A fine anno il Ministero dell’Università e della Ricerca ha messo in campo quasi tre miliardi di euro del PNRR
Negli ultimi giorni del 2021 il Ministero dell’Università e della Ricerca ha accelerato nel prepararsi a investire i fondi provenienti dal PNRR. Lo ha fatto innanzitutto definendo un nuovo quadro normativo di riferimento riguardo i bandi che coinvolgeranno appunto le risorse del PNRR. Si tratta di un primo passo di riforma normativa che era previsto direttamente dal Piano Nazionale.
La nuova normativa in particolare definisce, tra l'altro, le procedure di valutazione delle domande di finanziamento, le successive fasi di valutazione e negoziazione, le forme di monitoraggio periodiche per valutare l’impatto e le ricadute generate dagli interventi finanziati. Va notato che dati e risultati conseguiti per ogni progetto entreranno a fa parte di apposite banche dati, anche per trasparenza.
Dalla teoria delle normative il MUR è poi rapidamente passato alla pratica dei primi bandi collegati al PNRR. Una prima coppia di avvisi pubblici riguarda le cosiddette Infrastrutture di Ricerca, per le quali ci sono investimenti per 1,08 miliardi di euro, e le Infrastrutture tecnologiche di innovazione, per le quali sono a disposizione 500 milioni.
Le Infrastrutture di Ricerca sono "impianti, risorse e relativi servizi usati dalla comunità scientifica per compiere ricerche in più discipline". L'obiettivo è realizzarne almeno venti, focalizzate su temi specifici di ricerca applicata. Il piano prevede 400 milioni per le infrastrutture del settore “Scienze fisiche e ingegneria”, 200 milioni a testa per “Ambiente” e “Salute e Cibo”, 100 milioni per “Innovazione sociale e culturale”, 90 milioni ciascuno per “Data, computing e infrastrutture di ricerca digitali” e “Energia”.
Le Infrastrutture tecnologiche di innovazione servono invece a "favorire una stretta integrazione tra imprese e mondo della ricerca e dell’innovazione", in sostanza per potenziare i meccanismi di trasferimento tecnologico dalla ricerca alla produzione. I fondi servono a realizzarne o ammodernarne almeno una decina, con stanziamenti ammissibili tra i 10 e i 20 milioni di euro nel caso di interventi di ammodernamento e tra i 20 e i 40 milioni per le nuove realizzazioni.
Un terzo bando del MUR riguarda i cosiddetti Ecosistemi dell'innovazione territoriali e prevede un investimento complessivo di 1,3 miliardi di euro per crearne 12, di cui 5 nel Mezzogiorno. In sintesi, gli Ecosistemi hanno anch'essi un ruolo di trasferimento tecnologico e di co-innovazione, ma hanno una precisa connotazione territoriale che li fa concentrare sui temi più importanti secondo la vocazione industriale e di ricerca l'area del Paese in cui si trovano.
Operativamente sono reti, che mettono insieme Università, enti pubblici di ricerca, enti pubblici territoriali, altri soggetti pubblici e privati "altamente qualificati e internazionalmente riconosciuti". Ogni Ecosistema dovrebbe ricevere un finanziamento tra 90 e 120 milioni di euro, da usare per ricerca applicata, formazione, trasferimento tecnologico, supporto a startup e spinoff da ricerca. Nelle intenzioni, ogni Ecosistema dovrebbe impegnare almeno 250 persone coinvolte in programmi di ricerca e innovazione.