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Microsoft: dall’AI un valore aggiunto di 312 miliardi di euro per l’Italia

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio, la ricerca ‘AI 4 Italy’ analizza le prospettive e le opportunità dell’Intelligenza Artificiale generativa per il nostro Paese

Tecnologie Trasformazione Digitale

Quando si parla di Intelligenza Artificiale Generativa, un tema tra i più caldi da quasi un anno a questa parte, cioè da quando nel novembre 2022 è stato lanciato ChatGPT, il dibattito tende spesso a “concentrarsi più sui rischi che sulle opportunità”, fa notare Vincenzo Esposito, Amministratore Delegato di Microsoft Italia. L’occasione è quella del Forum Ambrosetti di Cernobbio, puntuale come ogni anno nel primo weekend di settembre, nel corso del quale è stato presentato lo studio AI 4 Italy: Impatti e prospettive dell’Intelligenza Artificiale Generativa per l’Italia e il Made in Italy”, elaborato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con Microsoft Italia.

Un po’ come accade con le tecnologie nuove, “è chiaro che l’AI generativa presenta rischi, ma è altrettanto chiaro che vi sono molte opportunità, ed è per questo che può essere opportuno concentrare l’attenzione sui messaggi positivi”, ha proseguito Esposito. E in effetti, almeno a giudicare dalle principali risultanze dello studio condotto da Ambrosetti per Microsoft, l’impatto dell’AI generativa sul nostro Paese può rivelarsi sia positivo sia per certi versi necessario, soprattutto in un contesto di stagnazione della produttività e di invecchiamento della popolazione.


Vincenzo Esposito, AD di Microsoft Italia

Nel dettaglio, oltre a Vincenzo Esposito di Microsoft Italia, la ricerca è stata illustrata da Giorgio Metta, Direttore Scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, ovvero uno degli Advisor scientifici dell’iniziativa, e da Corrado Panzeri, Partner di The European House-Ambrosetti, che hanno illustrato le finalità dell’indagine, volta ad analizzare gli impatti concreti, in chiave economica e strategica, sull’Italia e sulle sue aziende dell’AI generativa, oltre che i rischi etici e gli ostacoli che possono impedirne la piena realizzazione del potenziale. La ricerca si è posta anche l’obiettivo di censire tutti i casi d’uso dell’AI per le aziende italiane. Grazie a una attività di analisi approfondita, sono state censite 23 tipologie diverse di casi, distribuiti su 15 diversi settori economici e 8 tipologie di processi aziendali, oltre a dettagliare l’impatto dell’AI generativa su produttività e crescita.


Una prima risultanza rilevante è quella che l’Italia ha bisogno dell’AI generativa per sbloccare la produttività e contrastare gli effetti avversi di una popolazione che invecchia. Nel nostro Paese, l’AI può diventare la chiave per mantenere alto il livello di produttività e benessere in un contesto di crescente scarsità del talento e di generale invecchiamento della popolazione. L’Italia entro il 2040 perderà infatti circa 3.7 milioni di occupati: un numero di lavoratori che, con gli attuali livelli di produttività, contribuiscono alla produzione di circa 267,8 miliardi di valore aggiunto.

Inoltre, le applicazioni concrete dell’AI generativa sono trasversali a tutti i settori: il punto non è se ci sarà un impatto, ma quanto sarà importante. Attualmente, il settore finanziario, manifatturiero e sanitario (e quello life sciences) sono i mercati più maturi nell’ambito dell’uso dell’AI. I processi aziendali che ne stanno traendo maggiori benefici, grazie a una più efficiente gestione di grandi quantità di dati, sono la R&S, la progettazione e la produzione e supply chain.

La ricerca ha anche provato a quantificare i benefici dell’AI generativa sul sistema Paese, facendo notare che a parità di ore lavorate è in grado di generare fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo, pari al 18% del PIL italiano. A parità invece di valore aggiunto generato, l’uso di strumenti di AI generativa libererà un totale di 5,4 miliardi di ore che corrispondono, per fare esempi concreti, alla totalità delle ore lavorate in un anno da 3,2 milioni di persone.

Riguardo ai rischi di carattere etico sociale dell’AI generativa, lo studio ha ribadito la necessità di sviluppare un approccio responsabile, caratterizzato da trasparenza, affidabilità, sicurezza ed equità, nel quale “l’intervento umano è sempre integrato nei processi decisionali relativi all’intelligenza artificiale”, è stato sottolineato.


Un momento della presentazione della ricerca. Da sinistra: Giorgio Metta, Corrado Panzeri e Vincenzo Esposito

Ma come si possono cogliere in concreto tutte le opportunità dell’Intelligenza Artificiale generativa? Lo studio Ambrosetti-Microsoft non ha mancato di sottolineare che l’Italia deve stimolare la digitalizzazione delle imprese, con particolare attenzione alle PMI, e sviluppare le giuste competenze. Secondo la ricerca, per cogliere i benefici stimati dal modello di impatto, pari al 18% del PIL, è necessario accelerare la digitalizzazione di più di 113mila PMI del Paese.

Parallelamente, investire nella formazione e nello sviluppo delle competenze diventa cruciale per preparare la forza lavoro all’inserimento e utilizzo aziendale di soluzioni di AI: all’Italia mancherebbero infatti 3,7 milioni di occupati con competenze digitali di base e 137mila iscritti in più a corsi di laurea ICT per abilitare l’implementazione delle soluzioni di AI generativa nel tessuto economico italiano.

A quest’ultimo proposito, Microsoft lancerà in Italia a breve un AI Lab, insieme alla rete di partner sul territorio italiano: una sorta di programma nazionale per “supportare le imprese, il mondo accademico e della ricerca, oltre a quello della Pubblica Amministrazione a individuare gli scenari strategici di innovazione in ambito AI, supportare la loro implementazione in modo rapido e garantire la formazione di studenti e lavoratori, creando le competenze necessarie”, è stato sottolineato a Cernobbio.

Quello dell’AI generativa è un treno da non perdere, e come Microsoft crediamo che l'AI sarà un copilota di tanti aspetti della nostra vita: un amplificatore del lavoro delle persone e delle aziende, capace di liberare tempo da attività di routine, aumentare la creatività e dare spazio a nuovi scenari di crescita, innovazione e ingegno umano, senza trascurare gli aspetti etici e un necessario senso di responsabilità condivisa, indispensabili per sviluppare e utilizzare questa tecnologia in sicurezza”, ha concluso Vincenzo Esposito.

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