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Al via lo European Chips Act

Lo European Chips Act mobilita oltre 40 miliardi di euro di investimenti, per potenziare la capacità di sviluppare e produrre chip e semiconduttori nella UE

Tecnologie

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, l'aveva preannunciato qualche tempo fa e oggi è stato ufficializzato. Parliamo dello European Chips Act, l'iniziativa ad ampio spettro che la UE mette in campo per due specifici scopi: da un lato ridurre la dipendenza dalle foundry asiatiche ed americane che le aziende UE hanno nell'approvvigionamento di chip e semiconduttori, dall'altro sviluppare una leadership tecnologica europea in questi stessi campi. Come spiega la stessa UE, lo European Chips Act "rafforzerà la competitività e la resilienza dell'Europa e contribuirà a realizzare le transizioni verde e digitale".

Il punto di partenza concettuale dello European Chips Act è sotto gli occhi di tutti: con una produzione mondiale di semiconduttori messa in crisi dalla pandemia, la capacità di molte aziende europee di sostenere il proprio business è calata drasticamente. Il caso eclatante è quello del settore automotive, uno dei mercati chiave del Vecchio Continente. La vulnerabilità della supply chain delle aziende europee è stata sin troppo "dolorosamente" messa in evidenza per non dover sviluppare una risposta comune.

Lo European Chips Act nasce per agire in parte con investimenti diretti, in parte con azioni di spinta per lo sviluppo di collaborazioni tecnologiche e sinergie di mercato. Solo agendo ad ampio raggio, infatti, si può raggiungere quella che Ursula von der Leyen ha definito come "una svolta per la competitività mondiale del mercato unico europeo" e che per Thierry Breton, Commissario per il Mercato interno, "è ormai una priorità economica e geopolitica".

Per raggiungere obiettivi che sono certamente ambiziosi - la UE ha l'obiettivo di raddoppiare la sua attuale quota di mercato per i semiconduttori portandola al 20% nel 2030, il che però richiede di quadruplicare l'attuale capacità produttiva - lo European Chips Act promette di mobilitare "oltre 43 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati". Con una visione che prevede obiettivi a breve, medio e lungo termine.

A breve termine, spiega la Commissione, l'iniziativa consentirà soprattutto un migliore coordinamento tra gli Stati membri e la Commissione quando si tratta di affrontare crisi nella fornitura di chip per le aziende UE. Ben prima che le nazioni europee raggiungano un elevato volume di produzione di chip, è necessario agire a più livelli per monitorare l'approvvigionamento dei semiconduttori, stimarne la domanda e anticipare le carenze. L'idea è che la mancanza di chip sia affrontata a livello comunitario e non più come un problema delle singole aziende colpite. Lo European Chips Acts indica come fare. O perlomeno, lo propone agli Stati membri.

A medio termine, lo European Chips Act intende rafforzare la capacità manifatturiera nell'Unione e l'innovazione nell'intera supply chain dei chip. A lungo termine, infine, punta alla citata leadership dell'Europa in campo tecnologico. Inanzitutto favorendo lo sviluppo di conoscenze e nuove tecnologie, un campo in cui la UE peraltro si sente già solida. Ma anche agevolando il trasferimento di queste conoscenze e tecnologie dai laboratori alla produzione. Un ambito dove invece migliorare è diventato più che necessario.

Obiettivo produzione

Il primo passo dello European Chips Act è l'iniziativa Chips for Europe: raccoglierà 11 miliardi di euro di investimenti pubblici dell'Unione e degli Stati membri, da qui al 2030, e mobiliterà altri investimenti privati. In particolare, un nuovo fondo UE favorirà la crescita delle startup di settore, in modo da aiutarle a portare a maturazione le loro innovazioni e ad attrarre investitori. Fondi anche per le scaleup e le PMI innovative, che hanno bisogno di un supporto per espandersi gradualmente sul mercato. La Commissione stima che complessivamente questi investimenti muoveranno qualcosa come due miliardi di euro.

Nell'ambito di Chips for Europe, e in generale dello Europen Chips Act, un altro elemento di novità sta nel fatto che alle foundry realizzate nei singoli Paesi viene riconsciuto un ruolo importante per l'Unione in generale. Poiché chi produce chip e semiconduttori aiuta la competitività dell'Europa, è giusto che venga stimolato a innovare costantemente attraverso alcune agevolazioni. Gli impianti produttivi "ratificati" dall'Unione come critici avranno diversi vantaggi. Potranno ad esempio accedere a procedure accelerate di rilascio delle autorizzazioni negli Stati membri per la loro costruzione. Ma soprattutto potranno anche accedere a finanziamenti pubblici, fatte salve le norme in materia di aiuti di Stato.

La Commissione prevede lo sviluppo di due tipi di impianti produttivi che possono essere considerati di supporto per le necessità dell'Unione. Le cosiddette Open EU Foundry progettano e producono componenti principalmente per altri attori industriali, le Integrated Production Facility invece progettano e producono componenti per il proprio mercato. Per essere "agevolati" dalla Commissione, gli impianti dovranno essere i "primi nel loro genere" in Europa, vale a dire che non esistono ancora impianti equivalenti.

Queste sono le principali proposte che la Commissione presenta al Parlamento europeo e ai vari Stati membri. Ora si tratta di curare i dettagli per arrivare a normative vere e proprie da applicare nelle varie nazioni. La speranza è che, data l'urgenza del problema e le potenzialità del mercato globale, il passaggio dalla teoria alla pratica sia il più possibile breve.

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