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PwC: l'Italia ha un gap infrastrutturale, digitale come fisico

Potenziare le infrastrutture fisiche e digitali aiuta il Paese a crescere, ma serve che si concretizzi l'effetto-leva del PNRR

Trasformazione Digitale

Il processo di evoluzione, digitale e non, dell'Italia è essenzialmente, almeno in questa fase, una corsa ad eliminare i gap infrastrutturali che il nostro Paese ha accumulato negli anni. Lacune che sono certamente collegate al digitale, di cui oggi si parla in prevalenza, ma che sono relativi anche alle buone vecchie infrastrutture fisiche. Da queste è partita PwC Italia nell'esaminare il molto che c'è da fare, fisicamente e virtualmente.

In Italia, spiega PwC, il divario tra gli investimenti attuali in infrastrutture e il fabbisogno ottimale al 2040 ammonterà a 373 miliardi di euro (lo 0,73% del PIL nazionale). I settori più interessati da questo ritardo sono il ferroviario (238 miliardi circa), il portuale (79 miliardi) e l'energetico (39 miliardi). Un gap importante che ne provoca un altro, come spiega Andrea Toselli, Presidente e AD di PwC Italia: "Il gap infrastrutturale fisico del nostro paese costa 70 miliardi di euro ogni anno in termini di export, pari a 15% del totale". Meglio quindi metterci mano, concretamente e in fretta.

Per questo il PNRR stanzia complessivamente 81,4 miliardi di euro (il 22% circa di quanto servirebbe) per investimenti su rete ferroviaria, sicurezza stradale, intermodalità, logistica integrata, mobilità sostenibile. Tutto con riferimenti diretti, in ogni campo, alle infrastrutture digitali che servono per aiutare l'evoluzione del Paese.PwC stima poi che i fondi del PNRR genereranno diversi effetti-leva moltiplicatori, con il coinvolgimento di attori pubblici e privati. Sfruttando questi effetti leva ed altri effetti di sistema, è immaginabile che il PNRR "scateni" 714 miliardi di investimenti e oltre 490 miliardi di euro di valore aggiunto in più fino al 2036.

Bene quindi che secondo Vittorio Colao, Ministro per l'Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, "Stiamo riscontrando una buona adesione ai bandi del PNRR e riusciremo a rispettare le scadenze di fine giugno. L’Imperativo di semplificare i controlli è stato il nostro lavoro. Cominciamo ad applicare processi moderni e tecnologie per fare controlli ex-post".

Il gap digitale

E il digitale? Anche qui c'è davvero parecchio da fare. "Abbiamo un'intensità digitale d'impresa al 60% contro gli obiettivi del 90%", spiega ad esempio Toselli. PwC sottolinea che le previsioni di crescita del digitale italiano sono condizionate dall’attuazione del PNRR, che prevede investimenti per circa 50 miliardi entro il 2026.

Nell’ipotesi più ottimistica di utilizzo completo dei fondi, il mercato digitale crescerà fino a 95 miliardi nel 2024, anche grazie all’impulso del piano Transizione 4.0, rafforzato dalla Manovra 2021 con circa 24 miliardi agganciati al Recovery Plan. In generale PA, Scuola, Sanità, banche, assicurazioni e utility hanno imparato nello scorso biennio che devono investire in tecnologie per poter gestire qualsiasi emergenza. Resta il nodo delle PMI, ancora indietro digitalmente rispetto alle controparti europee, come testimoniano diversi indicatori.

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