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Bruxelles promuove il modello PNRR

I PNRR europei sono a metà strada e la Commissione Europea tira le somme: con qualche intoppo, il modello generale dei Piani nazionali ha funzionato

Trasformazione Digitale

Il percorso del PNRR - o meglio di tutti i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza delle nazioni UE - è giunto più o meno a metà strada. Sono infatti passati tre anni dal suo debutto e ne mancano circa due e mezzo fino al termine del ciclo di vita del "dispositivo" PNRR. Nati essenzialmente per rilanciare le economie degli Stati membri UE dopo la pandemia Covid-19, secondo la Commissione Europea i PNRR nel tempo si sono adattati al mutare dello scenario economico-politico. In un certo senso "risintonizzandosi" quando c'è stato da affrontare problemi urgenti e imprevisti.

La Commissione ha fatto in questi giorni un punto di massima sullo stato dei vari PNRR nazionali e del modello-PNRR in generale, traendone in sostanza un bilancio positivo. Prevedibile forse ma anche necessario, dato che per i PNRR sono già stati stanziati circa 225 miliardi di euro e qualcosa di tangibile va portato come prova della bontà del concetto stesso di piano di rilancio e resilienza.

E in generale l'effetto-PNRR c'è stato, sottolinea Bruxelles. Nel periodo 2019-2023 gli investimenti pubblici in Europa sono aumentati, passando dal 3,0% del PIL UE nel 2019 al 3,3% nel 2023. Questa percentuale dovrebbe salire al 3,4% quest'anno, per salire ancora nel 2025. La Commissione stima che la metà dell'aumento previsto tra il 2019 e il 2025 derivi proprio da investimenti finanziati dal bilancio dell'UE, in particolare dal PNRR.

I risultati sono buoni, soprattutto considerando che il PNRR in generale e i vari Piani nazionali nello specifico non sono nati in condizioni ideali. La maggior parte dei piani è stata preparata "rapidamente" nel 2021, ammette Bruxelles. E se si sottolinea che "con altrettanta rapidità è iniziata la realizzazione concreta", oggi siamo tutti d'accordo (all'inizio, non tanto) che qualche cambio in corsa era inevitabile.

Alla fine tutti i 27 PNRR della UE sono stati in qualche modo modificati, e approvati da Bruxelles nelle loro revisioni. D'altronde post-Covid di cose impattanti sulle economie europee, e sull'esecuzione dei PNRR, ne sono successe: l'aumento dei prezzi dell'energia e dell'inflazione, le perturbazioni delle supply chain, diverse catastrofi naturali. Solo per citare le voci più importanti. Questi aggiornamenti ai PNRR hanno aumentato notevolmente l'entità dei finanziamenti UE. Sono stati stanziati quasi 150 miliardi di euro in più - molti per il piano REPowerEU - per arrivare a un totale-PNRR di 650 miliardi di euro.

Il sistema funziona

Bruxelles promuove il meccanismo dei Milestone, ossia il pagamento dei fondi UE subordinato al conseguimento di traguardi e obiettivi concordati. "I pagamenti effettuati in base ai progressi e ai risultati conseguiti, anziché sulla base dei costi sostenuti, garantiscono prevedibilità e responsabilità tanto per gli Stati membri quanto per la Commissione", si spiega.

La commissione ammette che la revisione dei piani nel 2023 "ha inciso sul ritmo di attuazione dei piani esistenti", ma i progressi sul campo dei vari Piani non dovrebbero essere stati rallentati più di tanto. E ovviamente, anche se la Commissione bada a sottolinearlo, "gli Stati membri sono orientati ad andare avanti con l'attuazione [dei PNRR], dato che il dispositivo per la ripresa e la resilienza durerà fino al 2026".

Più di qualcosa, ovviamente, andrebbe migliorato. Ci vorebbe ad esempio, secondo la Commissione, più flessibilità nell'impianto e nell'attuazione dei Piani "per garantire un valore aggiunto costante e un'attuazione agevole". E tra le righe dell'analisi UE si capisce che in molte nazioni - compresa l'Italia, come da tempo sappiamo - l'attuazione dei vari progetti è stata complicata e rallentata da una catena di comando amministrativa troppo complessa. E talvolta anche priva delle necessarie capacità di gestione di progetti che si possono fare anche molto complessi e articolati. In questo senso la UE auspica un maggiore coinvolgimento di tutti gli interessati: dalla PA centrale agli enti locali, dal privato alle parti sociali.

Comunque, in buona sostanza il sistema-PNRR ha superato la valutazione di metà strada. La prossima sarà solo ex-post, nel 2028. A quel punto le misure incluse nei piani per la ripresa saranno state pienamente attuate, o dovrebbero esserlo. E il punto principale in discussione sarà un altro: come non perdere la spinta che i PNRR hanno dato alle economie, digitali e non, delle nazioni europee. E anche il ruolo che l'UE nel suo complesso intende giocare sul futuro scenario economico-digitale.

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