Il futuro del lavoro è ibrido. Ma ogni azienda, per essere competitiva ed efficiente ovunque i propri collaboratori lavorino, deve mettere in atto le mosse più opportune in base alla propria forza lavoro e ai propri processi
Mai come in questi mesi il lavoro flessibile è al centro di un dibattito: vediamo aziende che impongono il rientro in ufficio, mentre altre si dimostrano favorevoli al lavoro da remoto. Altre, ancora, stanno optando per un approccio ibrido, lasciando ai loro collaboratori la flessibilità di decidere come gestire il lavoro da casa e in ufficio. Per ognuno di questi approcci, l’attenzione è nel trovare il giusto bilanciamento tra l’esigenza di flessibilità e il bisogno di relazionarsi di persona.
Secondo un recente studio di Dell Technologies (un sondaggio su un campione di 10.500 tra senior decision maker, professionisti IT, e impiegati coinvolti nei progetti di trasformazione digitale, a livello globale) il 40% dei knowledge worker vorrebbe che ci fosse maggiore chiarezza da parte della loro organizzazione rispetto a come si crea flessibilità nella pratica e nella routine lavorativa.
Le organizzazioni dovrebbero ascoltare i desiderata dei loro dipendenti, ripensando il lavoro con nuove modalità che possano offrire esperienze di lavoro sicure, eque, produttive e connesse da qualsiasi luogo. Ripensare il modello di lavoro però non è un compito semplice. Ci si chiede da dove cominciare, se sia effettivamente funzionale per la propria azienda, o quali priorità considerare per arrivare a proporre un modello ibrido di successo.
Di seguito qualche spunto utile per creare un contesto di lavoro ibrido più efficace:
La mia personale idea di “lavoro” ha a che fare con il raggiungimento di obiettivi più che a una attività stanziale e gli anni della pandemia non hanno fatto altro che rafforzare questa visione. È anche ciò che emerge dalla ricerca sopra citata: il 51% degli intervistati ritiene che sarebbe maggiormente produttivo lavorare e collaborare da remoto. A tal proposito la tecnologia ha un ruolo fondamentale nell’ottimizzare i diversi modelli lavorativi, e mettere la persona al centro è alla base del successo di ogni strategia IT.
Ciò si traduce in una stretta collaborazione tra HR, chi gestisce la struttura organizzativa e l’IT che devono definire assieme visione e obiettivi. In Dell Technologies, ad esempio, tutto ciò è già avvenuto e oggi abbiamo un core team dedicato proprio a questo. Per coloro che hanno deciso di svolgere il proprio lavoro da casa, vengono assicurati gli strumenti e i software di cui necessitano; allo stesso tempo l’ufficio è sempre pronto ad accogliere queste persone per qualsiasi esigenza.
A prescindere dal luogo di lavoro, il PC rimane centrale per i knowledge worker. È opportuno quindi che vengano dotati di sistemi intelligenti in grado di offrire la migliore esperienza possibile, come ad esempio quelli con funzionalità per eliminare il rumore, oscurare i dati sensibili ecc.. Oltre al PC, importante è l'intero ecosistema: audio, schermi e periferiche. Tutto ruota intorno allo stesso concetto: migliorare la produttività e salvaguardare le risorse.
Sempre dalla nostra ricerca emerge che quasi i due terzi degli intervistati dichiara che il loro "work-life balance" non è migliorato. Proteggere gli spazi personali dei lavoratori è importante tanto quanto fare in modo che i processi top-down non portino a situazioni di burn-out e aiutino a mantenere il giusto equilibrio – anche da remoto.
Circa il 20% degli intervistati ha dichiarato di essere preoccupato che, lavorando da remoto, possa venire trascurato dall’azienda: sono i neoassunti, coloro che hanno iniziato a lavorare in un ambiente virtuale, a essere più sensibili a questo tema, mentre i più giovani temono maggiormente di perdere il contatto in presenza con le persone.
Nel momento in cui si decide di modernizzare l’ambiente IT, è importante che un’organizzazione rifletta su come misurare, gestire e supportare il lavoro dei propri collaboratori. Perché la produttività venga massimizzata, gli obiettivi da raggiungere sono la garanzia del benessere, l’inclusione e la fiducia. Se questo passaggio viene fatto in modo corretto, l'80% degli intervistati ritiene che lavorare in team ibridi possa essere addirittura più inclusivo.
Secondo il 72% degli intervistati, il cambiamento in atto nel mondo del lavoro, ovvero la maggiore adozione della modalità work-from-anywhere, ha esposto le loro aziende a un maggiore rischio cyber a causa del maggior numero di siti da proteggere e della diversità di comportamento in rete dei singoli utenti.
È indubbio che il compito che hanno i team dedicati alla sicurezza sia molto difficile, dal momento che le persone rappresentano una delle fonti maggiori di vulnerabilità. Quando si parla di cybersecurity, il 62% degli intervistati ritiene che siano proprio i lavoratori l’anello debole, ma proprio per questo devono sapere che la loro azienda li sostiene fornendo loro strumenti e prodotti sicuri.
È l’azienda che dovrebbe garantire la possibilità ai lavoratori di connettersi in modo sicuro, e di collaborare da ogni luogo: una corretta strategia cyber permette non solo di limitare gli attacchi, ma anche di avere dipendenti più collaborativi poichè se si dota il lavoratore della giusta tecnologia, la produttività è assicurata, indipendentemente da dove si collega per lavorare.
Non da ultimo, è bene che le aziende comprendano che democratizzare il lavoro significa fare in modo che il dipendente non si senta giudicato o non pensi di avere meno opportunità se sceglie - per proprie esigenze - di lavorare da remoto invece che in presenza. L’importante è tenere i dati al sicuro.
Livio Pisciotta è Sales Manager Client Solutions di Dell Technologies Italia