Le nuove politiche di mercato e di licensing per VMware stanno danneggiando i cloud provider indipendenti, che chiedono aiuto alla UE
Era abbastanza prevedibile, in fondo: alla fine i cloud/service provider di piccole-medie dimensioni hanno reagito alla nuova strategia che Broadcom sta mettendo in atto per VMware e che, secondo loro, li svantaggia. Lo hanno fatto attraverso il Cispe (Cloud Infrastructure Services Providers in Europe), il consorzio che ne rappresenta i principali e che è noto per il suo attivismo contro le politiche potenzialmente monopoliste degli operatori tecnologici.
Ora il Cispe chiede alle autorità europee di esaminare attentamente ciò che Broadcom sta facendo: "cancellare unilateralmente i termini di licenza per software di virtualizzazione essenziali". Secondo il consorzio, le decisioni di Broadcom sono tali che "I clienti del cloud (...) sono tutti minacciati da nuovi termini contrattuali e aumenti di prezzo ingiustificati. Il Cispe chiede, come minimo, una pausa immediata alle rescissioni dei contratti e la possibilità per i clienti di uscire dal contratto pluriennale imposto da Broadcom non appena saranno disponibili alternative valide".
Il motivo del contrasto è chiaro, tra quello che Broadcom ha già ufficialmente dichiarato e quello che trapela dalle comunicazioni e dal dibattito tra i service provider partner di VMware. Broadcom punta sulle tecnologie dell'azienda che ha acquisito, ma sostanzialmente solo su quelle - la VMware Cloud Foundation - che le permetteranno di giocarsela con i grandi hyperscaler. Quindi le altre piattaforme di virtualizzazione passeranno in secondo piano - o peggio - e i partner Broadcom dovranno sostanzialmente "sposare" in toto la VCF.
Il problema è che questo "all-in" sulla VCF crea problemi a chi aveva puntato su altri prodotti VMware, come anche a chi alla VCF è sì interessato ma non totalmente. "Centinaia di prodotti [VMware] sono stati rimossi senza alcun preavviso e i rimanenti sono stati re-bundled attraverso nuovi termini contrattuali, senza alcuna modifica tecnica o sviluppi software, aumentando ingiustamente i costi per i clienti", spiega il Cispe. Non aiuta certo che la VCF preveda ora solo un modello di sottoscrizione ad abbonamento: le licenze perpetue non esistono più.
Hock Tan, Presidente e CEO di Broadcom, la scorsa settimana ha ammesso che tutti i cambiamenti apportati alla strategia VMware hanno "comprensibilmente creato qualche disagio tra i nostri clienti e partner". Ma ha ribadito la sostanza del modello adottato: "Tutte queste mosse sono state fatte con l'obiettivo di innovare più velocemente, soddisfare le esigenze dei nostri clienti in modo più efficace e rendere più facile fare affari con noi. Ci aspettiamo inoltre che questi cambiamenti garantiscano una maggiore redditività e migliori opportunità di mercato per i nostri partner".
È soprattutto una questione economica, ovviamemte. La nuova visione di Broadcom è "digeribile" facilmente solo dai cloud/service provider, che possono permettersi i costi della scommessa Broadcom sulla VCF e del nuovo modello di licensing. Inoltre, si rivolgono a grandi clienti che hanno altrettante capacità di investimento e interesse a modelli cloud articolati ed evoluti, per cui la VCF ha un valore evidente. I cloud/service provider più piccoli hanno una visione molto diversa del mercato, e capacità di investimento altrettando diverse
Broadcom lo sa e per questo ha puntato sin dall'inizio ai grandi operatori, con un nuovo programma di canale che dovrebbe essere solo ad inviti e con soglie di ingresso elevate. Le realtà più piccole non sanno se potranno accedere al programma. E comunque, sempre secondo il Cispe, chi è stato invitato "Si sente costretto ad accettare condizioni di licenza non eque a causa delle scadenze ravvicinate imposte per la firma. I nuovi termini includono impegni minimi di decine di milioni di euro per periodi di tre anni. In alcuni casi, i costi delle licenze sono aumentati di dodici volte".
In realtà in questi giorni sono trapelate indiscrezioni su un mezzo ripensamento di Broadcom. Che starebbe pensando a uno scenario in cui gestisce direttamente i rapporti con i grandi cloud/service provider, lasciando a questi ultimi la gestione dei provider di dimensioni minori. A cui possono rivendere servizi e licenze VMware. Per questo la presa di posizione del Cispe potrebbe anche essere un modo pre pressare Broadcom nel momento in cui - forse - sta ridefinendo certe sue strategie di mercato.