Il credito alle imprese è calato, tra il 2017 e il 2022 (dato di fine novembre), di ben 68,8 miliardi (-8,5%) da 812,9 miliardi a 744,1 miliardi.
È svanito l’effetto delle garanzie di Stato, che aveva favorito un poderoso aumento dei prestiti bancari alle aziende nel corso del 2020: a fine 2022 lo stock dei crediti delle banche si è attestato a quota 744 miliardi di euro, in discesa di quasi 70 miliardi rispetto al 2017 (-8%) e sostanzialmente allo stesso livello registrato a fine 2020 (750 miliardi) e a fine 2021 (743 miliardi), cioè il biennio del Covid sostenuto dal paracadute pubblico sul credito.
Con lo stop agli aiuti statali, dunque, il credito bancario alle attività imprenditoriali si è sostanzialmente fermato. In direzione opposta, invece, i finanziamenti alle famiglie, spinti dai mutui per l’acquisto di abitazioni e anche dall’aumento del credito al consumo: nei cinque anni in esame, si è registrata una crescita di oltre 61 miliardi (+11), da 534 miliardi a 595 miliardi.
È quanto emerge da un rapporto del Centro studi di Unimpresa, secondo il quale, tra il 2017 e il 2022, nonostante la pandemia e la guerra in Ucraina, è proseguita la profonda pulizia dei bilanci da parte delle banche: il totale delle sofferenze è sceso infatti da 164 miliardi a 32 miliardi, in calo di ben 131 miliardi (-80%).
«Le banche hanno smesso di fare le banche e i dati lo dimostrano chiaramente: finché c’è stato lo scudo statale, il credito è aumentato, ma quando la norma sulle garanzie di Stato ha smesso di essere in vigore, gli istituti hanno preferito evitare rischi. Ma non è questo il modo di sostenere l’economia del Paese, non è questo il modo di affiancare le imprese clienti» ha commentato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.