Per il MiSE oggi serve sviluppare una politica industriale mirata del settore telecomunicazioni, anche per accelerare l’infrastrutturazione digitale del paese
Grazie al PNRR i fondi per sviluppare in maniera "sana" il mercato italiano delle telecomunicazioni ora ci sono. Gli obiettivi da raggiungere sono anche chiari. Non fosse altro perché sono nel PNRR stesso, ma soprattutto sono dettati dalle esigenze della ormai imprescindibile digitalizzazione, che si basa pesantemente sulle reti di telecomunicazioni di nuova generazione. Ma serve anche definire una strada di sviluppo del mercato che riesca a mettere insieme le esigenze di tutti gli interessati. O almeno, questa è l'opinione del Ministero per lo Sviluppo Economico.
"Dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra gli interessi delle aziende, dei lavoratori e dei consumatori", ha spiegato il ministro Giancarlo Giorgetti al termine del tavolo sulle telecomunicazioni, una sorta di "stati generali" del settore che si è riunito presso il MiSE. All’incontro hanno partecipato, insieme con la sottosegretaria Anna Ascani e per una parte con il ministro Vittorio Colao, l’Agcom, Antitrust, ministero del lavoro, le associazioni datoriali, i sindacati e gli operatori.
Un punto di equilibrio che non è semplice trovare per un mercato come quello italiano. Che a volte appare sin troppo ingessato e che a volte, invece, ha lasciato libera la comcorrenza portando alcuni operatori a non vedervi più vantaggi. E sulla progressiva sempre minore importanza dello sviluppo tecnologico nazionale nel campo si potrebbero aprire lunghi dibattiti.Ecco perché secondo Colao "bisogna avere ben chiaro che l’obiettivo è sviluppare una politica industriale del settore delle telecomunicazioni che possa beneficiare degli investimenti previsti dal PNRR per accelerare l’infrastrutturazione digitale del Paese". Parole che piaceranno agli operatori, sospesi tra mercati a bassi margini e aiuti di Stato.
Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente, perché tra gli interventi possibili per dare più dinamismo al mercato TLC ce ne sono alcuni certamente impopolari (citata nello specifico la riduzione dei limiti dell’inquinamento elettromagnetico), altri che rischiano di esserlo (le semplificazioni normative), altri ancora un costo economico rilevante.
C'è insomma molto da fare. Ecco perché i primi stati generali delle telecomunicazioni hanno semplicemente dato il via a un confronto - peraltro annunciato - che "proseguirà su tavoli separati", spiega il MiSE. Alla ricerca in tempi brevi di una soluzione condivisa. E magari della definizione di una strategia precisa, come è stato possibile per altri ambiti.