Da oggi 1 febbraio, Claudio Bassoli è il nuovo Presidente e amministratore delegato di HPE Italia: nei giorni scorsi il passaggio di testimone da Stefano Venturi
“Il nostro anno fiscale a livello globale, concluso lo scorso ottobre, è stato il migliore di sempre da quando esiste Hewlett Packard Enterprise, con tutti gli indicatori che hanno mostrato performance di rilievo, addirittura eccezionale nel caso dell’offerta cloud Greenlake, cresciuta a tripla cifra”, esordisce Stefano Venturi a fine gennaio, nell’occasione del passaggio dell’incarico di Presidente e amministratore delegato di HPE Italia a Claudio Bassoli.
Un passaggio di testimone di questa portata è sempre un’occasione sicuramente formale, ma per Stefano Venturi è anche lo stimolo per tracciare un bilancio dei suoi dieci anni alla guida dell’azienda, che hanno anche segnato un deciso cambio di pelle di uno dei nomi gloriosi dell’IT. Anzi, come ha poi ricordato Claudio Bassoli, HP è proprio la società che ha di fatto creato Silicon Valley, perché “il famoso garage in cui è nata Hewlett Packard era da quelle parti”.
Ma è un fatto che, per limitarsi agli utlimi dieci anni, la gloriosa società ha cambiato decisamente pelle, visto che tanto per cominciare si è scissa in due: da una parte HP Inc, per le tecnologie PC e stampanti, e dall’altra parte HPE per l’ambito enterprise, da cui è successivamente uscita la componente services, confluita in DXC Technology nel 2017. Vanno poi messe in conto le numerose acquisizioni, come quella di Simplivity, di Cray o di Zerto, così come la cessione degli asset software.
Claudio Bassoli, Presidente e Amministratore Delegato di HPE Italia
Tornando al presente, “oggi in HPE Italia c’è una grande squadra, che lavora con l’entusiasmo tipico di una startup di innovatori, e se i risultati 2021 sono stati ottimi, anche quelli del primo trimestre 2022 promettono ancora meglio. Non solo: abbiamo anche il miglior rapporto di sempre con i nostri Partner di canale, perché portiamo innovazione sia dal punto di vista tecnologico sia da quello dei servizi cloud”, ha proseguito Venturi.
È anche per questo che, ha sottolineato il numero uno uscente, “per me è il momento migliore per uscire, andando a ricoprire il ruolo di Presidente del Cefriel e cercando di dare il mio contributo alle grandi innovazioni che il nostro Paese deve affrontare, concludendo oggi con forte soddisfazione un percorso di crescita durato dieci anni intensi, che hanno visto anche compiersi la missione che mi era stata affidata da Meg Withman, allora a capo di HP”.
Nel raccogliere il testimone alla guida di HPE Italia, Claudio Bassoli parte dal “momento storico come quello attuale, molto favorevole all’innovazione come non si vedeva dagli ultimi decenni, che ci prospetta quattro o cinque anni di grandi opportunità da cogliere”, anche grazie ai fondi del Pnrr.
Per cogliere queste opportunità, le linee strategiche di HPE rimangono quelle di sempre, ovvero spingere sull’innovazione e lo sviluppo tecnologico prestando semrpe la massima attenzione all’interoperabilità delle soluzioni. Un esempio estremamente rilevante a questo proposito è quello del nuovo modello di cloud XaaS, in modalità “Everything-as-a-Service”, i cui benefici sono stati evidenziati nel dettaglio da Claudio Bassoli, che ha anche citato i risultati di uno studio condotto recentemente da The European House - Ambrosetti per Hewlett Packard Enterprise.
Claudio Bassoli, Presidente e Amministratore Delegato di HPE Italia
In sintesi, utilizzare il cloud XaaS, ovvero quello basato su Everything-as-a-Service, permetterà “un aumento della produttività fino al 2,3% per le imprese che potranno utilizzare infrastrutture IT più avanzate e sempre aggiornate. Da ciò sarà possibile generare un aumento del PIL fino a 222 miliardi di euro nei prossimi anni da qui al 2025, e un impatto diretto per la filiera ICT italiana pari a 1,3 miliardi di euro di nuovi ricavi”, ha sottolineato Bassoli.
Non solo: guardando alla Pubblica Amministrazione, l’impiego di soluzioni cloud basate su Everything-as-a-Service potrà “generare un risparmio di costi pari a oltre 650 milioni di euro, equivalenti a una riduzione del 25% dei costi IT attuali”, ha concluso Claudio Bassoli. Infatti, ha rilevato lo studio condotto per HPE, l’ottimizzazione della gestione dei dati e la creazione di ecosistemi di scambio dati all’interno della Pubblica Amministrazione permetterà di applicare il principio “Once Only”, andando a ridurre del 90% il numero di richieste di dati da parte della Pubblica Amministrazione e ottimizzando l’accesso ai servizi e ai database pubblici, riducendo di 32 ore all’anno l’impegno delle imprese nel compiere gli adempimenti burocratici: nel complesso, questo corrisponde a oltre 40.000 anni risparmiati, se considerate tutte le imprese italiane.