Oracle lancia la soluzione Compute Cloud@Customer, messa direttamente a confronto con le alternative di AWS e Microsoft
Anticipata già diverso tempo fa in occasione del lancio delle versioni più potenti, è stata ufficialmente portata sul mercato la versione al momento più semplice delle soluzioni Oracle per - in pratica - farsi il proprio cloud in casa con le tecnologie della casa americana. Si tratta di Oracle Compute Cloud@Customer: la Oracle Cloud Infrastructure (OCI) sostanzialmente "compressa" (al limite, volendo) in un singolo rack.
Come altre soluzioni simili sviluppate nel tempo da Oracle e dagli altri cloud provider, anche questa si presenta come un insteme di moduli hardware e software che sono fisicamente installati nel (o nei) data center dell'azienda utente ma gestiti da remoto dal provider. E il cui utilizzo è pagato a consumo, in logica as-a-Service.
Soluzioni come Compute Cloud@Customer sono proposte soprattutto alle aziende che per motivi di privacy, sicurezza o compliance non vogliono o non possono gestire i propri dati in ambienti cloud tradizionali. Oppure per le applicazioni che hanno requisiti di latenza tali da sconsigliare una implementazione in remoto.
Oracle però stavolta gioca una carta in più: la modularità del suo nuovo sistema, che considera superiore a quella dei concorrenti. Compute Cloud@Customer parte con una configurazione base da 552 core (il sistema usa CPU AMD Epyc da 96 core) e con 6,7 TB di memoria RAM e 150 TB di storage utilizzabile indifferentemente a blocchi o a oggetti o in una combinazione dei due.
Il sistema poi cresce a "passi" proporzionali a questi parametri di base, sino a un tetto massimo di 2.208 core per rack, 6.624 core totali, 3,4 PB di storage. Le risorse di Compute Cloud@Customer, indica Oracle, si possono allocare in maniera particolarmente elastica e granulare. Ad esempio, una singola VM può arrivare ad avere sino a 96 core e 960 GB di RAM, il che aiuta nella gestione di applicazioni particolarmente esigenti.
Per Oracle tutti questi parametri sono decisamente superiori alle offerte di AWS per le soluzioni Outpost e di Microsoft per i sistemi Azure Stack Hub. Come tetti massimi raggiungibili, ma anche per dettagli specifici come il supporto dei protocolli di storage o la granularità delle configurazioni delle macchine virtuali.
Il vantaggio di tutta questa modularità è - secondo Oracle - una economia di gestione particolarmente interessante. Anche ammettendo di usare al massimo le configurazioni disponibili, sostiene Oracle, il loro costo complessivo è comunque inferiore a quello delle proposte di concorrenti come AWS o Microsoft.Fonte: Oracle
Ovviamente Oracle punta anche sulla stretta integrazione che Compute Cloud@Customer ha con il mondo Oracle in generale e con le offerte database in particolare. Ad esempio, chi utilizza applicazioni (Oracle e non) e workload davvero database-intensive e vuole tenere tutto on-premise può collegare direttamente Compute Cloud@Customer a un sistema Oracle Exadata Cloud@Customer o a una Exadata Database Machine.
Sono poi supportate anche configurazioni di cloud ibrido. Dato che lo stack software di Compute Cloud@Customer è lo stesso della OCI in generale, è possibile spostare i workload dall'on-premise all'Oracle Distributed Cloud e viceversa, sempre controllando la collocazione dei dati che i workload gestiscono.