L'innovazione continua di Alphabet aiuta la proposizione enterprise di Google Cloud, in un equilibrio che però non è sempre facile da mantenere e presentare
Il mercato cloud globale è da tempo una corsa a tre in cui i concorrenti hanno deciso di seguire, almeno in questa fase, strategie diverse. AWS ha una massa critica di business e clienti che le consente di giocare tecnologicamente a tutto campo. Google e Microsoft puntano più sulle proprie specificità. Il che, per Google Cloud, significa soprattutto puntare sullo sviluppo di nuove tecnologie che possono poi diventare servizi cloud mirati, destinati in particolare a chi gestisce l'IT, chi sviluppa, chi cura la cyber security.
Le premesse di Google Cloud sono sempre state queste. Partendo in ritardo rispetto ai concorrenti del cloud, è stato logico sfruttare la capacità di sviluppo tecnologico di Alphabet in generale per crearsi un proprio ruolo di spicco. Il tassello mancante a cui lavora Thomas Kurian, da quando ha assunto il ruolo di CEO di Google Cloud, è "vestire" le tecnologie con una proposizione credibile e adeguata per i grandi clienti enterprise. In cui chi decide è spesso poco interessato ai componenti tecnologici e molto più a servizi completi.
La dicotomia tra cloud per "tecnologi" e cloud per le aziende riguarda, intendiamoci, tutti gli hyperscaler. Non esistono servizi cloud "impacchettati" a misura di enterprise senza i mattoni tecnologici sottostanti, che devono rinnovarsi (e innovarsi) in continuazione. E fornire componenti tecnologici a sé stanti è essenziale, perché una larga fetta dei clienti degli hyperscaler vuole proprio quelli, per creare a sua volta applicazioni e servizi.
Componenti specifici e "verticals" applicativi sono, insomma, due lati della stessa medaglia. O, se preferite, i due estremi di uno spettro tecnologico continuo. A risolvere, più o meno bene, la dicotomia tra di essi è la visione strategica che il singolo hyperscaler presenta e in cui li inserisce. In questo senso, l'impressione data dal Google Cloud Next 2022 è che in Google Cloud la visione prevalente sia comunque quella storica di Google: le tecnologie sono la chiave, quello che si può fare con esse è una conseguenza.
Sundar Pichai, CEO di Google e di Alphabet, dà un messaggio forte quando afferma che "il cloud è uno dei nostri business a maggior crescita" e che, in sostanza, quello che Google sviluppa per sé diventa poi disponibile per i clienti di Google Cloud. Ed è importante sottolineare che "le aziende sempre più spesso si rivolgono a Google Cloud per le funzioni di AI", data la criticità dell'intelligenza artificiale.
Questi però sono messaggi tecnologici, che Thomas Kurian deve necessariamente supportare declinandoli in versione business. Sottolineando come, negli anni, Google Cloud abbia conquistato una presenza in buona parte delle aziende "top ten" enterprise nei principali settori di mercato. Se Jim Farley - CEO di Ford, uno dei grandi utenti più significativi di Google Cloud - spiega che "la nuova rivoluzione dell'auto è il digitale" e la collaborazione con Google Cloud aiuta a cavalcare questo cambiamento, lo stesso può molto probabilmente valere per le grandi aziende di altri ambiti.
Il difficile equilibrio che cerca Thomas Kurian sta proprio in questo messaggio. La carta tecnologica che storicamente gioca Alphabet - e che passa anche a Google Cloud - è cruciale, va sempre messa sul piatto. Anche perché vale molto: non a caso Kurian sottolinea che tra i primi cento "unicorni", circa settanta "girano su Google Cloud". Le aziende tecnologiche e cloud-native per definizione, insomma, hanno ottimi motivi per scegliere Google Cloud.
Ma poi bisogna immediatamente dare, anche per chi cloud-nativo non è, un significato e un valore concreto alle nuove tecnologie. E Kurian per questo rimarca che Google Cloud "sta accelerando la trasformazione dei leader di mercato", proponendo piattaforme software che siano la base per digitalizzare e migliorare i loro processi. È con questa prospettiva che le aziende possono orientarsi nell'ampia offerta di Google Cloud senza perdersi. Quantomeno, se hanno al loro interno le giuste competenze che facciano da mappa.
La nuvola di Google non diventa per questo una nuvola di nicchia - e i numeri lo dimostrano - ma una selezione all'ingresso la fa. Concentrandosi su chi sa maneggiare direttamente le tecnologie, intercetta i grandi utenti in cui la Digital Transformation è già ben concreta. Quei "leader di mercato" di cui Kurian parla. All'altro estremo, intercetta le neo-aziende abituate dalla nascita al cloud e all'innovazione tecnologica a ritmi serrati. E che forse, per questo, saranno i leader del futuro. Per il momento può bastare anche così.