All’evento Appian Europe 2022 di scena la continua evoluzione della proposta dell’azienda, che vede sempre più in primo piano il layer di virtualizzazione per unificare i silos di dati
La sintesi è azzeccata. “Stop collecting and start connecting”, esorta Michael Beckley, CTO di Appian, e il messaggio non potrebbe essere più chiaro: bisogna passare dal modello imperante del Data Lake come semplice raccoglitore (“collecting”) nel quale i dati finiscono tutti in un unico silos indistintamente, al modello del Data Fabric, che permette di collegare (“connecting”) tutte le informazioni, per rendere sempre più agile l’accesso ai dati grazie a un layer di virtualizzazione che unifica i silos.
L’occasione è la due giorni di metà novembre a Londra, dove si è tenuto in presenza e non più in streaming Appian Europe 2022, incontro che ha visto la partecipazione di circa un migliaio di persone tra clienti, partner e sviluppatori. La tagline dell’evento, “Connected possibilities”, del resto puntava già direttamente verso il paradigma della connessione dei dati con il data fabric, visto proprio come ulteriore modalità per rendere ancora più agile l’accesso ai dati, allo scopo di ricavarne insight utili al business o per tanto altro, in parallelo alla realizzazione di app low-code, che è il “classico” di Appian, la cui chiave è sempre stata quella della semplicità.
Oggi, la piattaforma che Appian propone anche in cloud, e che si evolve continuamente, arricchendosi via via di ulteriori elementi come per esempio quelli relativi al Process Mining o alla Robotic Process Automation, è dedicata non solo alla digitalizzazione dei processi, che si dà per acquisita, ma soprattutto alla loro trasformazione, dando modo alle aziende di realizzare applicazioni che permettono di gestire processi business critical, grazie anche al low code che abilita al massimo quella modalità agile che avvicina sempre più l’IT e il business.
Michael Beckley, CTO di Appian, nel corso del suo intervento
Modalità agile e semplice ribadita da Michael Beckley sul palco, quando è entrato nel dettaglio del data fabric, sia come concetto in sé sia contrapposto al data lake: partendo dalla definizione di Gartner, secondo cui il data fabric “consente l'accesso e la condivisione dei dati in un ambiente distribuito, abilitando un framework di gestione dei dati unico e coerente, che permette di accedere ed elaborare i dati evitando i silos”, il CTO di Appian ha spiegato che “in un contesto nel quale vengono continuamente create nuove complessità, il data fabric è semplice da interrogare, da realizzare, da utilizzare e da gestire, in quanto il suo layer di virtualizzazione per i dati permette di disaccoppiarli dalle app, con il risultato che le modifiche apportate ai dati nei sistemi in cui si trovano vengono riflesse automaticamente nelle app”.
In sostanza, mentre il data lake raccoglie i dati da tutte le fonti, il data fabric li correla, ed è esattamente questo il senso di “connecting” contrapposto a “collecting”. E i risultati non mancano, soprattutto in termini di rapidità: come ha evidenziato Michael Beckley dal palco, “per creare un report, bastano cinque minuti invece di tre ore, mentre per realizzare chart serve il 75% in meno di codice, e la sicurezza è 10 volte più veloce”, spiegando che “questa accelerazione dello sviluppo ha risvolti importanti anche sul miglioramento delle performance, ed è anche per questo che l’approccio data fabric, che non è un nuovo prodotto ma rappresenta un’evoluzione di quello che da tempo è il percorso di Appian, visto che prima si chiamava Low-Code Data, sta riscuotendo un ottimo successo presso i nostri clienti: nonostante sia opzionale, è stato adottato da quasi la metà di loro (il 45%)”.
A proposito di clienti, in una conversazione a Londra con ImpresaCity, Silvia Fossati, Area vice president South Europe di Appian, ha fatto il punto su quali settori di business possono oggi trarre maggiori vantaggi dalla piattaforma Appian. “In primo luogo citerei le aree dei Servizi Finanziari, le Assicurazioni e la Pubblica Amministrazione, che sono settori nei quali storicamente è presente un elevato livello di ‘burocrazia’ e sono tuttora in molti casi presenti anche sistemi legacy di tipo old fashioned, che si scontrano con una forte necessità di cambiamento, anche in termini di servizio al cliente”, ha spiegato Silvia Fossati, sottolineando che “questi settori costituiscono le aree prioritarie anche in termini degli investimenti che stiamo facendo come Appian, non solo a livello globale ma anche in Europa e in Italia”.
Allargando il discorso, Silvia Fossati ha richiamato l’attenzione su due dei problemi principali che le aziende si trovano a dover affrontare oggi: “in primo luogo, vi è quello dei silos interni e della frammentazione dei processi, che porta ad avere una mancanza di visione del processo di business in maniera end-to-end. Si tratta di un tema di automazione e di visibilità di quello che è il processo di business, on top di quello che sono i data silos”, mentre l'altro grande tema, che è collegato a questo, è “quello della possibilità di offrire al cliente finale un'esperienza differente, che sia molto più disegnata su di lui, passando da una visione incentrata sul processo interno aziendale a una visione focalizzata sul cliente”.
È quello che per esempio è stato fatto presso Poste Italiane, che “ha sviluppato sulla nostra tecnologia una soluzione che non è più case-centric, ovvero pilotata dalle procedure interne, ma customer-centric”, racconta Silvia Fossati, sottolineando che “oltre a proporre una customer experience completamente nuova, con conseguente soddisfazione dei clienti, Poste Italiane ha anche riscontrato vantaggi in termini di efficienza, recuperando il 45% delle risorse e diminuendo notevolmente il time to market di alcune operazioni che sono passate da 30 giorni a meno di dieci”.
Un altro caso di successo è quello del Comune di Milano, che ha raccontato all’evento Appian Europe 2022 di aver adottato la piattaforma low-code dell’azienda per automatizzare e digitalizzare alcuni dei principali processi. In particolare, le iniziative riguardano la gestione dei pass di parcheggio, per i quali il coordinamento dei processi messo in atto permette di eseguire controlli e rilasci con l’obiettivo di accelerare i tempi di consegna.
Le applicazioni sono state sviluppate in meno di due mesi e consentono di gestire l'intero processo di creazione dei pass: dall'anagrafica e controllo della documentazione alla creazione e consegna del pass. Il processo è stato completamente digitalizzato, dando l’opportunità di presentare online la richiesta del pass, mentre il back office gestisce l'intera procedura con pochi semplici passi guidati dall’applicazione Appian.
Questa prima esperienza, è stato sottolineato, ha dato il via alla realizzazione di nuove applicazioni, parte del percorso di trasformazione digitale del Comune di Milano che ha trovato nella piattaforma low-code di Appian il supporto ideale per il lancio in tempi brevissimi di ulteriori iniziative.