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Nutanix, il cloud ibrido di NC2 arriva anche su Microsoft Azure

Massima mobilità delle applicazioni, piena scalabilità e gestione unificata delle risorse tra l'on-premise e il cloud grazie alla collaborazione tra Nutanix e Microsoft

Cloud

Non è una scoperta di ieri che il cloud ha oggi più di mille sfaccettature. E nemmeno il multicloud è più una novità, tanto che si sta affacciando anche il paradigma del “supercloud”, che si merita ancora l’uso delle virgolette dato che si tratta di un concetto molto recente. Per tornare a qualcosa di più consolidato, come per esempio il multicloud ibrido, le sfide poste alle aziende dalle diverse declinazioni del cloud sono molteplici, e le ha ben inquadrate Nutanix nella sua periodica indagine Enterprise Cloud Index, i cui principali risultati sono stati illustrati a metà marzo da Benjamin Jolivet, Country Manager di Nutanix Italia di fresca nomina, nell’introdurre la disponibilità dell’offerta Nutanix Cloud Clusters sulla piattaforma cloud Microsoft Azure, studiata per permettere alle aziende di sfruttare al meglio gli ambienti cloud ibridi e usufruire di servizi cloud scalabili. Dopo l’importante inquadramento di scenario svolto da Benjamin Jolivet, l’offerta è stata illustrata nel dettaglio da Marco Del Plato, Systems Engineer Manager di Nutanix Italia, e da Roberto Filipelli, Direttore della divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia.


Benjamin Jolivet, Country Manager di Nutanix Italia

L’ora del multicloud

Partendo da alcuni dati di scenario, come le previsioni del FutureScape di IDC che raccontano che “da qui al 2026 le nuove applicazioni nei data center raggiungeranno quota 750 milioni in totale, con più della metà dei dati che saranno generati a livello di edge”, o come i numeri di Statista che spiegano che “oggi si consumano ogni giorno più di 180 Zettabyte di dati”, oppure ancora la previsione di Gartner che avverte che “l’85% per cento delle modalità in cui oggi sono configurati i workload non sarà più quella ottimale da qui al 2027”, Benjamin Jolivet ha richiamato le risultanze principali relative all’Italia dello studio Enterprise Cloud Index, realizzato per il quinto anno consecutivo da Vanson Bourne per Nutanix, intervistando quasi 1.500 decisori IT in tutto il mondo.

Un dato dell’indagine Nutanix spicca su tutti: “nell’ultimo anno, il 99% delle imprese ha spostato almeno un’applicazione o un workload su infrastrutture nuove, e questa è la dimostrazione della molteplicità delle scelte disponibili oggi e soprattutto di come le aziende ne vogliano trarre vantaggio”, ha spiegato Jolivet, sottolineando però che “il 96% delle aziende intervistate trarrebbe vantaggio dall’avere un luogo unificato dal quale gestire applicazioni, dati e workload distribuiti nei diversi ambienti”.


Ma ci sono altre risultanze interessanti: “il 67% del campione ammette che spostare le applicazioni può rivelarsi complesso e costoso, con quasi tre aziende su cinque, ovvero il 57%, che sono preoccupate dai costi del cloud”, prosegue Jolivet, spiegando anche che “se il 92% considera sicurezza e compliance una sfida, solo il 35% ha piena visibilità su dove risiedano i dati", ed è per questo che diventa più che necessario “allineare l’infrastruttura alle esigenze, con l’iperconvergenza che viene ritenuta una risposta efficace, visto che il 96% degli intervistati prevede di implementarla nell’arco dei prossimi due anni, anche se i costi rimangono tuttora un aspetto rilevante per l’84% delle aziende”.

Infrastrutture diversificate

La sintesi è chiara: le infrastrutture IT sono sempre più diversificate, e le aziende faticano a integrare la gestione e il controllo dei dati, ma soprattutto vedono come inevitabile l’idea di eseguire i carichi di lavoro nel cloud pubblico, on premise e all’edge. È su questo aspetto che va a inserirsi l’offerta congiunta di Nutanix e Microsoft, che permette di “posizionare i workload nel posto corretto, mettendo i clienti nella condizione di poter scegliere come connettere i diversi punti costituiti da dati e applicazioni”, racconta Marco Del Plato, Systems Engineer Manager di Nutanix Italia, spiegando che oggi il concetto di fondo è che “l’applicazione può vivere in parte on prem o nell’hyperscaler oppure ancora presso un managed services provider: il punto è fare in modo che tutto questo sia collegato con una sorta di ‘standardizzatore’ che permette di far parlare tutti i diversi punti tra di loro nella maniera più semplice possibile, rispondendo a precisi requisiti in termini di sicurezza, gestione, accessibilità e costi”.


Marco Del Plato, Systems Engineer Manager di Nutanix Italia

La ragione dell’aver reso disponibile Nutanix Cloud Cluster su Microsoft Azure è proprio quella di rendere più semplice il percorso dall’on prem al public cloud: così come Nutanix aveva fatto a suo tempo, poco meno di 15 anni fa, rendendo invisibile il data center, “oggi viene semplificato e reso il più possibile rapido il viaggio verso Azure”, prosegue Del Plato, spiegando che “la velocizzazione riguarda anche il fatto che non c’è bisogno di acquisire nuove competenze in quanto con la stessa piattaforma con la quale si gestisce il data center on-prem si gestisce anche i workload presso l’hyperscaler”. A questo proposito, Azure è il secondo hyperscaler dopo AWS per il quale viene reso disponibile Nutanix Cloud Cluster, mentre non sono state ancora fatte previsioni precise circa l’estensione anche alla Google Cloud Platform.

I vantaggi dell’iperconvergenza

Nel dettaglio, la soluzione iperconvergente di Nutanix modernizza la parte on prem, da cui poi si estende il data center all’interno di Azure, decidendo di volta in volta quali workload o applicazioni, in un percorso che “porta all’interno di Azure tutte le capabilities di Nutanix, permettendo di gestire anche le applicazioni più complesse e più critiche, con l’ulteriore vantaggio di poter sfruttare anche i servizi di Microsoft Azure”, spiega Del Plato, sottolineando che “viene accelerata la cloud adoption senza dover ricorrere a complesse operazioni di retooling o refactoring. Non solo: si può anche pensare a gestire la parte di disaster recovery senza ricorrere a un data center di proprietà, e anche la parte di elasticità, in quanto con Azure sono sempre disponibili risorse aggiuntive in maniera temporanea, e questo permette di ottimizzare i costi in base alle necessità, in una modalità che si avvicina molto al pay-per-use”.


Roberto Filipelli, Direttore della divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia

Migrazioni trasparenti

Roberto Filipelli, Direttore della divisione Cloud & Enterprise di Microsoft Italia, anticipa che l’offerta congiunta con Nutanix è già attivabile nei data center Azure di Londra, e a breve lo sarà anche in quelli di Amsterdam e Francoforte, sottolineando che “la collaborazione con aziende come Nutanix, che dispongono di piattaforme ben conosciute dagli utenti, ci permette di espandere la nostra capacità di supportare le diverse esigenze dei clienti, gestendo al meglio aspetti quali l’ottimizzazione dei costi, la sicurezza e la sostenibilità”.

Non solo: avere la stessa piattaforma Nutanix sia on prem sia all’interno di Azure, “permette che le risorse si parlino attraverso la rete e rende possibile migrare le macchine virtuali in modo trasparente anche a livello applicativo, contribuendo a ridurre i costi infrastrutturali”, conclude Roberto Filipelli.

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