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Italia Digitale: nasce il Fondo per la Repubblica Digitale

Arrivano 350 milioni di euro in cinque anni per aiutare in generale lo sviluppo delle competenze digitali degli italiani

Mercato e Lavoro

Per parafrasare una citazione celebre, fatta l'Italia digitale - o perlomeno messi in pista i progetti previsti dal PNRR - ora bisogna fare gli italiani digitali. Il riferimento è alla relativa mancanza di competenze digitali che mette l'Italia sempre in posizioni non proprio di punta nelle varie classifiche "di settore" europee e internazionali. Tanto per fare un esempio significativo, il Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea ci dice, tra l'altro, che il 58% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni non ha le competenze digitali di base (la media UE è del 42%).

C'è insomma parecchio da migliorare. Perché questo ritardo impedisce ad alcune fasce della popolazione di essere davvero cittadinani digitali alla pari degli altri - cioè di accedere e usare i servizi digitali, si auspica in decisa crescita, della Pubblica Amministrazione - e soprattutto rappresenta un freno importante per lo sviluppo digitale del Paese. Difficile procedere sulla strada della digitalizzazione se le nuove tecnologie non vengono sfruttate da chi ne dovrebbe trarre vantaggio, i cittadini come le imprese.

"Il PNRR investe risorse importanti in infrastrutture digitali, come la connettività e il cloud. Ma nessuna trasformazione può avvenire equamente se non si investe anche sulle persone", ha sottolinea lo stesso Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. Da queste considerazioni è nato il Fondo per la Repubblica Digitale, che metterà a disposizione circa 350 milioni di euro nel quinquennio 2022-2026. I fondi verranno dalle Fondazioni di origine bancaria, che saranno compensate per questo sforzo con sensibili crediti d’imposta.

Il Fondo per la Repubblica Digitale intende accrescere le competenze digitali degli italiani sostenendo progetti rivolti alla formazione e all’inclusione digitale. Questi progetti nasceranno dalla collaborazione pubblico - fondazioni - terzo settore. Potranno infatti essere presentati da soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e soggetti del Terzo settore, da soli o in partnership.

"La transizione digitale costituisce un tassello importantissimo della modernizzazione del Paese e il Fondo per la Repubblica Digitale permetterà l’attivazione di progetti tesi a fare in modo che questa rivoluzione si realizzi senza lasciare indietro nessuno", ha spiegato in questo senso il Presidente di Acri, Francesco Profumo. Acri è l’organizzazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio.

Il Fondo è stato ufficializzato e deve ora diventare concretamente operativo. Entro sei mesi verrà individuato il suo soggetto attuatore, che si occuperà di tutte le attività operative. Principalmente redazione dei bandi, istruttoria ex delle proposte di progetto, loro selezione e approvazione. Un Comitato di indirizzo, guidato dal Governo e da Acri, definirà le linee strategiche generali dell'iniziativa, mentre un Comitato scientifico indipendente monitorerà e valuterà l’efficacia nel tempo degli interventi finanziati.

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