Il mercato delle piattaforme low-code cresce a doppia cifra percentuale anno su anno. Perché il low-code risolve il problema delle skill che mancano, ma anche perché traguarda la composable enterprise.
Forse non è il boom a largo spettro che ci si aspettava qualche tempo fa, ma le piattaforme low-code stanno registrando in ogni caso una interessante crescita nella loro adozione. Lo conferma Gartner, secondo cui il mercato globale di quelle che gli analisti definiscono genericamente "low-code development technology" chiuderà il 2022 con un giro d'affari di 22,4 miliardi di dollari circa. Nel 2023 la cifra salirà a 26,9 miliardi, per sfiorare i 32 nel 2024.
Si tratta di una interessante crescita a doppia cifra percentuale, anno su anno, che non molti mercati possono vantare. Anche se il modello del "citizen developer" ha perso un po' del suo appeal strada facendo, è indubbio che poter automatizzare operazioni e processi di business senza scrivere codice (o quasi) è un bell'aiuto in un periodo in cui, nelle imprese, skill e risorse sono sempre meno di quelle che servirebbero.
L'adozione delle LCAP (Low-Code Application Platform) è quindi spinta in particolare dallo skill shortage e dall'elevato costo delle risorse preparate che sanno "macinare" codice tradizionale. Queste possono essere sostituite con, o affiancate da, personale non esattamente tecnico - Gartner parla di "business technologist" e "citizen technologist" - che creano applicazioni (in senso lato, possono anche essere semplici workflow) relativamente poco complesse per soddisfare esigenze puntuali dei loro dipartimenti.
Il risultato, idealmente, è un'azienda che riesce ad aumentare la sua efficienza poiché raggiunge un grado di digitalizzazione e automazione che, con le sole risorse tecniche, non sarebbe possibile raggiungere nel medesimo tempo. Tanto che Gartner prevede che, entro il 2026, l'80% degli utenti degli strumenti di sviluppo low-code saranno persone non-IT. Nel 2021, la percentuale era del 60%.
Gli analisti di Gartner vedono per il low-code anche un ruolo più prospettico, incentrato non esclusivamente sulla ricerca di skill, risparmi ed efficienza operativa. L'obiettivo a tendere, e che il low-code nelle sue varie forme favorisce, è la composable enterprise.
Una azienda "componibile" è quella in cui lo sviluppo applicativo non guarda più alle applicazioni monolitiche vecchio stampo ma a una logica simile a quella dei microservizi. Una logica cioè basata sull'idea che le funzioni di business o di processo - Gartner parla di "Packaged Business Capability", o PBC - siano scomposte in moduli atomici accessibili via API e combinate di volta in volta secondo necessità.
L'idea è anche che questo cambiamento nella concezione del software porti quasi automaticamente un cambiamento organizzativo, passando da una organizzazione monolitica a una fatta di team autonomi che condividono responsabilità ma che si possono muovere in maniera molto agile. Team anche "inclusivi", nel senso che - grazie proprio al low-code - possono produrre artefatti software coinvolgendo figure che non sono sviluppatori in senso stretto.
Il low-code, spiega Gartner, "supporta la composable enterprise permettendo la creazione di soluzioni software più agili e flessibili". Mettere insieme a piacimento componenti modulari e PBC pacchettizzate, anche di terze parti, permette di arrivare ad applicazioni molto personalizzate ma anche capaci di adattarsi velocemente a come cambiano i requisiti di business che devono soddisfare.