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F5: la trasformazione digitale va a rilento

Secondo il nuovo Digital Maturity Index, solo il 4% delle aziende si colloca al livello più alto di maturità digitale, mentre il 31% è classificato come 'temporeggiatore' e il restante 65%, ovvero i due terzi del totale, come 'dilettante'

Trasformazione Digitale

Nonostante il persistere degli investimenti nella trasformazione digitale, solo una minoranza di aziende oggi può affermare di aver raggiunto un livello avanzato di maturità digitale. Lo rileva F5, che nella prima edizione del suo Digital Maturity Index ha valutato 300 risposte del rapporto State of Application Strategy 2023 rispetto a un insieme di sei capacità tecniche: infrastruttura, app delivery, dati, operazioni di Site Reliability Engineering (SRE), osservabilità e automazione, e infine sicurezza.

Stando alle analisi condotte da F5, solo il 4% delle aziende può essere classificato come "doer" digitale, ovvero in grado di agire nell’adottare e integrare la tecnologia al punto da renderla fondamentale (core) per la propria azienda, sfruttando dati e analisi per prendere decisioni, fornendo servizi digitali e sfruttando le tecnologie emergenti per entrare in nuovi mercati e ottenere un vantaggio competitivo. In alcuni settori chiave, tra cui i servizi finanziari, la sanità, l'istruzione e l'energy/utilities, nessuna azienda intervistata si è classificata in questa categoria.

Al contrario, la stragrande maggioranza (65%) si colloca nella fascia intermedia, ovvero in quella dei cosiddetti "dilettanti" del digitale (che hanno ottenuto punteggi elevati in alcune aree, ma non in modo costante nelle sei capacità chiave valutate). Il restante 31% è costituito dai "temporeggiatori", che indugiano in tutte le dodici metriche utilizzate (tra cui la distribuzione dell'infrastruttura, l’app delivery e la sicurezza, la strategia di osservabilità, l'implementazione dell'automazione nelle aree chiave e l'uso della telemetria per sfruttare insight sui dati).

La curva di adozione delle tecnologie chiave delinea un quadro chiaro di ciò che differenzia chi agisce ("doer") da chi temporeggia. Mentre la totalità dei primi ha descritto le proprie organizzazioni come automatizzate, solo il 30% dei "dilettanti" e il 6% dei "temporeggiatori" hanno detto lo stesso. Oltre la metà di questi ultimi ha dichiarato di non aver fatto alcun progresso nel proprio percorso di automazione.

Per quanto riguarda l'utilizzo dell'intelligenza artificiale (AI) e dell'apprendimento automatico (ML), c'è stata una forte convergenza tra "doer" e "dilettanti": in entrambi i casi, il 35% ha dichiarato di utilizzare o pianificare l'uso di queste tecnologie in ambito security e il 29% in ciascuna linea di business. Si distinguono i "temporeggiatori", con quasi un quarto (24%) che non ne fa uso, anche se il 27% di loro si affida a queste tecnologie per le operations e la sicurezza.

Il cloud pubblico rappresenta un ulteriore indicatore chiave della maturità digitale. Mentre almeno un quinto delle organizzazioni lo utilizza per la continuità operativa e lo sviluppo, un notevole gruppo dei "temporeggiatori" (39%) non utilizza il cloud pubblico, rispetto a solo il 7% dei "dilettanti" e a nessuno di coloro che passano all’azione.

Anche l’approccio sicurezza racconta un quadro ben preciso: mentre la stragrande maggioranza dei "doer" utilizza un approccio di piattaforma (platform approach) per proteggere l'azienda (91%), l'infrastruttura (82%) e le applicazioni/API (74%), questi numeri sono progressivamente più bassi tra i "dilettanti" e i "temporeggiatori", il 13% dei quali non utilizza affatto questo tipo di approccio.


Lori MacVittie, Distinguished Engineer di F5

Se le aziende più mature dal punto di vista digitale si distinguono dalle altre per l'uso della tecnologia, ciò non significa che il loro percorso di trasformazione digitale proceda senza problemi. La ricerca di F5 ha rilevato che anche le aziende più mature dal punto di vista digitale sono ancora in difficoltà in alcune aree, soprattutto quando si tratta di generare insight basati dai dati. Coloro che agiscono ("doer”) hanno citato la mancanza di visibilità quando si tratta di ottenere insight (75% rispetto al 54% dei "dilettanti" e al 50% dei "temporeggiatori"), oppure la frammentazione dei dati (66% contro 55% e 43%). Per la maggioranza, ovvero i "dilettanti", il problema principale risiede nella mancanza di osservabilità, evidenziata dal 53% rispetto a solo un quarto di chi passa all’azione.

"In un momento in cui ci si concentra più che mai sulle potenzialità delle tecnologie dirompenti, la nostra analisi misura quanto le organizzazioni sono pronte a trarne concretamente vantaggio. Il fatto che così poche organizzazioni siano digitalmente mature può sorprendere, ma in realtà sottolinea la complessità di questa transizione e l’estensione e la profondità delle capacità tecniche necessarie per avere successo. Anche dopo un lungo percorso di digital transformation, la maggior parte delle organizzazioni ha ancora molto da fare", commenta Lori MacVittie, Distinguished Engineer di F5.

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