Il mercato del "primary storage" sta cambiando tecnologicamente, per seguire le esigenze degli utenti. Ma i nomi in grado di guidare questa trasformazione sono sempre gli stessi.
Lo storage primario, spiega Gartner, sta cambiando. I classici grandi sistemi che sono al cuore dell'IT storicamente hanno dovuto, in primis, conservare in modo sicuro e affidabile grandi quantità di dati, per poterle "servire" velocemente alle applicazioni che li richiedevano. Questo resta concettualmente il ruolo del "primary storage", ruolo che però viene reso ora più articolato dalla combinazione con i modelli operativi del cloud ibrido, con le architetture genericamente software-defined e con l'intelligenza artificiale.
Per questo Gartner mette subito sull'avviso quando presenta il suo Magic Quadrant edizione fine 2022 per lo storage primario. Non è una fotografia del mercato per come è oggi, ma una valutazione dei suoi protagonisti per la capacità che hanno di portare avanti le tecnologie "trasformative" più importanti. Che gli utenti richiedono già a breve termine, peraltro. Da qui al 2025, spiegano ad esempio gli analisti, oltre il 75% dello storage enterprise sarà usato attraverso offerte a consumo (oggi la quota è meno del 40%) e il 30% degli array esterni enterprise userà software AIOps per la manutenzione e il supporto (oggi non siamo nemmeno al 3%).
Lo storage vive quindi un periodo di intesa e rapida trasformazione, in cui le aziende utenti cercano di assimilare i benefici dei modelli cloud preservando però, allo stesso tempo, la sicurezza e il controllo che porta una gestione centralizzata. L'offerta, fortunatamente, non manca. Molti player propongono le loro soluzioni nei comparti che Gartner oggi associa al mercato primary storage: da un lato gli array completamente allo stato solido (Solid-State Array, SSA) o ibridi, dall'altro le piattaforme software per realizzare ambienti di Software-Defined Storage (SDS).
Un mercato che promette molti cambiamenti mostra però un curioso limite, se vogliamo considerarlo tale: i nomi in gioco non cambiano. O lo fanno pochissimo: dal 2020 il Quadrante è cambiato solo per la perdita di Oracle e per il posizionamento relativo dei suoi vendor. Che sono anche parecchi - tredici - e per la maggior parte - otto - anche giudicati Leader (ce ne occupiamo qui). Poi ci sono i Visionary (Zadara), i Challenger (Inspur, Lenovo, Tintri) e i Niche Player (Fujitsu).
È tutto sommato un segno che chi fa bene lo storage continua a farlo, con le sue specificità. E che al momento non ci sono nuovi nomi che abbiano le caratteristiche, i prodotti e la massa critica per insidiare davvero i vendor consolidati. Conseguenza anche di un mercato che evolve tecnologicamente sì, ma che nel complesso cresce poco o nulla come giro d'affari.
Come al solito va sottolineato che il Magic Quadrant non è una classifica, ma un ordine di preferenza comunque lo esprime. In prima fila Pure Storage, poi NetApp, a seguire tre coppie di aziende più o meno allo stesso livello, ma in cui una ha più capacità di execution e l'altra più completezza di visione: Dell Technologies con HPE, Huawei con IBM, Infinidat con Hitachi Vantara.
Pure Storage "vince" il Magic Quadrant di Gartner soprattutto per i vantaggi che portano alcune sue scelte tecnologiche, in particolare la focalizzazione sull'all-flash. Le varie unità FlashArray possono gestire workload con varie esigenze di performance, ma gli scenari di applicazione che vanno per la maggiore sono quelli che richiedono prestazioni elevate, costanti e con bassa latenza. Pollice su di Gartner anche per la filosofia cloud-style di Pure Fusion e, in buona parte, per i modelli a consumo Evergreen. Le scelte tecnologiche fatte da Pure Storage le impongono però qualche limite. Essenzialmente, per Gartner, la difficoltà nel gestire la fascia più bassa del mercato, dove le sue soluzioni non hanno un TCO conveniente, e il costo del supporto, superiore alla concorrenza.
NetApp deve la sua posizione di preminenza soprattutto al raggio d'azione particolarmente ampio delle sue soluzioni, frutto di una storia di sviluppo tecnologico decisamente lunga. La gamma di prodotti è variegata, spaziando dall'on-premise al cloud-nativo, dal mondo SAN ai NAS, dall'all-flash all'ibrido. Anche per questo Gartner sottolinea che i prodotti e i servizi NetApp sono adatti a tutti gli scenari d'uso del primary storage, con la possibilità - grazie alla piattaforma Cloud Volumes Ontap - di avere gli stessi servizi dati tra ambienti locali e ambienti cloud. Sull'altra faccia della metaforica medaglia Gartner mette la difficoltà, segnalata da alcuni clienti, di gestire le architetture NetApp complesse. Come anche il fatto che, negli ambienti di cloud pubblico, la scalabilità di Cloud Volumes Ontap deve essere migliorata.
Dell Technologies ha tre punti di forza evidenti. Primo: l'offerta è ampia, tra fascia alta (PowerMax), midrange (PowerStore), software-defined (PowerFlex) e Storage-as-a-Service (Apex). Secondo: sa servire clienti di ogni tipo, diversi per dimensioni e mercati. Terzo: i prodotti sono regolarmente rinnovati e le competenze tecniche derivate da altri ambiti tecnologici, come i server, aiutano nelle attività di supporto. Il problema principale segnalato da Gartner è che in una offerta così ampia, e in evoluzione costante, a volte diventa difficile scegliere il prodotto giusto per le proprie esigenze. E quando si ha uno storage "pensionato" da Dell non è sempre semplice supportarlo o migrare a qualcosa di nuovo.
Per HPE valgono valutazioni analoghe. L'offerta copre ambienti mission critical (HPE Primera e HPE Alletra 9000) e business critical (HPE Nimble Storage e HPE Alletra 6000) e ha anche una cospicua parte "a consumo" con alcune offerte GreenLake. Come Dell, anche HPE sa servire clienti di ogni tipo e fa evolvere tecnologicamente le sue piattaforme. L'analisi Gartner vede pochi nei: principalmente la necessità di potenziare la parte delle soluzioni per il cloud pubblico e la mancanza di una soluzione unificata di storage a blocchi e a file.
Nella valutazione di Huawei da parte di Gartner, molto è legato non alle sue capacità tecnologiche ma alla sua natura di vendor cinese che ha, nel tempo, costruito una presenza internazionale. Per questo Huawei ha sentito meno il peso delle difficoltà delle supply chain globali e ha saputo sfruttare una catena logistica ben strutturata. Ma, d'altro canto, lo scenario geopolitico e le sanzioni USA mettono sempre a rischio la sua strategia di crescita globale. Tecnologicamente l'offerta OceanStor è abbastanza ampia da coprire tutti i principali scenari d'uso dello storage primario. Pollice su poi per le funzioni dei tool AIOps, ma pollice giù per la parte SDS, limitata al cloud di Huawei stessa.
Uno dei punti di forza di IBM è proprio la buona copertura del mondo cloud, perché la componente di SDS Spectrum Virtualize è disponibile non solo via IBM Cloud ma anche su AWS e Azure. Ed è implementabile anche on-premise e in colocation. I casi d'uso affrontati dallo storage IBM sono un po' limitati ai suoi ambiti storici (mainframe, grandi aziende, OLTP...) ma questo è un limite più di scelte che di opzioni tecnologiche a disposizione. Gartner segnala che l'offerta IBM ha di recente potenziato bene la parte di sicurezza e protezione dei dati, ma sono relativamente indietro le componenti STaaS e AIOps.
Infinidat spicca negli scenari di virtualizzazione e application consolidation su larga scala, per i quali può proporre sistemi da diversi petabyte - le unità InfiniBox - in configurazioni ibride o, laddove serve bassa latenza, all-flash. L'azienda ha poi lavorato bene sui modelli di acquisto, che spaziano dal solo capex allo STaaS passando per il modello misto dell'Elastic Pricing. Non riesce però a coprire gli scenari d'uso di ingresso, non ha offerte software-defined da usare via cloud, essendo un'azienda privata può generare - secondo Gartner - qualche perplessità per investimenti tecnologici a lungo termine.
Hitachi Vantara ha una offerta di prodotti ampia, i cui scenari d'uso tipici riguardano virtualizzazione, database e ambienti hybrid cloud. Anche Hitachi Vantara si concentra su clienti enterprise, scendendo al massimo sino al segmento midrange. È anche un portato storico: la clientela dell'azienda è fatta soprattutto da grandi imprese multinazionali di cui molte "traghettate" dal mondo mainframe. Tecnologicamente, Hitachi può fare leva su alcuni aspetti come un sistema operativo unificato per lo storage e buone funzioni di storage asset management. Da migliorare, però, l'offerta SDS e la parte STaaS di EverFlex.