Come le nuove soluzioni Tanzu e le metodologie proposte da VMware possono aiutare le aziende a soddisfare tutte le esigenze connesse alla modernizzazione delle applicazioni, con la massima semplicità di gestione e in tutta sicurezza
“Il tema della modernizzazione applicativa rimane rilevante per le agende dei CIO”, esordisce Salvatore Incandela, Senior Manager Solutions Engineering Tanzu di VMware, spiegando che “le spinte a modernizzare sono molteplici: cogliere nuove opportunità di business, oppure realizzare use case specifici, oppure ancora rispondere a picchi di domanda, e quindi essere in grado di scalare le applicazioni”.
Passando a esaminare da vicino le sfide della modernizzazione applicativa, si pone in primo luogo “il concetto di progetto di sviluppo applicativo che diventa un concetto di ‘prodotto applicativo’: si tratta di uno shift importante per le aziende, in quanto i processi vengono messi a dura prova dall'incremento di domanda di sviluppo e dal cambiamento delle architetture applicative”, prosegue Salvatore Incandela, sottolineando che “ci sono anche altre sfide, da quella che riguarda quali sono le tecnologie a supporto che vanno ad abilitare le aziende nella modernizzazione, a quella che riguarda più direttamente le persone, ovvero le competenze e le expertise”.
In sintesi, partendo dallo shift tra progetti e prodotti, “quello che VMware ha fatto negli ultimi anni è stato anche portare nelle aziende non solo la tecnologia ma anche la metodologia, tramite i nostri Tanzu Labs che svolgono un servizio di consulting, nel senso che non si occupano di svolgere il lavoro ‘per’ le aziende ma hanno l'obiettivo di svolgere il lavoro ‘con’ le aziende o con i loro partner, in modo tale da trasferire conoscenze e competenze nella gestione degli ambienti e delle piattaforme”, spiega Incandela, sottolineando che “dal punto di vista tecnologico, i Tanzu Labs guardano a prodotti ben noti sul mercato, come i principali framework di sviluppo quale è per esempio Spring, di cui siamo steward della community open source”.
A quest’ultimo riguardo, la scorsa estate, all’evento VMware Explore di Las Vegas, è stata anche annunciata la creazione di un ramo consulting proprio su Spring, oltre al set up di una Academy che consente agli sviluppatori delle aziende o dei loro outsourcer di migliorare gli skill su queste tecnologie. Al riguardo, ogni anno un Report VMware provvede a tastare il polso a Spring, per comprendere le esigenze e i trend rispetto all'utilizzo di questo che è il framework di riferimento per lo sviluppo di applicazioni moderne: “da questo report, è emersa recentemente un'esigenza di semplificare l'adozione e il processo di upgrade di queste tecnologie”, racconta Incandela, spiegando che “proprio per questo abbiamo creato Spring Consulting e Spring Academy, con cui mettiamo a disposizione delle aziende le migliori competenze nell'ambito dello sviluppo e i contenuti da noi curati, per permettere alle aziende di trarre il massimo valore dall'utilizzo di questi framework”.
Salvatore Incandela, Senior Manager Solutions Engineering Tanzu di VMware
Un aspetto che Salvatore Incandela sottolinea è che “probabilmente non tutte le applicazioni vanno modernizzate allo stesso modo e alcune non vanno modernizzate affatto”. È per questo che VMware fa riferimento al modello delle “5 R”, ovvero “un framework che consente alle aziende, tramite i nostri servizi di consulting, di navigare il portfolio applicativo e valutarlo sulla base di tre elementi fondamentali: lo stato tecnologico dell'applicativo, il valore di business dell'applicativo e gli aspetti organizzativi legati a quell’applicativo, ponendoli all'interno di una matrice che va a consigliare la strategia migliore per cogliere tutte le opportunità della modernizzazione applicativa oppure di un replatform o di una reingegnerizzazione totale”, racconta Incandela, sottolineando che “la reingegnerizzazione ha un costo, e se questo non è supportato dai benefici, viene a mancare l’elemento costo-opportunità, e il nostro framework è in grado di verificarlo”.
L’attuazione della metodologia “5 R” si traduce in un “Rapid Portfolio” proposto da VMware, che prevede in concreto una prima esplorazione presso il cliente, cui segue una ricognizione nel portfolio applicativo che porta a eseguire il processo di trasformazione applicativa. Quest’ultima “non si attua con un approccio di tipo ‘Big Bang’, in quanto noi crediamo molto nel principio dello ‘start small’, ovvero nell’iniziare creando quel caso di successo che consenta alle aziende di sperimentare il processo di modernizzazione, per poi acquisire le competenze necessarie a innescare il meccanismo virtuoso che sfocia nell’adozione di queste metodologie su larga scala”, spiega Incandela.
Il framework proposto da VMware si rivela utile anche per “guidare le aziende in un journey attraverso il quale queste possano mettere a disposizione dei loro clienti esperienze utente più soddisfacenti, oppure applicazioni più stabili e che abbiano anche una postura di sicurezza migliorata”, spiega Incandela, sottolineando che “modernizzando le applicazioni si utilizzano tecnologie distribuite, come i container di Kubernetes o tecnologie distribuite su più cloud”.
Quest’ultimo aspetto porta a introdurre il tema del multicloud, che può declinarsi nell'utilizzo da parte delle aziende di uno o più hyperscaler, o dell'utilizzo dell'on premise in contemporanea a un public cloud. Le ragioni possono essere svariate: si va dall’ottimizzazione dei costi alla riduzione della dipendenza da un vendor specifico, oppure all’utilizzo più tattico di alcuni degli elementi messi a disposizione dagli hyperscaler.
Sia come sia, “entrare nella dimensione del multicloud pone alle aziende sfide di sicurezza e di complessità di gestione”, avverte Incandela, spiegando che “si tratta di sfide che possono essere affrontate con tool che consentono di astrarre la gestione operativa rispetto al cloud che si va a utilizzare, permettendo alle aziende di gestire il tema del multi cloud in maniera uniforme, oltre che di essere compliant rispetto alla sicurezza su tutti cloud provider, predisponendo le policy relative attraverso un unico tool che fa in modo che tutti gli ambienti le implementino e le rispettino”.
Non va poi tralasciato il fatto che l'innovazione e la modernizzazione delle applicazioni passa anche dalla rapidità con cui gli sviluppatori sono in grado di realizzare un caso d'uso e di mettere in produzione un'idea. Da questo punto di vista, Kubernetes ha rappresentato una grande opportunità che ha reso possibili numerosissimi use case, come ribadito anche nel recente Report State of Kubernetes 2023 di VMware, che esamina l'impatto di questa tecnologia sulle aziende e i progressi compiuti rispetto alle sfide attuali.
Un dato rilevante emerso dal Report è però che sta calando l'uso di Kubernetes “fai-da-te”: gli sviluppatori che implementano Kubernetes da soli sono passati dal 28% nel 2020 al 16% nel 2023. Questo calo evidenzia che gli intervistati non hanno esigenze uniche a livello di infrastruttura. Inoltre, l'84% delle aziende non vede il valore di implementare Kubernetes in prima persona e preferisce lasciare che siano altri, come i vendor, a occuparsi di assemblare e mantenere aggiornato Kubernetes.
Al riguardo, Salvatore Incandela fa notare che “le aziende hanno compreso che gestire e manutenere in casa gli ambienti Kubernetes può essere più costoso a livello operativo e più complesso anche a livello di gestione della security: questo fa divenire preminente il tema della scelta della distribuzione più adatta di Kubernetes”.
È qui che entra prepotentemente in gioco la proposta VMware Tanzu presentata nel corso dell’evento Explore di metà agosto a Las Vegas, con le due grandi famiglie di prodotti Tanzu Application Platform e Tanzu Intelligence Services, che attengono al framework fondamentale che può essere riassunto nella triade “deploy, operate, optimize”, ovvero facilità di distribuire l'applicazione, con Tanzu Application Platform, unita alla facilità di operarla e poi di ottimizzarla attraverso i Tanzu Intelligence Services.
Nel dettaglio, “Tanzu Kubernetes Grid dà la possibilità ai clienti on premise di utilizzare una distribuzione allineata all’open source, mentre agli hyperscaler permette di utilizzare il Kubernetes nativo degli hyperscaler stessi, gestendolo con la medesima modalità con cui si gestisce quello on premise, quindi con i Tanzu Intelligence Services e Tanzu Application Platform”, spiega Incandela, sottolineando che “risulta evidente il valore del ‘single pane of glass’ di Tanzu, dal quale si può gestire tutto il parco installato in maniera uniforme: gli sviluppatori hanno dalla loro parte anche il fatto che l'emergente necessità di riutilizzo del codice e di efficienza operativa consente di adottare piattaforme come i Developer Portal, di cui VMware ha una propria proposizione basata su Backstage, che fa parte di Tanzu Application Platform e che consente allo sviluppatore il deployment delle applicazioni on premise o nel public cloud con un'esperienza d'uso uniforme”.
Ma c’è un altro elemento da tener presente: modernizzare le applicazioni comporta anche la necessità di partire il più possibile da immagini di container che garantiscano adeguati livelli di sicurezza. E Tanzu Application Platform, con gli Accelerator, mette a disposizione alcune immagini base che consentono allo sviluppatore di scegliere da un catalogo quella più adatta all’esigenza specifica, che può essere declinata e integrata per esempio per lo sviluppo Java oppure per lo sviluppo DotNet o altri linguaggi.
Si tratta di un aspetto molto importante, anche alla luce del fatto che “la domanda di applicazioni containerizzate è in crescita: accanto alla necessità di digitalizzazione, c'è anche quella di prendere consapevolezza della value chain all'interno del processo di sviluppo, e se prima si parlava molto di DevOps, adesso il concetto di CI/CD si estende anche al di là dell'inizio del processo di sviluppo, coinvolgendo anche la fase di onboarding degli sviluppatori”, fa notare Incandela.
A quest’ultimo proposito, “le piattaforme consentono a ogni nuovo sviluppatore che entra in un contesto aziendale di avere una curva di apprendimento molto ridotta perché il developer viene aiutato a sviluppare i primi microservizi in un ambiente protetto, proprio per prendere dimestichezza con la piattaforma stessa”, racconta Incandela, spiegando che “dal punto di vista degli sviluppatori un altro elemento di interesse è dato dal riuso del codice: quando si sviluppano microservizi, soprattutto in grandi organizzazioni con un portfolio applicativo articolato, è necessario riutilizzare il più possibile, e se un team ha già realizzato magari un microservice che riguarda una determinata funzione di business e che può essere utile per un altro sviluppo, il Developer Portal consente di navigare all’interno del patrimonio di API, per poterne riutilizzare alcune all'interno di altri processi di sviluppo”.
Altro tema rilevante è quello dell’osservabilità delle applicazioni, che in un contesto distribuito all'interno di Kubernetes e dei container, ma ancora di più all'interno di un contesto multi cloud, “necessita sempre di più di avere un unico punto di vista che prescinde dall’hyperscaler in cui applicazione risiede in concreto: anche questa funzione è messa a disposizione da Tanzu Intelligence Services”, conferma Incandela.
Non solo: oggi il tema del multi cloud si estende sempre più anche all’edge, in quanto “i container semplificano il processo di deployment e rendono agevole anche gli scenari di utilizzo ‘on edge’, con tutti i vantaggi visti prima in termini di facilità di distribuire, operare e poi ottimizzare le applicazioni anche nell’edge”, fa notare Incandela.
Sintetizzando, nell’ottica della modernizzazione delle applicazioni, Kubernetes e multicloud presentano oggi opportunità molto concrete, a fronte però di alcune sfide che VMware permette di affrontare serenamente con le novità dell’offerta Tanzu e della consulenza offerta a complemento: “il tema ‘deploy, operate, optimize’ si riassume in una migliore developer experience per gli sviluppatori, con tool che consentono di operare le piattaforme multi cloud basate su container e tool che consentono di ottimizzare l'utilizzo delle infrastrutture, anche con un utilizzo, a supporto degli operatori IT, di intelligenze artificiali che possono dare consigli puntuali e utili nel prossimo futuro”, conclude Salvatore Incandela.