Una ricerca con IDC a livello europeo rivela che il nostro Paese è a buon punto, come dimostra anche il caso di una PMI italiana che adottato soluzioni edge di smart manufacturing
L’AI generativa, questa conosciuta. Anche in Italia: stando a una recente indagine europea promossa da Lenovo e condotta da IDC, le imprese sono ben consapevoli che l’intelligenza artificiale sia molto utile per l’efficienza dei processi e per aumentare la competitività. Da qui, deriva la crescita delle aziende di ogni settore che adottano progetti di AI generativa, con l’Italia, insieme all’Olanda, che vanta al momento il maggiore tasso di investimenti già pianificati: il 68% rispetto alla media Emea del 56%.
Commentando nel dettaglio l’indagine “CIO PlayBook 2024: It’s all About Smarter AI”, Alessandro De Bartolo, A.D. & Country General Manager, Infrastructure Solutions Group di Lenovo in Italia, sottolinea che “tra le 600 aziende che sono state intervistate a livello Emea, il tema dell’AI generativa è all'ordine del giorno, con solo il 10% in media che lo considera una ‘distrazione’ o comunque non rilevante. Addirittura, in Italia, solo un esiguo 2% ha questa opinione. Per il 90% delle aziende intervistate, l’AI è invece fondamentale, e viene considerata o un ‘game changer’, in gradi quindi di cambiare il modo di gestire il business, oppure un ‘hygiene factor’, cioè un elemento necessario per stare al passo con la concorrenza”.
A livello Emea, gli investimenti in AI si distribuiscono equamente nell’intelligenza artificiale generativa (25%) all’intelligenza artificiale interpretativa (25%) e al machine learning (25%). Non solo: circa due terzi (57%) delle aziende hanno già investito in AI e un ulteriore 40% prevede di farlo nel corso dell’anno, mentre solo il 3% non ha intenzione di attivare progetti di AI. Le imprese dell’area Emea prevedono di implementare strategie di AI nel cloud ibrido (48%) o privato (24%), con solo il 17% che opta per il cloud pubblico, anche in relazione alle normative europee sulla privacy dei dati.
Guardando ai diversi settori verticali, l’interesse mostra qualche variazione: le aziende manifatturiere sono le più entusiaste, con il 47% che vede l’AI come un punto di svolta, mentre le Telco sono meno entusiaste (22%), anche in ragione del fatto che in questo settore vi sono già stati investimenti significativi in AI negli anni recenti. Più in dettaglio, si vede che la maggior parte delle aziende di ogni settore ha già investito nell’intelligenza artificiale generativa, con la metà (50%) del settore pubblico che lo ha fatto, salendo al 65% nel settore Telco e al 67% in quello bancario, dei servizi finanziari e assicurativi. In tutti i settori, c’è anche un ampio riconoscimento dell’importanza dell’edge computing nello sviluppo di progetti di intelligenza artificiale, con aziende di ogni settore che hanno aumentato gli investimenti, del 29% nel settore manifatturiero e 60% in quello delle telecomunicazioni.
Alessandro De Bartolo di Lenovo
Per quanto invece riguarda l’Italia, il nostro è il mercato in cui si registrano meno difficoltà ad assumere personale con competenze AI (34%), rispetto a una media del 55%. Tra gli altri trend rilevanti, nel 2024 si prevede una crescita del 40% di investimenti in tecnologie edge, di poco superiore alla media Emea (38%); sempre nel 2024 i principali investimenti nel tech in Italia saranno su progetti di AI generativa, modernizzazione delle infrastrutture e piattaforme di HPC; e infine 7 aziende su 10 hanno già pianificato investimenti in Gen AI, il 30% lo farà nel 2024 e solo il 2% non ha in previsione di farne.
La più grande sfida tecnologica dell’intelligenza artificiale generativa, citata dal 40% degli intervistati, è rappresentata dai limiti di capacità dei modelli (in termini di addestramento dei modelli di dati, che possono richiedere grandi quantità di potenza di calcolo e risorse di dati), seguiti dai timori riguardo al potenziale uso improprio dell’AI generativa e dalle "allucinazioni" dell'AI (37%) – da intendere come sistemi che forniscono informazioni errate. Altre sfide tecnologiche citate dai CIO includono la ricerca di una piattaforma dati affidabile (36%) e il ricorso a terze parti (35%) per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale generativa. A livello organizzativo, il problema più citato relativo all’AI generativa è stato quello culturale, che riguardava i timori dei dipendenti riguardo allo spostamento del posto di lavoro (40%), seguito dalle sfide IT (45%), inclusa la resistenza da parte dell’IT che non è abituato a implementare strumenti e tecnologie di AI in continua evoluzione.
In sintesi, “questa ricerca ci restituisce uno scenario particolarmente avanzato del nostro Paese: non solo siamo tra i mercati più attenti agli investimenti in AI, ma siamo i più preparati in termini di competenze. L’AI è una disciplina fatta di potenza computazionale, dati e persone e in ogni progetto che abbiamo sviluppato insieme alle imprese del territorio abbiamo trovato questa sinergia. Tuttavia, siamo consapevoli che l’AI pone diverse sfide, è quindi fondamentale affiancare le aziende in questo percorso, affinché i progetti siano personalizzati ed efficaci”, sottolinea Alessandro de Bartolo, introducendo un interessante caso di applicazione concreta dell’AI in un’azienda manifatturiera in collaborazione con Lenovo.
Si tratta di Vhit, azienda che produce pompe per vuoto e olio per il settore automobilistico con sede a Offanengo nel Cremonese. Fondata alla fine degli anni 50 e parte del gruppo Bosch per lungo tempo, nel 2022 è stata acquisita da una società cinese. Con 600 dipendenti,140 milioni di euro di fatturato e 6 milioni di pezzi prodotti all’anno, si tratta di una tipica PMI che rappresenta al meglio il tessuto imprenditoriale italiano e soprattutto le nuove sfide che si trova ad affrontare, come sottolinea Corrado La Forgia, Ceo di Vhit: “operiamo nell’automotive, che è in una fase di trasformazione notevole dove i margini sono risicatissimi e la competizione è a livello globale. È in questo contesto che l’AI ci sta dando un contributo notevole per stare sempre nei costi, eliminando ciò che non è a valore aggiunto e liberare le nostre persone da compiti che non portano a pensare e innovare”.
Nel dettaglio, Vhit ha scelto soluzioni edge appositamente realizzate da Lenovo, basate su hardware ThinkSystem SE350 e ThinkEdge SE50, con software Lynx Mosa.ic for Industrial, una piattaforma in grado di eseguire ambienti mission-critical e parte dell'ecosistema di soluzioni Lenovo OEM per lo smart manufacturing, aumentando l’affidabilità e la disponibilità dei sistemi di produzione: "le soluzioni edge di Lenovo inviano informazioni di machine learning direttamente al nostro MES, consentendo di prendere decisioni maggiormente informate più rapidamente”, conclude Corrado La Forgia.