Il MiTD fa il sunto di quanto è stato sinora completato per la digitalizzazione della PA, lanciando un messaggio: cambiare l'impostazione di fondo della sua attuazione sarebbe un errore
Un sunto e un commento di quanto è stato fatto negli ultimi due anni, ma soprattutto "il punto di sintesi da cui il prossimo Governo potrà partire nell’implementare l’agenda digitale del Paese, per garantire continuità nell’implementazione e facilitare il rispetto degli impegni presi con la Commissione europea". Questo è il rapporto Italia Digitale 2026 che il MiTD ha - forse involontariamente, ma simbolicamente - pubblicato a ridosso del debutto in aula della nuova compagine di Governo.
Il MiTD sottolinea che molto è stato fatto, ma anche che la digitalizzazione della PA e il potenziamento dei suoi servizi digitali mostrano molte luci e qualche ombra. Il Polo Strategico Nazionale ad esempio esiste formalmente ma deve essere operativo entro fine anno. Entro marzo 2023, poi, c'è da avviare la migrazione al PSN di almeno trenta PA che gestiscono dati e servizi classificati come strategici o critici. Si può fare tutto, ma c'è da muoversi in fretta.
Al momento la PA digitale più "comoda" per i cittadini italiani è legata a tre iniziative - le identità digitali (Spid e CIE), i servizi via smartphone (App IO), i pagamenti (PagoPA) - che gli italiani hanno adottato largamente. A settembre 2022 c'erano 32 milioni di utenti Spid, 31 milioni di utenti CIE, 6 milioni di utenti medi mensili attivi per l'App IO, 42,5 milioni di cittadini e 2,6 milioni di imprese connessi a PagoPA. Il numero di utenti e di servizi presenti sulle varie piattaforme deve aumentare, ma non ci sono importanti scadenze a breve termine che sembrino difficili da raggiungere.
Tra i componenti in ritardo spicca 3-I, la mega-società pubblica di sviluppo software e operations management che consolida in sé le competenze e le risorse IT di Inps, Inail e Istat. Proprio su come completare questo consolidamento c'è qualche rallentamento: servono decreti ad hoc per stabilire quali asset, contratti e personale trasferire dalle vecchie tre "I" alla nuova 3-I. E questi decreti per ora mancano, anche se la società in teoria va costituita questo ottobre.
Me è la digitalizzazione della Sanità il punto più dolente: armonizzare anni di sviluppi tecnici non coordinati è un grosso ostacolo. Per questo era nata l'idea del "FSE 2.0": far evolvere il Fascicolo Sanitario Elettronico verso un sistema più integrato e interoperabile, che faccia da punto unico ed esclusivo di accesso ai servizi del SSN. Alla base di questa evoluzione c'è l'Ecosistema Dati Sanitari, una nuova architettura di dati e infrastrutture definita con Sogei. L'EDS esiste, ma non in uno stato di dettaglio tale da supportarne effettivamente il lancio per fine anno.
Ora che il primo Governo dell'era PNRR va in pensione, cosa si auspica il MiTD? Una buona continuazione nell’esecuzione del Piano, si spiega, richiede tre componenti principali. La prima è forse la più importante: il PNRR è critico per l'Italia e serve "mantenere un forte presidio e coordinamento a livello di Presidenza del Consiglio sul digitale, sull’innovazione e sulla tecnologia". Gli interventi del Piano coinvolgono una rete complessa di sinergie e interazioni che senza il coordinamento della Presidenza del Consiglio rischia di bloccarsi.
Il secondo punto che il MiTD sottolinea è più tecnico: è indispensabile coordinare lo sviluppo delle architetture digitali del Paese. Il PNRR dà un disegno coerente per la digitalizzazione della PA italiana, ma questo non garantisce a priori l'interoperabilità dei vari sistemi centrali e locali e la loro capacità di condividere dati. Serve una guida tecnica, tanto forte da poter anche bloccare le implementazioni che escono dalla logica dell'interoperabilità e rischiano di portare frammentazioni tecnologiche e operative.
Attenzione, però: non serve un dittatore tecnologico. Anzi, il MiTD sottolinea che la cooperazione con il territorio è l'unica strada efficace. Regioni, Comuni ed enti locali vanno sempre coinvolti direttamente in tre fasi chiave: il co-design degli interventi tecnologici prima di metterli in atto, la sperimentazione su piccola scala delle soluzioni scelte, l'estensione su tutto il territorio nazionale di quello cheè stato sperimentato con successo.