Lo European Chips Act rappresenta la prima strategia completa per potenziare il ruolo della UE nel mercato dei semiconduttori. Arriverà a febbraio.
L'Europa deve rafforzare drasticamente il suo ruolo nel mercato dei processori e dei semiconduttori in generale. Per farlo è necessaria una politica mirata, a livello comunitario, che verrà definita ufficialmente entro il prossimo febbraio. Con un complesso di policy che prenderà il nome di European Chips Act. A spiegarlo è stata direttamente Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, in un intervento al World Economic Forum.
In realtà, il discorso della Presidente von der Leyen è partito da molto più lontano e riguardava la capacità delle democrazie europee, e in particolare della UE come complesso di organizzazioni ed interventi, di rispondere efficacemente ad emergenze globali come la pandemia. Per von der Leyen questa capacità esiste, è stata dimostrata e si vede anche in programmi a largo spettro come NextGenerationEU: 800 miliardi di euro da spendere in digitalizzazione e progetti green.
"Ma dobbiamo fare di più", ha sottolineato la Presidente. E in questo senso ha citato, come esempio specifico di grande impatto, la crisi dei semiconduttori. "Non esiste digitale senza chip", ha sottolineato, indicando inoltre che la domanda di semiconduttori da parte delle nazioni europee è destinata a raddoppiare nella prossima decade. Per questo "dobbiamo aumentare drasticamente la capacità dell'Europa di sviluppare, produrre, usare queste tecnologie chiave".
Il punto di partenza, per così dire, è giudicato buono. L'Europa, ha spiegato von der Leyen, ha già capacità rilevanti nella progettazione di componenti di microelettronica per settori come l'automotive e il manufacturing. Ha già un ruolo importante nella ricerca sui semiconduttori e possiede i materiali e i macchinari che servono per realizzare e far funzionare grandi impianti per la produzione di chip. Ciononostante, però, all'Europa fa capo solo un decimo della produzione mondiale di semiconduttori, tanto che le aziende europee devono approvvigionarsi di questi componenti da "una manciata di produttori extraeuropei", sottolinea la Presidente della Commissione.
Questo rappresenta "una dipendenza e una incertezza che semplicemente non ci possiamo permettere", spiega von der Leyen. Serve quindi che in Europa entro il 2030 sia collocato il 30% della produzione globale di semiconduttori. Considerando che entro quella data la produzione globale dovrebbe raddoppiare rispetto a oggi, ciò rappresenta la necessità di quadruplicare l'attuale capacità produttiva europea. E "non abbiamo tempo da perdere" in questo, sempre secondo von der Leyen.
Da queste considerazioni prende le mosse il futuro European Chips Act. Atteso per l'inizio di febbraio, è un complesso di iniziative che mira a potenziare la posizione della UE su cinque fronti. Rafforzare le attività di ricerca e innovazione, garantire la leadership europea nella parte di progettazione e produzione, modificare le norme sugli aiuti di Stato per supportare gli impianti europei di produzione di chip, prepararsi ad eventuali altre crisi nella disponibilità di semiconduttori, supportare la crescita delle startup e aziende innovative nel campo della microelettronica.
Lo European Chips Act non è un passo verso una UE "autarchica" nel settore dei semiconduttori. Per von der Leyen i mercati devono sempre restare aperti e interconnessi. Ma l'Unione "ha bisogno di eliminare i colli di bottiglia che rallentano la nostra crescita". Anche per diventare un attore importante del mercato, non solo in alcune nicchie ma in tutta la catena del valore.