L'acquisizione di VMware solleva dubbi per diverse Authority antitrust, con il probabile avvio di analisi più lunghe e approfondite
L'affare IT dell'anno potrebbe chiudersi definitivamente solo tra diversi mesi. Parliamo dell'acquisizione di VMware da parte di Broadcom, operazione da 60-70 miliardi di dollari - a seconda che si consideri o meno il debito che Broadcom si è accollata - e che proprio per le sue dimensioni finanziarie non poteva essere approvata dalle varie Authority antitrust solo con una valutazione superficiale. Broadcom lo aveva in parte già anticipato ai suoi investitori, ma la situazione sembra farsi piuttosto complessa.
Già si sapeva che l'operazione Broadcom-VMware era andata a metaforici tempi supplementari sia per la FTC statunitense sia per la CMA (Competition and Markets Authority) britannica. La novità, segnalata da Reuters, è che anche l'Antitrust europea starebbe per avviare una investigazione completa dell'acquisizione. Broadcom questa settimana ha già avuto incontri con la Commissione Europea per chiarire il suo caso, ma sembra che le cose andranno comunque per le lunghe.
Se le anticipazioni di Reuters saranno confermate, l'analisi di Bruxeless sull'acquisizione non terminerebbe entro il 20 dicembre prossimo, come previsto. Si avvierebbe invece una seconda fase che potrebbe durare diversi mesi, sino quasi a metà 2023. Come accennato, questa è una eventualità che Broadcom ha già presentato ai suoi investitori, indicando che l'obiettivo minimo è concludere l'acquisizione entro la fine del 2023 fiscale, quindi entro fine ottobre 2023. L'obiettivo è stato ribadito dal CEO Hock Tan anche durante i commenti ai risultati finanziari di fine 2022 fiscale.
Al momento non è chiaro quali siano le preoccupazioni di Bruxelles che Broadcom non è riuscita a dissipare. Lato concentrazione del mercato, Broadcom anzi presenta l'acquisizione di VMware come una operazione che porta maggiore concorrenza nel mercato cloud, indebolendo la forza dei classici hyperscaler come AWS, Microsoft, Google.
Alcune associazioni di CIO e utenti IT europee - in modo specifico in Belgio, Francia e Germania - hanno però indicato che l'operazione potrebbe andare a svantaggio degli utenti VMware, con la probabilità di un aumento dei prezzi per i prodotti dell'azienda acquisita. Che sono peraltro difficilmente sostituibili con quelli dei concorrenti, almeno non con un processo che duri meno di diversi anni. Broadcom ha smentito questo rischio.
Il fatto che Washington, Bruxelles e Londra vogliano esaminare meglio l'operazione Broadcom-VMware non significa che intendono anche bloccarla. La CMA britannica per ora sta raccogliendo pareri sull'effetto dell'acquisizione sui vari possibili mercati interessati, una analisi che per operazioni del genere è frequente ma che raramente porta al loro blocco. Anche la FTC statunitense non ha - per quello che se ne sa al momento - rilevato grandi problemi antitrust in sé: è solo nel campo della endpoint security che le due società mostrano sovrapposizioni.
La FTC intende piuttosto concentrarsi su quelli che vengono definiti "conglomerate effect". Si tratta degli effetti concorrenziali che una fusione può avere anche quando le due aziende coinvolte non hanno linee di prodotti e/o servizi che si sovrappongono. Questi effetti indiretti sono difficili da valutare perché non è semplice capire dove potrebbero rivelarsi, da qui la necessità di analisi approfondite. Il citato aumento dei prezzi ventilato dalle associazioni europee è un tipico caso di "conglomerate effect".