Secondo IDC il mercato della Human Augmentation è in decisa ascesa nel Vecchio Continente. Merito della "professionalizzazione" di prodotti e tecnologie provenienti dal mondo consumer.
Cercate un mercato tecnologicamente innovativo che porti una buona crescita in Europa? Secondo IDC un ottimo candidato a questo ruolo è il settore che definisce di Human Augmentation, che quest'anno dovrebbe cubare nel Vecchio Continente oltre 62 miliardi di dollari. E che nel 2026 è previsto superi la soglia, anche psicologica, dei cento miliardi.
Va peraltro detto che sotto l'ampio ombrello della Human Augmentation IDC mette molte tecnologie, di cui diverse sono vecchie conoscenze. Le esperienze e le capacità umane possono infatti essere "aumentate", secondo IDC, attraverso servizi e prodotti in ambito realtà virtuale, biometria, esoscheletri, wearable, affective computing.
A guidare la crescita di queste tecnologie, che già nel 2022 faranno segnare un +37% anno su anno di investimenti in Europa, è il modo in cui sta cambiando il rapporto che le singole persone hanno con il mondo del lavoro e con una ampia gamma di servizi alla persona. In tutti i casi di maggiore interesse in questa evoluzione, le parole chiave sono remotizzazione e "digital first".
Delle trasformazioni collegate al lavoro ibrido se ne è parlato a profusione e da vari punti di vista. Resta in ogni caso un punto fermo: le aziende devono prepararsi a gestire almeno una quota parte della forza lavoro che, magari saltuariamente, lavora da remoto. In questo scenario tutte le tecnologie collegate alla gestione di una "virtualized presence", come si usa chiamarla, sono sempre più importanti.Un altro aspetto da considerare è la volontà, o necessità, delle imprese di fare di più con meno risorse (umane). Non per raggiungere teoriche ambizioni di produttività spinta ma perché i problemi collegati allo skill e staff shortage sono sempre più evidenti. Allora "aumentare" digitalmente le capacità dei dipendenti in qualche modo aiuta. E in alcuni scenari diventa anche la strada per affrontare meglio le questioni legate alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
La Human Augmentation, nonostante la denominazione, non implica necessariamente l'utilizzo di tecnologie particolarmente nuove. Anzi, nel prossimo futuro la fetta maggiore della spesa in questo campo sarà fatta da tecnologie che magari abbiamo già sulla scrivania o in casa. Come i dispositivi smart (vedi gli assistenti vocali) o i wearable. Al momento sono oggetti considerati più consumer che business, ma il loro ingresso nelle aziende è già iniziato.
Altre tecnologie sono meno affermate e avranno per questo tassi di crescita particolarmente elevati. Tra quelle che vengono più facilmente alla mente ci sono la realtà virtuale e la realtà aumentata. Più la seconda che la prima, anche se per entrambe il momento della grande affermazione nelle imprese viene sempre rimandato. IDC però sottolinea che ora i progetti di AR e VR sono effettivamente diffusi nelle imprese e, soprattutto, per ambiti e casi d'uso che sono sia in crescita numerica sia in decisa diversificazione.
La spinta decisiva, per VR e AR, IDC se la aspetta dalle iniziative collegate al metaverso. Che per ora sembra ancora un ambito piuttosto nebuloso e vago nella sua utilità. Ma che certamente ha già catturato l'interesse di molte imprese, interessate quantomeno a metterci piede il prima possibile per fare esperienza.
Altri settori della Human Augmentation sono ancora nicchie e alcuni lo resteranno per un po'. IDC cita i dispositivi biometrici, quelli impiantabili/iniettabili/ingeribili, gli esoscheletri, le Brain-Computer Interface e le applicazioni di affective computing.
I device biometrici hanno raggiunto una certa diffusione e sono un mercato già più ampio della realtà aumentata e virtuale. Meno presente però nelle imprese, perché la necessità di monitorare regolarmente parametri biometrici è per ora più sentita a livello personale, per applicazioni mediche o quantomeno di fitness e benessere. La privacy resta poi un aspetto chiave da considerare, anche nelle imprese.
Gli esoscheletri hanno già diverse applicazioni ma in ambiti molto specifici, come la logistica e il militare. I micro-dispositivi impiantabili/iniettabili/ingeribili sono anch'essi una realtà ma limitata per ora alle applicazioni mediche, più che di "augmentation". Un ambito dove le nuove tecnologie da sole non bastano, se non sono anche seguite da fasi di test e trial sufficientemente approfondite.
Decisamente più futuribili, al momento, sono le Brain-Computer Interface e le applicazioni di affective computing. Le interfacce cervello-computer esistono ma come esperimenti o come strumenti terapeutici per casi particolari, anche qui da collegare a test e trial clinici. Passerà del tempo prima di poterle considerare come elementi di potenziamento delle capacità personali.
L'affective computing - inteso come l'ambito dell'intelligenza artificiale che intende portare robot e computer a comprendere le emozioni umane ed a reagirvi in maniera appropriata - sta vivendo, a livello di prodotti e servizi disponibili al pubblico, una fase di sviluppo soprattutto come applicazioni di auto-aiuto o terapia psicologica. Anche in questo caso le potenzialità ipotizzate dai suoi sostenitori sono largamente inespresse.