Secondo le analisi IDC gGli ambienti cloud, pubblici e non, guidano gli investimenti in tecnologie IT. Il mondo non-cloud tiene, ma è sempre più marginale.
Il mondo cloud cresce rapidamente, ma anche per tutto il resto dell'IT infrastrutturale non c'è da lamentarsi. In estrema sintesi è questo il messaggio che viene dalle cifre di IDC, secondo le quali nel quarto trimestre del 2023 la spesa per i prodotti infrastrutturali di computing e storage per le implementazioni cloud è aumentata del 18,5% rispetto all'anno precedente, raggiungendo quota 31,8 miliardi di dollari. In confronto, il segmento non-cloud è cresciuto del 16,4% anno su anno, raggiungendo i 18,9 miliardi di dollari.
Più in dettaglio, IDC spiega che gli investimenti in infrastruttura IT per gli ambienti di shared cloud hanno raggiunto i 22,8 miliardi di dollari nel trimestre considerato, con un aumento del 27% anno su anno. Il cloud condiviso continua ad essere prevalente rispetto agli ambienti di cloud dedicato ed a quelli non-cloud. Ma per capire meglio le valutazioni di IDC bisogna un po' orientarsi nella tassonomia che gli analisi hanno usato per distinguere tra cloud condiviso e non. Una tassonomia non proprio in linea con i significati che gli utenti spesso danno al termine "cloud".
Per IDC lo shared cloud comprende gli ambienti e i servizi condivisi tra imprese non collegate fra loro, ambienti e servizi "progettati per estendere o, in alcuni casi, sostituire l'infrastruttura IT distribuita nei data center aziendali". Questa catalogazione comprende ovviamente quello che di norma si intende come cloud pubblico, ma anche altri servizi digitali "come la distribuzione di media/contenuti, la condivisione e la ricerca, i social media e l'e-commerce".
Il dedicated cloud, invece, per IDC comprende ambienti e servizi cloud condivisi in una singola azienda o un'azienda estesa, le cui componenti IT possono essere on-site oppure off-site, gestite da terzi o da personale interno. La tassonomia comprende quindi principalmente il private cloud, realizzato on-premise oppure presso qualche provider, con livelli diversi di esternalizzazione della gestione.
Partendo da questa tassonomia, IDC indica che nel 2023 il cloud condiviso ha rappresentato il 46,8% della spesa totale per l'infrastruttura IT, mentre il cloud dedicato si è fermato al 18,3% e il mondo non-cloud al 34,9%. Per IDC, il non-cloud è l'infrastruttura on-premise, dedicata all'uso di una singola azienda.
Guardando più avanti, a tutto il 2024, IDC prevede che la spesa per l'infrastruttura cloud crescerà del 19,3% rispetto al 2023, raggiungendo un valore di 129,9 miliardi di dollari, mentre per le infrastrutture non-cloud si prevede un calo dell'1,4% a 57,6 miliardi di dollari. La componente shared cloud dovrebbe crescere del 21,6%, raggiungendo 95,3 miliardi di dollari per l'intero anno, mentre la spesa per l'infrastruttura cloud dedicata dovrebbe crescere del 13,3%, raggiungendo quota 34,6 miliardi di dollari per l'intero anno.
Ancora più a lungo termine, IDC prevede che la spesa per l'infrastruttura cloud in generale avrà un tasso di crescita annuale del 12,8% nel periodo 2023-2028: raggiungerà i 199,1 miliardi di dollari nel 2028 e rappresenterà il 73,6% della spesa totale per computing e storage. In questa dinamica la parte del leone sarà fatta prevedibilmente dalla componente shared cloud, che nel periodo considerato crescerà dal 12,8% l'anno ed alla fine cuberà il 71,8% della spesa cloud totale, con un valore di 143 miliardi di dollari.
Il sempre maggiore bisogno di potenza computazionale e storage spingerà però anche le altre componenti. Il dedicated cloud crescerà anche meglio, seppure di poco, con un +12,9% l'anno che nel 2028 porterà il settore a 56,1 miliardi di dollari. Segno più anche per la parte non-cloud: un piccolo +4,1% l'anno porterà il comparto a 71,4 miliardi di dollari nel 2028.