Una analisi di Thoughtworks indica che gli italiani hanno una visione pragmatica dell'AI generativa: tante opportunità innovative ma anche diversi rischi da gestire
Diversi timori, una diffidenza che potremmo definire "salutare" ma anche un generale interesse per i futuri sviluppi: è in sintesi il "sentiment" che i consumatori italiani esprimono riguardo all'AI generativa secondo una analisi di Thoughtworks. Analisi che, va sottolineato, è stata condotta su un campione più significativo del solito perché ha coinvolto consumatori italiani che ritengono di avere una consapevolezza almeno minima sul tema.
Thoughtworks ha quindi raccolto indicazioni per tracciare una fotografia di quello che il consumatore oggi pensa. Fotografia importante per le imprese perché è anche - indirettamente, ma nemmeno tanto - una indicazione di quello che il consumatore poi si aspetta dalle imprese che usano o useranno l'AI generativa.
In questo senso il primo segnale è incoraggiante: siamo la nazione europea più positiva nei confronti dell'AI, e anche tra le prime a livello globale. Il 33% del campione italiano indica di essere pelopiù entusiasta rispetto all'AI generativa, mentre il 40% si dichiara in parte entusiasta e in parte preoccupato.Fonte: Toughtworks
È importante notare questo coesistere di entusiasmo e preoccupazione riguardo l'AI generativa, perché si riflette in una differenza di comportamento nelle decisioni di acquistare o meno prodotti e servizi da aziende che utilizzano l'AI generativa. Il 49% del campione si definisce più propenso ad acquistare da aziende che usano la Gen AI, mentre il 16% fa l'opposto e si dichiara meno propenso.
Questa visione polarizzata, o quantomeno ambivalente, deriva dal fatto che i consumatori "preparati" percepiscono un mix di fattori positivi e negativi legati all'AI generativa. Tra i primi ci sono la possibilità di avere una maggiore innovazione, una customer experience più personalizzata un supporto clienti più veloce. Tra i secondi si contano assenza di contatto umano, preoccupazioni per il mancato rispetto delle regolamentazioni sull'IA generativa, rischi per la privacy dei dati.
Il pubblico italiano sembra in sostanza avere una visione pragmatica dell'AI generativa, identificandone tanto i rischi quanto i vantaggi potenziali. Questa visione "matura" delle nuove tecnologie viene traslata anche sul comportamento delle imprese che usano, e sempre più useranno, la Gen AI.
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Da un lato, i consumatori hanno forti preoccupazioni sul fatto che le aziende siano propense a sviluppare soluzioni basate su AI generativa in maniera sempre responsabile, e per questo auspicano un maggiore intervento normativo. Dall'altro lato, il pubblico è disposto a dare alle imprese una sorta di "licenza sociale" a operare nel campo dell'AI generativa, quindi ammettendo che queste possano continuare a sviluppare soluzioni anche prima che esista una normativa adeguata.
Gli aspetti etici nell'applicazione dell'AI generativa, di cui si parla relativamente poco, sono invece molto sentiti dal pubblico dei consumatori. La grande maggioranza (94%) della popolazione ha ben presente che l'utilizzo improprio delle nuove tecnologie di AI comporta problemi. Soprattutto, il rischio che dati anche personali vengano usati senza il necessario consenso (un rischio che raccoglie il 66% di citazioni), che l'AI sia usata per dare informazioni sbagliate (59%), commettere plagi (46%), creare contenuti dannosi (42%), prendere decisioni mosse da pregiudizi (35%).
"C'è una mancanza di fiducia nelle imprese - evidenzia in questo senso Matteo Vaccari, Tech Principal di Thoughtworks Italia - che è un problema ma anche, per chi saprà affrontarlo, allo stesso tempo una opportunità". Perché chi sarà capace di recepire le perplessità dei consumatori e di eliminarle, potrà conquistare una clientela fedele.
L'analisi di Thoughtworks dà indicazioni chiare alle imprese che vogliono muoversi su questa strada. Per conquistare la fiducia degli utenti - lo indica il campione stesso dell'analisi - le aziende devono indicare chiaramente come vengono utilizzati i dati che raccolgono (una opzione segnalata dal 64% del campione), fornire garanzie in merito alla creazione di contenuti illegali (56%), dichiarare quando i contenuti che usano sono creati dall'AI generativa (53%). Sembrano requisiti di base, in fondo, ma nello scenario molto fluido dell'AI possono già fare la differenza.