Oxford Economics conferma con dati concreti quanto già evidenziato nel dibattito corrente sui fattori di spinta per le aziende, soprattutto quelle italiane.
A dispetto di un clima di immobilismo che sembra dominare nella scena economica italiana, leggendo sottotraccia il comportamento delle imprese più virtuose, specie di dimensione medio-piccola, si ricava una tendenza al dinamismo, che premia chi sta facendo evolvere il proprio modello di business. Uno studio realizzato da Oxford Economics, commissionato da Sap e che ha coinvolto 2.100 Cio (o decision maker tecnologici) di aziende con fatturato fra i 20 e i 750 milioni di fatturato, ha confermato con dati concreti quanto si va dicendo da diverso tempo e cioè che la capacità di guardare al mercato globale e una certa predisposizione all’innovazione sono fattori premianti e fanno crescere anche realtà dalla dimensione contenuta. La ricerca è stata realizzata in 21 paesi nel mondo, ma dalla quota riguardante l’Italia è emerso che il 55% delle Pmi ha avviato collaborazioni con partner di altri paesi, il 50% è impegnata a far evolvere i modelli di business e le strategie di go-to-market e il 32% considera strategica l’espansione su scala globale. Se questi dati sono in linea con il resto d’Europa, spicca ancor più il 14% di Pmi che non ricava nulla al di fuori del territorio nazionale, quando nel Continente la percentuale sale al 21%. Nei prossimi tre anni, il dato italiano scenderà all’8% e il 31% prevede di realizzare un terzo o più dei propri ricavi su scala globale. C’è, insomma, una vivacità che i dati macroeconomici non sembrano rilevare. E l’innovazione viene percepita come pietra angolare degli sviluppi perseguiti, soprattutto in chiave di contenimento dei costi e recupero di efficienza. Gli investimenti in tecnologia sono previsti in crescita per i prossimi tre anni, anche se appare chiaro che la loro concretizzazione è direttamente proporzionale alla verifica del Roi. Oxford Economics ha rilevato una propensione orientata soprattutto in direzione delle soluzioni di business analytics, che passeranno dal 32 al 48% nel tasso di utilizzo. Stesso percorso, più o meno, per il cloud (dal 33al 44%) e per i social media (dal 28 al 36%).Anche filoni già oggi più diffusi, come i gestionali e il mobile, sono destinati a crescere. In questo quadro ottimistico, si innestano anche fattori di inquietudine. Il 45% delle Pmi italiane ha mostrato preoccupazione per la perdurante situazione di incertezza economica, mentre circa un terzo del campione ha indicato quali elementi di freno il costo del lavoro e il livello della competizione globale.
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