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I partiti rispondono (poco) al Consorzio Italia Cloud

Alcune formazioni politiche hanno replicato alla lettera aperta del Consorzio, ma i punti chiave messi in evidenza sono pochi e spesso generici

Cloud

Il Consorzio Italia Cloud aveva chiesto alle forze politiche di esprimere la loro posizione in merito a tre questioni chiave che interessano gli operatori cloud italiani: le possibili misure a sostegno dell’industria italiana del cloud di fronte allo strapotere degli hyperscaler, il riconoscimento degli operatori locali nella selezione dei servizi per la PA, il tema dei costi energetici sostenuti ora e in futuro dai cloud provider nazionali.

In piena campagna elettorale l'appello del Consorzio non poteva avere un riscontro esteso, ma sono comunque arrivate le risposte di Forza Italia, Italia Viva, Lega, M5S, PD. Abbastanza da far dichiarare a Michele Zunino, Presidente del Consorzio Italia Cloud, che "il riconoscimento che il cloud italiano rientra nell’agenda delle politiche attive nel settore dello Sviluppo Economico è già di per sé una buona notizia".

A ben vedere, però, le risposte ricevute sono tutte abbastanza generiche. Forse inevitabilmente. Anche se va detto che alcuni punti di interesse sono stati fissati, al netto delle dichiarazioni ovvie (un po' tutti buttano la palla nel campo della cyber security e dell'utilità generica del cloud) e delle frequenti uscite "fuori tema" di chi ha risposto.

Forza Italia ad esempio spiega che "si è battuta da sempre contro i monopoli dei giganti tecnologici americani" e che "gli operatori italiani attivi sul cloud non devono subire abusi". Ma soprattutto che "nel programma condiviso del Centrodestra affrontiamo il tema dell’autonomia tecnologica" e che quindi "l’Italia deve incentivare il ricorso a tecnologie nazionali o europee".

Lo stimolo positivo alla crescita del cloud italiano rientra per Forza Italia nella "salvaguardia della nostra capacità produttiva" ma rimanda a un tema più generico: "la crescita tecnologica italiana deve essere garantita da maggiori investimenti pubblici e privati che facciano crescere le nostre industrie di settore". E sul fronte energia, "la norma sugli extra profitti va rivisitata e migliorata perché quella è la prima fonte di finanziamento per alleviare le grandi difficoltà delle famiglie e delle imprese".

Italia Viva sostiene genericamente "la necessità di un disegno strategico per valorizzare le competenze italiane e le imprese del nostro Paese", anche nel digitale. Questo disegno deve includere "anche l’industria italiana del cloud per concentrare risorse su strumenti fiscali a supporto degli investimenti delle imprese". Come? In primis ripristinando e rafforzando il piano Industria 4.0, "aggiornando la lista dei beni agevolati, includendo in primis le nuove tecnologie, e aumentando il tetto massimo per gli investimenti".

Italia Viva mette gli operatori locali del cloud insieme alle generiche PMI nazionali. Che sono da sostenere e stimolare in generale, tra l'altro incentivandone la crescita dimensionale con benefici e agevolazioni. Lato energia si sottolinea che "Le PMI italiane che offrono servizi cloud vanno maggiormente tutelate e protette" di fronte al problema dei maggiori costi, perché i servizi cloud sono oggi fondamentali. Ma ancora in un "ragionamento più ampio" fatto non solo di aiuti "fondamentali per superare questo periodo" ma soprattutto di "un disegno complessivo legato sempre più all’autosussistenza energetica".

La Lega punta nettamente sulla questione della sovranità tecnologica perché la sua premessa è che "la tecnologia è centrale nello sviluppo economico e senza indipendenza tecnologica non ci sarà sviluppo economico". Una sovranità tecnologica che deve però essere realistica, "non vagheggiando una impossibile autarchia italica nel settore, ma spingendo per la crescita delle risorse interne, la diversificazione dei fornitori esteri e la non-dipendenza da specifici operatori". Corollario: le gare Consip dovrebbero "permettere alle piccole-medie imprese (normalmente italiane) di poter competere ad armi pari con gli operatori globali (normalmente extraeuropei)".

In questa visione rientra il riconoscimento degli operatori cloud locali, sempre collegato alla criticità dei dati. La Lega va nello specifico: "la collocazione fisica dei server non attenua le cogenze derivanti dalla nazionalità del cloud provider" e, quindi, un provider statunitense - o, peggio, cinese - può sempre avere obblighi in contrasto con gli interessi delle imprese italiane. Per questo va certamente bene potenziare il cloud computing ma con "un affrancamento dalle soluzioni che oggi poggiano quasi integralmente su infrastrutture messe a disposizione da fornitori internazionali".

Il Movimento 5 Stelle evidenzia che "siamo a favore di misure per la concorrenza sia sul piano europeo che sul piano nazionale" e "da sempre spingiamo per una revisione del public procurement per favorire un maggiore ingresso di startup e PMI, oltre che per rafforzare il modello di partnership pubblico-privata".

Il riconoscimento degli operatori locali viene legato dal M5S alla questione della sovranità dei dati che i provider gestiscono. "Nel nostro programma prevediamo di trattare i dati della PA come un bene comune e di renderli soggetti agli standard degli Open Data", si spiega. Il che consentirebbe "agli operatori di mercato di sviluppare ulteriori soluzioni". Ma su questo tema, come su quello del costo dell'energia, il M5S rimanda alla necessità di muoversi di concerto con l'Europa se si vogliono avere soluzioni concrete e non "semplici palliativi".

Anche il PD punta l'attenzione sul tema del controllo dei dati quando si tratta di riconoscere e stimolare il ruolo degli operatori cloud locali. Serve "un ecosistema di cybersicurezza fondato sulla collaborazione tra i settori pubblico e privato" e il rafforzamento del "grado di autonomia strategica nazionale ed europea nel settore del digitale". Il tutto in un "mercato libero, competitivo" che permetterebbe all'Italia di valorizzare le sue competenze e sviluppare servizi "non solo rispondenti alle specificità europee e nazionali, ma anche in grado di essere esportati in altri mercati".

Molto chiare le misure per limitare gli effetti del maggior costo dell'energia. Il PD intende "introdurre in via transitoria per 12 mesi un regime di prezzi amministrati per l’energia elettrica" con un tetto di 100 euro/Mwh. E prevede "il raddoppio del credito d’imposta per compensare gli extra-costi delle imprese per gas e elettricità", credito che così passerebbe dal 25% al 50% per le imprese energivore come i cloud provider.

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