Conti a posto, spalle coperte, piani ambiziosi di espansione all’estero e, soprattutto, soluzioni ben referenziate.
Piccole (mica tanto) software house italiane crescono. SB Italia è sul mercato da 20 anni, ha raccolto più di 160 clienti nel solo 2023, è presente per la sesta volta consecutiva nella classifica IDC delle prime 100 aziende di software e servizi in Italia e, per il terzo anno consecutivo, ha ottenuto il premio come Best Performer da ItalyPost/Corriere Economy.
La creatura di Massimo Missaglia sta rapidamente diventando grande. Il bilancio del 2023 parla di 42 milioni di fatturato generato da 250 risorse che vorrebbero essere molte di più, classiche difficoltà di recruitment permettendo, mantenendo le performance di bilancio su un +30%. Nel 2022 il lavoro di SB Italia è stato riconosciuto dal gruppo paneuropeo di private equity Argos Wityu che ha investito nella società di Garbagnate Milanese fino al 70% delle quote. Contestualmente, personalità ben note nel settore come Pietro Scott Jovane e Paolo Scaroni hanno scelto di ricoprire rispettivamente la carica di Presidente di SB Italia e membro del Consiglio di Amministrazione.
Clienti di alto livello, come il testimonial Mondadori che lavora con SB Italia da ormai 15 anni, stabilità finanziaria e idee molto chiare sul proprio futuro, questa la ricetta per un business che vuole lievitare. “Puntiamo all’espansione, in Italia e all’estero – afferma Missaglia -. Storicamente lavoriamo con aziende lombarde, con qualche sconfinamento nelle regioni limitrofe. L’intenzione è di proseguire nell’espansione soprattutto con un piano di acquisizioni mirate, sia nel nostro Paese che all’estero. Acquisizioni fatte con giudizio, nell’ottica di complementare l’offerta e perseguire nella nostra missione: accompagnare le aziende verso la transizione digitale”. E così si sta già lavorando all’apertura della sede in Emilia Romagna e in Liguria, prossimamente sarà la volta del Triveneto e del Lazio. E poi sarà estero, ma solo quando si troverà un partner valido.
I cavalli di Troia con cui SB Italia si è già referenziata con un foltissimo gruppo di realtà italiane sono Docsweb, la piattaforma di Enterprise Process & Content Management in fase di ulteriore ampliamento, e le storiche soluzioni per la gestione digitale delle HR, il Procurement, la logistica e la compliance.
L’obiettivo di crescita punta ad acquisire trust provider e aziende specializzate nel settore in modo da offrire ai clienti una suite completa di servizi affidabili e sicuri per la gestione e la firma digitale dei documenti. Per questo, SB Italia prosegue nella focalizzazione su AgileSign, una delle piattaforme di Firma Elettronica più usate in Italia, perché “si tratta di un contesto che deve ancora crescere tanto – afferma Missaglia”.
La solida base di clienti, completamente orizzontale rispetto ai mercati, è decisamente l’arma più efficace che mette sul tavolo il direttore commerciale Fabio Finetto, ma non è l’unica. Affidabilità, solidità e vicinanza al cliente sono gli elementi che, quantomeno, permettono a SB Italia di sedersi al tavolo delle trattative con la stessa reputazione di un big vendor internazionale anche se, ovviamente, essere a portafoglio di tre delle big four della consulenza aiuta.
Ma, chiacchierando con Missaglia e Finetto, si comprende che qualcosa tra i clienti sta cambiando, e va di pari passo con il ricambio generazionale tra i CIO. Vincenzo Meduri, Group Chief Information Officer di Mondadori ha spiegato molto bene le caratteristiche di una partnership vincente. Quelle che contribuiscono a far crescere la consapevolezza che una software house italiana non ha niente da invidiare a una qualsiasi delle multinazionali che sappiamo avere il controllo del mercato. Valori come la conoscenza del cliente, la competenza di mercato, l’esperienza e, allo stesso tempo, la capacità di innovazione sono ciò che chiedono i nuovi CIO, dimenticando pregiudizi e rendite di posizione di sorta, anche perché negli anni 80 erano troppo giovani per evocarle. Oggi si chiede concretezza e presenza, ascolto e versatilità con l’obiettivo di costruire una partnership di valore e non di siglare, seppur con Firma Elettronica, un semplice contratto di fornitura.
Certo, c’è anche la fortuna, o la visione, di comprendere prima della concorrenza come l’assaggio di un semplice tool per la gestione documentale o la firma digitale possa essere il preludio di un menu completo a tema “trasformazione digitale dei processi”. Molto più facile per tutti, infatti, integrare nell’architettura IT di un’azienda cliente una prima componente applicativa che risolve un problema immediato, per poi far crescere l’appetito e proseguire passando dalla digitalizzazione dei documenti a quella dei processi.
“Il cliente ambisce a un’unica piattaforma di Enterprise Process & Content Management - afferma Missaglia – perché ne comprende i vantaggi in termini di gestione. Molti apprezzano le opportunità di personalizzazione e di integrazione rispetto a soluzioni che si dimostrano più “chiuse” e ci sembra un valore il dare la possibilità di “giocare” con il nostro servizio cloud e modellarlo secondo le specifiche esigenze. Se, poi, c’è bisogno di creare delle Academy, noi rimaniamo sempre a disposizione”.