Non basta stanziare i fondi, bisogna anche avere modo di spenderli per realizzare i progetti prefissati. E non è così semplice, spiega ANIE.
I fondi per l'evoluzione tecnologica del Paese ci sono e le tabelle di marcia, a tappe decisamente forzate, anche. Sono i primi frutti del PNRR. Ma la teoria deve diventare anche pratica, e mettere semplicemente progetti sulla carta e nei bandi potrebbe non bastare. Tanto che da più parti, in queste settimane, si sta sottolineando che i ritmi imposti dal PNRR, dovuti alla necessità di non perdere i fondi europei, potrebbero essere troppo serrati per essere davvero rispettati.
Diverse segnalazioni in questo senso sono venute da ANIE. Che, ad esempio, ha di recente segnalato come il (notissimo e storico) problema delle competenze che il PNRR vuole risolvere sia alla fine un freno anche per il Piano stesso. Per ANIE l'ambito è quello della banda larga: va bene stanziare fondi e definire obiettivi per colmare il gap di connettività del Paese, però il carico di lavoro che ne deriva rischia di non poter essere smaltito nei tempi che il PNRR auspica.
Secondo il Gruppo System Integrator reti TLC di ANIE, infatti, per realizzare i soli bandi PNRR relativi ad aree grigie, scuole e Sanità, servirebbero circa 20 mila addetti in più rispetto a quelli che ci sono oggi. C'è ampia richiesta di progettisti, addetti agli scavi, alla posa e alla giunzione delle fibre ottiche, antennisti e altri tecnici specializzati. Per recuperare queste risorse - ammesso di reperirle davvero sul mercato, e non è affatto scontato - i system integrator dovrebbero fare investimenti che oggi non possono permettersi.
Un altro segnale di allarme ANIE lo ha dato guardando allo sviluppo delle infrastrutture per la mobilità, che oggi hanno tutte una cospicua componente tecnologica (ANIE parla in particolare del trasporto su rotaia, ma il ragionamento è molto più trasversale). Secondo l'associazione "sarebbe illusorio pensare che i fondi messi a disposizione per l’implementazione del PNRR bastino da soli a tracciare un sicuro sentiero di crescita".
L'energia, le principali materie prime utilizzate, i componenti elettronici e i semiconduttori sono tutti aumentati di costo o, peggio, sono difficili da reperire. Una situazione definita "oramai fuori controllo" di cui i bandi di gara e le normative non tengono abbastanza conto. Serve "un cambio di mentalità" nella gestione dei progetti, anche di quelli già appaltati. Altrimenti il rischio è che restino più sulla carta che sul campo.
ANIE richiama l'attenzione anche sulla tanto decantata transizione verso le energie rinnovabili. Se ne parla sempre di più, specie dopo l'avvio delle sanzioni contro la Russia, ma per completare davvero la transizione serve accelerarla. Siamo indietro, non certo per colpa delle tecnologie ma perché serve un maggiore impegno della PA.
Secondo l'associazione, il 2021 si è chiuso con 57,7 GW prodotti da fonti rinnovabili. Durante l'anno sono stati avviati nuovi impianti "green" per un totale di 1.397 MW, con una crescita sensibile (+70%) rispetto al 2020, che però era l'anno di picco della pandemia, e più contenuta (+15%) rispetto al più significativo 2019. Bene il fotovoltaico (886 MW installati, +36% anno su anno), in forte ripresa l'eolico (426 MW, +368%), meno bene per l'idroelettrico (35 MW, -50%) spinto solo dai piccoli impianti, si rilanciano le bioenergie (50 MW, +500%).
Le crescite sono comunque benvenute, ma ANIE avvisa che siamo indietro se vogliamo raggiungere l'obiettivo prefissato di 95 Gigawatt di rinnovabili installati entro il 2030. Anche in questo comparto si sentiranno gli effetti negativi dell'aumento nei costi dei materiali e della loro poca reperibilità sul mercato. Ma soprattutto c'è da mettere mano alle normative, da completare e da rendere più stabili, e al funzionamento della macchina dello Stato: inutile progettare impianti che ci mettono anni ad essere autorizzati definitivamente.