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Veeam: i backup nel mirino del 93% degli attacchi cyber

Il Ransomware Trends Report 2023 rivela anche che la cyber insurance sta diventando troppo costosa e che un’azienda su cinque non recupera i dati dopo aver pagato il riscatto

Sicurezza

Le aziende di tutte le dimensioni sono sempre più spesso vittime di attacchi ransomware e non si proteggono adeguatamente da questa crescente minaccia. Infatti, secondo il Ransomware Trends Report 2023 di Veeam Software, un'azienda su sette vedrà colpiti quasi tutti i dati (oltre l’80%) a seguito di un attacco ransomware, con gli aggressori che quasi sempre prendono di mira i backup (93%) e riescono a indebolire la capacità di recupero nel 75% dei casi: questo evidenzia una volta di più l’importanza dell'immutabilità dei dati e dell'air gapping per garantire la protezione dei repository di backup.

Il Ransomware Trends Report 2023 di Veeam riporta i dati di 1.200 organizzazioni colpite e di quasi 3.000 attacchi informatici, e prende in esame gli elementi chiave di questi incidenti, il loro impatto sugli ambienti IT e le misure adottate o necessarie per implementare strategie di protezione dei dati che garantiscano la resilienza aziendale. Questa ricerca comprende quattro diversi ruoli coinvolti nella preparazione e/o mitigazione delle minacce informatiche, tra cui professionisti della sicurezza, CISO o manager IT, professionisti delle operazioni IT e amministratori di backup.

Per il secondo anno consecutivo, la maggioranza (80%) delle organizzazioni intervistate ha pagato il riscatto per porre fine a un attacco e recuperare i dati, con un aumento del 4% rispetto all'anno precedente, nonostante il 41% abbia una politica "Do-Not-Pay". Tuttavia, mentre il 59% ha pagato il riscatto ed è riuscito a recuperare i dati, il 21% ha pagato il riscatto ma non è riuscito a recuperare i propri dati. Inoltre, solo il 16% delle organizzazioni ha evitato di pagare il riscatto perché è riuscito a recuperare i dati dai backup. Purtroppo, la statistica globale delle organizzazioni in grado di recuperare i dati da sole senza pagare il riscatto è in calo rispetto al 19% dell'indagine dello scorso anno.

In seguito a un attacco ransomware, i responsabili IT hanno due possibilità: pagare il riscatto o ripristinare i dati attraverso il backup. Per quanto riguarda il ripristino, la ricerca rivela che in quasi tutti gli eventi informatici (93%) i criminali tentano di attaccare i repository di backup, con il risultato che il 75% perde almeno una parte dei repository di backup durante l'attacco e più di un terzo (39%) dei repository di backup va completamente perso.

Attaccando la soluzione di backup, gli aggressori eliminano l'opzione di recupero e obbligano essenzialmente a pagare il riscatto. Sebbene le best practice, come la protezione delle credenziali di backup, l'automazione delle scansioni di rilevamento informatico dei backup e la verifica automatica del ripristino dei backup, siano utili per proteggersi dagli attacchi, la tattica chiave consiste nel garantire che gli archivi di backup non possano essere eliminati o danneggiati. A tal fine, le aziende devono concentrarsi sull'immutabilità. La buona notizia è che, in base alle lezioni apprese da chi ha subito un attacco, l'82% utilizza cloud immutabili, il 64% dischi immutabili e soltanto il 2% degli intervistati dichiara di non avere l'immutabilità in almeno un livello della propria soluzione di backup.

Quando è stato chiesto agli intervistati in che modo assicurano che i dati siano "puliti" durante il ripristino, il 44% degli intervistati ha effettuato una forma di controllo isolato per analizzare nuovamente i dati dagli archivi di backup prima di reintrodurli nell'ambiente di produzione. Purtroppo, ciò significa che la maggior parte delle organizzazioni (56%) corre il rischio di infettare di nuovo l'ambiente di produzione perché non dispone di un mezzo per garantire la pulizia dei dati durante il ripristino. Ecco perché è importante eseguire una scansione approfondita dei dati durante il processo di ripristino.

Tra le altre evidenze di rilievo del Report, è emerso che la cyber-insurance sta diventando troppo costosa: il 21% delle aziende ha dichiarato che il ransomware è attualmente escluso dalle loro polizze e chi ha un'assicurazione cyber ha visto cambiamenti negli ultimi rinnovi delle polizze: il 74% ha visto aumentare i premi, il 43% le franchigie mentre il 10% ha visto ridurre i benefici della copertura. Inoltre, i programmi di incident response dipendono dal backup: l'87% ha un programma di gestione del rischio che guida la propria roadmap di sicurezza ma solo il 35% ritiene che stia funzionando bene, il 52% sta cercando di migliorare la propria situazione mentre il 13% non ha ancora un programma consolidato.

Il report conferma che non è importante pensare se la vostra organizzazione sarà un bersaglio di un attacco informatico, ma quanto spesso verrà attaccata. Sebbene la sicurezza e la prevenzione rimangano importanti, è fondamentale concentrarsi sulla rapidità di ripresa in modo da essere più resilienti. Dobbiamo concentrarci su un'efficace preparazione al ransomware partendo dale basi, tra cui forti misure di sicurezza e test dei dati originali e dei backup, assicurando la sopravvivenza delle soluzioni di backup e garantendo l'allineamento tra i team di backup e informatici”, commenta Danny Allan, CTO di Veeam.

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