L'infrastruttura Oracle si accredita (ulteriormente) per i piani JWCC del Dipartimento della Difesa USA.
Il 15 agosto Oracle ha annunciato che la US Intelligence Community, entità governativa americana che coordina e gestisce 17 agenzie ed enti del governo federale USA, ha dichiarato Oracle Cloud Infrastructure (OCI) adeguata a ospitare dati e processi (mission) Top Secret/Sensitive Compartmented Information (TS/SCI).
In pratica, il Governo degli Stati Uniti ritiene le Oracle National Security Regions di Oracle protette ai più alti livelli richiesti e connesse a reti sicure. L’accreditamento, dichiara la comunicazione ufficiale, fornisce al Dipartimento della Difesa USA il pieno accesso agli aggiornamenti della piattaforma OCI e, di fatto, accredita (ulteriormente) il cloud Oracle presso il Governo USA.
“Con questa nuova autorizzazione, la US Intelligence Community ottiene l'accesso a più di 50 servizi Oracle Cloud su reti Top Secret, con più servizi pianificati per diventare disponibili in un processo di accreditamento continuo. Questi servizi includono non solo servizi di rete, elaborazione e archiviazione di base, ma anche un'ampia gamma di servizi cloud nativi integrati e moderni per promuovere il successo di una missione”.
Oracle è partner di lunga data del Governo USA, e di diverse PA nel mondo compresa l’Italia. A livello globale, più di mille organizzazioni del settore pubblico stanno beneficiando delle tecnologie Oracle. Nel nostro Paese, in particolare, Oracle lavora da tempo insieme al Polo Strategico Nazionale, la società partecipata da TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti e Sogei, che ha come mission la realizzazione e la gestione di un’infrastruttura cloud nazionale tecnologicamente innovativa e indipendente, per garantire la sicurezza di dati e applicazioni della Pubblica Amministrazione italiana.
L’accreditamento della US Intelligence Community rappresenta una ulteriore referenza per il quarto hyperscaler al mondo, come si definisce Oracle, nell’ambito del Joint Warfighter Cloud Capability (JWCC), un’iniziativa multi-cloud dal valore di 9 miliardi di dollari per 6 anni. Il JWCC è l’erede del tanto discusso JEDI (Joint Enterprise Defense Infrastructure) che, tra iniziative discutibili di Trump e contenziosi tra Microsoft e Amazon, fu annullato nel 2021.
Con l’arrivo di Joe Biden, il Pentagono decide per la soluzione più salomonica: un appalto da 9 miliardi di dollari, in sei anni appunto, per un’infrastruttura multi-cloud che gestisca e custodisca i dati del Pentagono, condivisa tra i quattro hyperscaler: Amazon Aws, Google Cloud, Microsoft Azure e, appunto, Oracle.
Che rapporto c’è tra la US Intelligence Community e il DoD (Dipartimento della Difesa) è presto detto. Prima dell’annuncio ufficiale di Oracle, c’è stato quello delle due strutture che hanno firmato un accordo per la realizzazione di un servizio di condivisione dati in modalità top secret.
Si tratta, tra le altre cose, di un modo per risolvere l’annosa e atavica questione delle responsabilità, e dei finanziamenti, nota come “dibattito sul Titolo 10 e il Titolo 50”. Il Titolo 10, e di conseguenza i finanziamenti che lo riguardano, racchiude le operazioni militari e quelle del DoD, il titolo 50, invece, si riferisce a responsabilità, e ancora una volta finanziamenti, delle agenzie di intelligence USA.
In pratica, si risolvono il chi-si-occupa-di-cosa – e quindi la gestione dei dati giustificata dallo storico alibi della protezione della sicurezza nazionale, con un servizio blindatissimo di condivisione dei domini di cui non si deve sapere nulla.
Ciò, secondo le dichiarazioni di Ryan McArthur, responsabile del programma della Defense Information Systems Agency per il JWCC, dovrebbe dare un’accelerata al progetto CJADC2 del DoD. L’intento del Combined Joint All-Domain Command and Control è di raccogliere e unificare le informazioni ricevute da tutti gli end point militari americani sparsi per il mondo all’interno di un’unica piattaforma IoT, rendendo le informazioni accessibili ovunque e in qualsiasi momento per decisioni rapide sul campo di battaglia.
Recentemente, inoltre, il CIO del DoD, John Sherman, ha sollecitato ulteriormente le agenzie di difesa, i servizi militari e gli altri uffici a dare la massima priorità a integrare le infrastrutture esistenti e far confluire i dati verso JWCC. “Il JWCC non è un ambiente cloud o di hosting – ha dichiarato Sherman – ma, piuttosto, uno strumento chiave nell'arsenale tecnologico del dipartimento per l'acquisizione di servizi per gli ambienti cloud gestiti e controllati dai componenti DoD attuali e futuri”. Insomma, è evidente che il Pentagono creda molto alla struttura JWCC, all’accentramento e la gestione dei dati raccolti da servizi militari e agenzie di intelligence, ma ritiene di usare strutture cloud non di proprietà e non legacy. Cosa, peraltro, perfettamente condivisibile visto che si parla di una raccolta a livello mondiale.
Preso atto che ci sono i soldi per tutti i quattro hyperscaler, la questione aperta è in quali cloud debbano risiedere i dati più segreti. E, se l’idea iniziale poteva essere di “fidarsi” di Amazon AWS, ora, anche alla luce dell’ultimo annuncio Oracle, se ne potrebbe riparlare. Inoltre, visto il carattere mondiale del progetto di acquisizione dei dati militari, diventa ulteriormente strategico per gli hyperscaler coinvolti, tra cui non c’è IBM, dimostrare di avere a disposizione una rete globale di repository blindatissima.