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Un nuovo decreto per aiutare il PNRR

Cosa cambia per il Piano Nazionale dopo l'approvazione del Decreto Legge dello scorso 26 febbraio

Trasformazione Digitale

Dopo l'ottimismo "politico" della Commissione Europea su come sta andando la concretizzazione dei vari PNRR europei, era prevedibile che in molti Stati membri si intervenisse in maniera più o meno decisa per evitare ulteriori rallentamenti sulla messa a terra di Next Generation EU. Mancano poco più di due anni alla fine dell'era PNRR, i margini di manovra si restringono.

L'Italia è intervenuta con un Decreto Legge dello scorso 26 febbraio, il cui primo articolo riguarda proprio la governance del PNRR e del Piano Nazionale Complementare al PNRR. Il Decreto dà diversi segnali di voler affrettare la conclusione dei progetti più critici, superando le resistenze della macchina amministrativa. In questo senso, le parole chiave sono soprattutto monitoraggio e semplificazione.

Di sicuro il biennio finale del PNRR inizia con l'intenzione di fare un preciso punto della situazione e di "sbloccare" l'impasse di molti progetti. Tutti i soggetti attuatori dei programmi PNRR devono comunicare entro un mese lo stato di avanzamento di ciascun intervento di cui sono responsabili, aggiornato a fine 2023, per verificare se effettivamente gli interventi pianificati si potranno concretizzare nei tempi previsti.

Nei casi in cui diventa chiaro che il rispetto dei tempi non è realmente possibile, la Struttura di missione PNNR può proporre al Consiglio dei Ministri l’esercizio dei poteri sostitutivi, per cercare comunque di recuperare il tempo perso.

Il peggiore dei casi si avrà ovviamente quando la Commissione Europea certificherà il non conseguimento di un Obiettivo o di un Milestone nei tempi previsti: a quel punto l'Italia dovrà restituire gli importi percepiti per quella porzione di PNRR. Ma, a cascata, l’amministrazione centrale titolare dell’intervento mancato provvederà anche ad azioni di recupero nei confronti dei soggetti, pubblici o privati, che avrebbero dovuto completare l’intervento stesso.

Il Governo ha però anche compreso che serve dare una maggiore capacità amministrativa a chi deve concretizzare il PNRR e si è mosso di conseguenza. In particolare, si è capito che serve non solo più personale interno - e per questo sono state allocate le relative risorse - ma anche, e soprattutto, servono competenze che spesso gli enti locali non hanno. Così è stata estesa la possibilità di coinvolgere esperti di settore o società esterne nello sviluppo dei progetti.

Questo non va inteso come un "liberi tutti" nella gestione dei progetti locali. Il nuovo Decreto - oltre ad avere una parte dedicata in modo specifico alla prevenzione di frodi e illeciti sui finanziamenti connessi al PNRR - rafforza il monitoraggio locale come supporto alle cabine di regia centrali. A questo scopo nasce in particolare, come si era d'altronde auspicato, una cabina di coordinamento provinciale, presieduta dal Prefetto, che ha il compito di definire un piano di azione "per l’efficace attuazione dei programmi e degli interventi previsti dal PNRR in ambito provinciale".

Il Prefetto dialoga costantemente con la Struttura di missione PNRR e, in caso di problemi importanti, quest'ultima può decidere di creare veri e propri "nuclei" di supporto che intervengano in maniera mirata per risolverli. Questi nuclei sono costituiti da personale messo a disposizione dalle PA del territorio e da società private appaltatrici.

Il nuovo decreto porta inoltre alcune semplificazioni e snellimenti delle procedure di attuazione dei vari interventi. Le semplificazioni riguardano sia lo stanziamento dei finanziamenti (ad esempio, le amministrazioni interessate avranno comunque anticipato il 30% del costo dei singoli interventi da effettuare), sia l'assegnazione di incarichi mirati e il reclutamento del personale.

Infine, il Decreto dà il via a due importanti evoluzioni che si muoveranno parallelamente al PNRR: il Piano Transizione 5.0 e il Sistema di portafoglio digitale italiano, meglio noto come IT-Wallet.

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