mentalità interna: il successo dell'implementazione e della scalabilità dei nuovi modelli energetici richiederà in ogni caso un forte supporto da parte di tutta la C-suite.
“La transizione energetica sarà la forza trainante di questo decennio: le aziende devono elaborare strategie che coinvolgano l’intera organizzazione e portarle su scala per garantirne il successo. È anche necessario aumentare i ritmi dell’innovazione, dato che al momento solo un terzo delle aziende è in grado di sviluppare e testare nuovi modelli e industrializzare i risultati: è arrivato il momento di adottare un approccio fail-fast e stringere nuove partnership, sia all'interno che all'esterno degli ecosistemi esistenti", commenta
Alessandro Kowaschutz, CPRD & EUCS Director di Capgemini in Italia.
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