I dati del Politecnico di Milano indicano una importante diffusione dell'AI nelle imprese, che però devono darsi più strutture e strategie per ottimizzarne l'uso
Cresce l'interesse per le applicazioni delle tecnologie di Intelligenza Artificiale e cresce di conseguenza anche il mercato. Più o meno in linea con altre analisi di mercato, l'Osservatorio Artificial Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano descrive come questa crescita interessi decisamente anche l'Italia.
Secondo l'osservatorio, infatti, il giro d'affari nazionale collegato all'AI nel 2022 ha raggiunto 500 milioni di euro, con una crescita di ben il 32% in un solo anno. La gran parte (73%) del business è legata all'utilizzo dell'AI nelle imprese italiane, per un giro d'affari di 365 milioni di euro. Ma anche la quota parte dell'export di progetti è interessante: 135 milioni di euro.
Sono cifre particolarmente interessanti - sottolinea Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio - non solo perché la crescita del mercato AI per l'anno scorso rappresenta il "valore più alto da quando l’Osservatorio ha avviato la stima", ossia nel 2018. Ma anche perché l'incremento del business - e quindi delle applicazioni - si è avuto "senza il traino di obblighi o incentivi pubblici e in un periodo di grande incertezza economica e geopolitica". Segno che l'Intelligenza Artificiale sta effettivamente diventando uno strumento utile per le imprese. Tanto da investirci in ogni caso.
Nel 2022 le applicazioni più diffuse delle tecnologie di machine learning e Intelligenza Artificiale sono risultatte quelle di Intelligent Data Processing, ossia progettate per analizzare ed estrarre informazioni dai dati, soprattutto in ottica previsionale. Questo tipo di applicazioni ha "mosso" il 34% del mercato, secondo le valutazioni dell'Osservatorio.
In seconda battuta in quanto a business, ma ora in primissima fila in quanto a interesse, c'è tutto il campo della cosiddetta Language AI (28% del mercato). Qui ricadono tutte le applicazioni di interpretazione del linguaggio, scritto o parlato. Che ad esempio consentono di estrarre ed elaborare automaticamente informazioni anche da documenti estesi e complessi (atti giudiziari, contratti, polizze) o dalle comunicazioni/interfacce aziendali (mail, social network, web).
Gli altri ambiti di applicazione principali dell'AI in Italia riguardano i Recommendation System, che suggeriscono contenuti agli utenti di siti/servizi (è il 19% del mercato), seguiti dalla computer/machine vision (10%) e dalla Intelligent Robotic Process Automation (9%), ossia l'automazione di processi digitali.
Se le applicazioni dell'AI crescono, questo non vuole però dire che tutte le aziende stiano procedendo allo stesso passo. È vero che tutte stanno facendo passi avanti (il 61% delle grandi imprese italiane ha avviato almeno un progetto di AI, come il 15% delle PMI), ma con gradi diversi di maturità.
Per quanto riguarda le grandi imprese italiane, l’Osservatorio ha analizzato questa maturità e ha scomposto l'universo delle aziende utenti di AI in cinque diversi profili. Le aziende più evolute fanno parte degli Avanguardisti (sono solo il 9%), che gestiscono correttamente l’intera catena del valore dei progetti di AI. Seguono gli Apprendisti (25%), che hanno numerosi progetti a regime ma devono "lavorare sulla creazione di meccanismi di coordinamento strutturato tra le competenze interne e sull’incremento di pervasività dell’Intelligenza Artificiale".
Le altre aziende, secondo l'Osservatorio, sono diversi passi indietro, in uno scenario complessivamente eterogeneo. Alcune hanno le tecnologie e le competenze per iniziare a usare massivamente l'AI. Ma alcune ancora non lo considerano un tema importante. Oppure non dispongono nemmeno di un’infrastruttura IT adeguata per avviare progetti significativi.