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Aws, Microsoft Azure, Google Cloud, hyperscaler in crisi? Mica tanto

Pubblicate le trimestrali di Amazon, Microsoft e Google: il cloud si salva grazie all’AI.

Mercato e Lavoro

Gli hyperscaler e il cloud pubblico dimostrano una tempra invidiabile. Alla faccia di chi, tra vendor di tecnologia e partner IT, ne vorrebbe quantomeno un ridimensionamento, a favore di ambienti ibridi, multi o privati. E la prova sono le ultime trimestrali di Alphabet, Amazon e Microsoft.

Microsoft ha presentato il 31 marzo i risultati finanziari dell’ultimo trimestre, Alphabet il 25 aprile e Amazon il 27. La casa di Redmond ha registrato un +27% di crescita del business Azure. Sebbene inferiore al +31% del trimestre precedente, Microsoft ha comunque superato le aspettative degli analisti.

Alphabet ha registrato il primo utile operativo della storia per Google Cloud con 191 milioni di dollari di profitti e 7,4 miliardi di fatturato. Un incremento notevole rispetto ai 700 milioni di dollari di perdite e i circa 6 miliardi di fatturato dello stesso periodo dell’anno scorso. Google Cloud ora concorre per il 10% sul totale del fatturato di Alphabet e, per inciso, la componente cloud del business Alphabet comprende un ventaglio molto ampio di soluzioni che la rende poco comparabile ai concorrenti.

Amazon ha dichiarato, invece, che la componente d’offerta cloud è cresciuta del 16% nel primo trimestre, un incremento maggiore rispetto a quanto preventivato dagli analisti. Amazon Web Services ha totalizzato 21,35 miliardi di dollari di fatturato, il 17% del totale Amazon.

Insomma, alla fine pare che il peggioramento delle condizioni macroeconomiche, l'aumento dei costi e dell’inflazione, e le questioni legate alla spesa in energia - i motivi indicati dagli analisti come critici per la crescita - non si siano dimostrati così critici. Certo, c’è chi continua a sostenere che non si può parlare di inversione del trend negativo ma, in ogni caso, la crescita c’è anche se lenta. E, fino a quando le previsioni degli analisti sono soddisfatte non c’è da allarmarsi.

È anche vero che non si può più immaginare una crescita record, come il +58% registrato da un “novizio” Google Cloud nel primo trimestre del 2021. E che ci sarebbe anche la questione del ridimensionamento delle risorse, sia per Amazon (9mila esuberi annunciati di cui una buona parte su AWS) che per Alphabet (12mila e anche qui molti su Google Cloud).

Rendiamo grazie all’Intelligenza Artificiale

Ciò che è oggettivamente chiaro è che il cloud (pubblico) continua a interessare le aziende clienti, ma anche che probabilmente ci stiamo dirigendo verso un inevitabile consolidamento della curva di crescita.

Ma qual è il cavallo di Troia degli hyperscaler? Cosa gli permette di proseguire nella crescita, seppur contenuta, e superare le mine vaganti delle condizioni a contorno? La risposta sembra essere l’Intelligenza Artificiale.

Durante la call con gli analisti, Satya Nadella ha affermato che Azure sta raccogliendo i vantaggi dell'integrazione dell'IA all'interno dei servizi cloud. In particolare, il manager ha dichiarato che più di 2500 clienti stanno beneficiando del servizio Azure OpenAI. Microsoft, dunque, pensa all’AI come supporto a tutto tondo, ponendo OpenAI come tool tuttofare in un ambiente cloud. Ora, qualcuno sostiene che Microsoft non abbia ancora dimostrato nulla dei benefici dell’investimento di 10 miliardi in OpenAI. E può essere vero dato che l’operazione è abbastanza recente.

In termini di interesse verso l’AI, AWS e Google Cloud non sono da meno. Entrambe si stanno muovendo in questo senso ma si dimostrano più focalizzate. Amazon ha lanciato Bedrock, un’offerta di servizi gestiti che dovrebbe rappresentare “il modo più semplice per creare e ridimensionare applicazioni di “AI generativa” per le aziende”. In particolare, il contributo dell’AI si configura nella cloudizzazione delle applicazioni, sfruttando il deep learning e i modelli di interpretazione del linguaggio (LLM).

L’hype sull’AI potrebbe avere vita breve

Anche Alphabet pensa all’AI come strumento di supporto per gli sviluppatori. Ma l’approccio di Google Cloud Security AI Workbench è diverso. L’idea della casa di Mountain View è di sfruttare l’intelligenza artificiale, in particolare il LLM, per scopi di protezione proattiva. E per caricare il lancio, Alphabet ha cercato alleati, trovando un interessante interlocutore in Accenture. Il partner IT da oggi usa Mandiant – acquisito da Alphabet l’anno scorso per 5,4 miliardi – per la sua offerta MxDR (Managed Detection and Response), oltre a Google Cloud Chronicle Security Operations e Security Workbench AI.

Mossa intelligente e lungimirante, quella di Alphabet, che le permetterebbe di ampliare con meno sforzo e impiego di risorse la propria base clienti, che è ciò che Microsoft può mettere sul tavolo, in ogni momento. Ma, in ogni caso, tutti i tre maggiori hyperscaler stanno usando l’AI come paradigma principale della crescita del loro business. Perché? Intanto si sfrutta l’hype sul tema, che si trasforma in un grande valore di marketing, buono per soddisfare analisti, investitori e pubblico. E comunque, l’AI può realmente essere di grande aiuto nel velocizzare il porting delle applicazioni e, in generale, il processo di migrazione.

D’altro canto, un hype ha vita breve. Se non si concretizza velocemente, rischia di sgonfiarsi e perdere tutta la carica potenziale.

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