‘Generiamo futuro’ è il tema scelto per l’edizione 2024 dell’evento di Cernobbio, che punta decisamente su un’intelligenza artificiale ‘rilevante, affidabile e responsabile’
Da oltre 15 anni Cernobbio, uno dei luoghi forse più suggestivi del Lago di Como, significa anche SAP Executive Summit, evento promosso da SAP e dai suoi partner che a metà aprile ha coinvolto esperti e oltre un centinaio di top manager per confrontarsi sui temi caldi del momento, tecnologici ma anche e soprattutto socioeconomici. È anche questo il segreto del successo di un evento che è unico nel suo genere, almeno per quanto riguarda SAP, visto che è solo la filiale italiana a organizzare un summit di questo tipo. In linea con il titolo “Generiamo futuro. Relevant, Reliable, Responsible”, quest’anno il tema dominante è stato quello dell’AI generativa e di come questa nuova rivoluzione tecnologica possa offrire un nuovo livello di competitività per il business, attraverso un approccio rilevante, affidabile e responsabile, indagandone anche gli impatti dal punto di vista etico e sociale.
“Quello che abbiamo davanti a noi è un futuro speciale, nel senso che non è il futuro di una volta, nel quale bastava applicare i modelli del presente in maniera lineare e traslare il tutto. Con un gioco di parole si potrebbe dire che oggi non viviamo l'epoca del cambiamento, ma il cambiamento di un'epoca”, ha esordito Carla Masperi, AD di SAP Italia, sottolineando che “generare il futuro vuole significare il fatto che con l’AI abbiamo la possibilità di produrre qualcosa che genererà effetti da ora in poi: per noi generare futuro significa generare valore di business attraverso un utilizzo efficace dell'AI”.
Oggi la strategia di SAP, ha proseguito l’AD, è quella di “portare l’AI nei processi di business: così come facciamo da 50 anni, modelliamo dati e processi a servizio delle aziende di ogni dimensione con l’AI, ma tenendo ben presente i tre pilastri sui quali si fonda la nostra strategia per l’intelligenza artificiale: rilevante, affidabile e responsabile. Guardando da vicino i due pillar della rilevanza e dell’affidabilità, per essere efficace per il business, l’AI deve conoscere il contesto dell’azienda, cioè delle supply chain, dei partner, delle risorse umane, della produzione, e così via. Perché soltanto conoscendo il contesto si possono dare risposte concrete e rilevanti, quindi pertinenti per il business: è qui che ci differenziamo, partendo da una posizione di vantaggio, visto che come SAP sono 50 anni ci occupiamo del contesto di business delle aziende. Ma conta anche l’affidabilità: non solo occorre conoscere il contesto, ma occorre anche dare risposte precise e di qualità, addestrando l’AI con i dati dell’azienda”.
Non solo: secondo Carla Masperi, un’AI responsabile è "un tema fondamentale, che riguarda anche l’etica e la privacy dei dati. Con questa esplosione dell’AI siamo in una fase un po' delicata, e dobbiamo provare a uscire dalla curiosità, andare oltre ai piccoli prototipi e ai piccoli esperimenti per portare l'AI su un utilizzo su vasta scala che sia utile e completo per il business. Per arrivarci occorre l’affidabilità, che viene dalla fiducia nei dati e nell'addestramento dell'AI: questa è la strada da percorrere, uscendo dalla fase di curiosità e dall’hype”.
Le potenzialità, per Carla Masperi, sono incoraggianti: citando il dato di IDC secondo il quale in Italia nel 2024 gli investimenti in AI cresceranno del 68%, contro una media europea del 61%, “il nostro Paese è in una posizione privilegiata, ma occorre stare in guardia e dirottare gli investimenti secondo la della logica del valore, altrimenti si rischia di investire senza ottenere il ritorno che ci si aspetterebbe. In sintesi, occorre una strategia che porti valore, anche al sistema Paese”.
Sul sistema Italia, ovvero sui “Sogni e fallimenti dell’economia” non solo italiana ma anche mondiale, questo il titolo del suo intervento, è intervenuto l’economista Carlo Cottarelli, che ha esordito con una nota di ottimismo, risalendo a cinque anni fa, “quando il nostro Paese è uscito dal peggiore ventennio della storia economica italiana: gli anni tra il 1999 e il 2019 sono stati i primi vent'anni in cui il reddito pro-capite non è aumentato, tanto che siamo al posto 170 in termini di crescita nella graduatoria di 182 Paesi del Fondo Monetario Internazionale. Se ci siamo adattati meglio a convivere con l'euro, siamo però rimasti con un problema fondamentale: quello del debito pubblico, che è un macigno che ci portiamo dietro dalla Prima Repubblica. Però in termini di competitività, in termini di conti con l'estero, i secondi dieci anni dell'euro sono andati molto meglio e abbiamo tenuto le quote di mercato”.
Ma nel 2020 c’è stato l’impatto della nota pandemia, ha ricordato Cottarelli: “uno shock molto forte, ma siamo usciti da quella crisi molto più rapidamente di quanto era successo in passato con le crisi del 2011 e del 2008, anche grazie agli acquisti di titoli della BCE e ai finanziamenti legati al Pnrr. Però c’è stato l’inatteso ritorno dell’inflazione, che ha portato alla reazione delle banche centrali che hanno aumentato i tassi di interesse, rallentando l’economia, come si è puntualmente riflesso nel PIL, dove gli ultimi dati vedono l’Italia crescere dello 0,9%, leggermente meglio dell’area Euro che in media si è attestata allo 0,7%. Ma la buona notizia è che anche se c’è un rallentamento in corso, siamo usciti a debellare l'inflazione abbastanza rapidamente, visto che è già tornata sotto il 2%, e senza che vi sia stata recessione”.
Per quanto riguarda più da vicino l’intelligenza artificiale, Carlo Cottarelli ritiene che sia “in grado di dare un contributo molto forte in termini di risparmi di tempo e soprattutto di aumento di produttività, cosa fondamentale per il nostro Paese. Allo stesso tempo però crea anche preoccupazioni, ma si tratta di sfide che vanno affrontate sempre, con qualsiasi cambiamento tecnologico”.
Ripercorrendo quelli che sono stati gli impatti sulla produttività globale della seconda rivoluzione industriale, Cottarelli ha fatto notare che “forse siamo un po' delusi del fatto che i cambiamenti tecnologici legati all'intelligenza artificiale non abbiano ancora avuto un impatto più forte sulla produttività, ma allo stesso tempo non dobbiamo essere troppo preoccupati dall’affrontare questa fase di cambiamento: c’è ancora molto spazio per fare passi avanti e per avere una crescita economica accompagnata da una crescita della produttività più forte, anche perché c'è sempre un ritardo tra lo sviluppo scientifico e tecnologico e l'applicazione a livello concreto di nuovi processi. In sintesi, forse siamo ancora in una fase di incubazione, nella quale servono risorse e investimenti. In questo, l’Europa dovrebbe fare di più, perché sta spendendo solo nell'applicazione dell'intelligenza artificiale, mentre gli Stati Uniti investono nella ricerca per sviluppare ulteriormente l’AI. Quanto alla Cina, questa sta in una via di mezzo Europa e Stati Uniti”.
Sulla dimensione per così dire più sociale dell’AI sono stati proposti numerosi spunti di riflessione da Dino Pedreschi, Ordinario di Informatica all’Università di Pisa e tra i maggiori esperti italiani di AI: non a caso, ha preso parte alla stesura dell’AI Act europeo. Proprio la nuova disciplina europea è “un notevole passo avanti”, ha sostenuto Pedreschi, sottolineando però che “bisogna lavorare ancora per rendere l’AI più sicura. Ma soprattutto, per essere in grado di sfruttarne tutte le possibilità, dobbiamo fare in modo che potenzi le capacità dell’uomo ma non le sostituisca, agendo da assistente che aiuta a pensare e ragionare”.
Successivamente, il palco del SAP Executive Summit ha visto anche quest’anno le testimonianze di alcune aziende che hanno intrapreso percorsi di trasformazione digitale. Orazio Iacono, CEO di Gruppo Hera, Paolo Marchesini, Chief Financial & Operating Officer di Campari Group, Carmine Perna, CEO di Mondadori Retail, e Andrea Provini, Global CIO di Bracco, hanno raccontato le esperienze delle loro aziende, introdotti da Emmanuel Raptopoulos, Presidente di SAP Emea, che ha sottolineato come l’esempio di queste imprese mostri i vantaggi di utilizzare le tecnologie digitali per affrontare scenari globali ogni giorno più complessi.
Scott Russell di SAP
La densa mattinata è stata chiusa da Scott Russell, Executive Board Member, Customer Success, di SAP, che ha ribadito la centralità del cloud come elemento imprescindibile di una strategia orientata all’AI: non a caso, la futura evoluzione della piattaforma SAP avverrà esclusivamente nel cloud e i servizi di AI generativa non saranno resi disponibili on premise. “Negli ultimi 12 mesi, abbiamo aggiunto decine di migliaia di nuovi clienti nel cloud, e un cliente di SAP cloud sta già utilizzando la nostra capacità di AI, sotto forma di machine learning o altro del genere, ma in futuro, sempre più, si tratterà di automazione e ulteriore intelligenza. E se oggi abbiamo quasi 30.000 clienti che utilizzano già le capacità di AI, stiamo implementando sempre più soluzioni nelle nostre applicazioni principali”, ha spiegato Scott Russell dal palco.
Sviluppando ulteriormente questo discorso, in risposta a una domanda di ImpresaCity, Scott Russell ha tenuto a precisare che “l'AI generativa pervaderà tutte le nostre offerte. Già oggi, anche in ragione del fatto che come SAP abbiamo molti anni di esperienza in ambito AI, l’intelligenza artificiale è integrata in un gran numero delle nostre applicazioni, e abbiamo lanciato 14 nuovi scenari di soluzioni. In questo modo, tutte le nostre principali aree, come per esempio finance, HR, operations, supply chain, spend management, risorse umane, operazioni, gestione della catena di approvvigionamento, gestione delle spese, e customer experience, avranno tutte l’AI generativa integrata”.
Ma c’è un altro aspetto interessante, secondo Scott Russell: “le aziende si rivolgono all’AI generativa per andare oltre i confini di un'applicazione, per essere in grado di utilizzare dati strutturati che SAP fornisce tramite le applicazioni core, ma vogliono anche utilizzare i dati non SAP. Ed è qui che diventa cruciale la nostra strategia di partnership perché sulla nostra piattaforma vi sono numerosi dati che attraversano diverse applicazioni, portandoli in un repository universale ed eseguendo un modello si possono collegare al mondo non SAP: pensiamo per esempio a Moody's o ad altre fonti di informazione”.
Non solo: “come SAP, vediamo anche la rilevanza dei dati che generiamo per le aziende al fine di creare nuove idee e nuovi scenari. Ma qui spostare i dati in diverse aree non è l’approccio giusto, perché l'elemento critico è invece sfruttare i dati alla loro fonte e renderli accessibili in modo controllato ai Large Language Model. Questo è il nostro approccio, e sono molto fiducioso che in qualità di utenti di una qualsiasi delle nostre business application, le aziende utilizzeranno le funzionalità di AI generativa come parte di quelle app, e potranno farlo non solo ora, ma anche più diffusamente in futuro”, ha concluso Scott Russell.
Scott Russell e Carla Masperi di SAP
Infine, nel corso dell’evento sono stati assegnati i SAP Innovation Award che riconoscono i risultati ottenuti dalle aziende con le soluzioni SAP. Tra i premiati, Ferrovie dello Stato Italiane – FSTechnology, che ha intrapreso un percorso di trasformazione digitale che ha individuato in RISE with SAP e SAP Business Technology Platform gli strumenti per abilitare l’innovazione all’interno del Gruppo Ferrovie e indirizzare una strategia data-driven, valorizzando l’enorme patrimonio informativo disponibile. Ducati Motor Holding ha invece ricevuto il riconoscimento per aver avviato una completa trasformazione digitale dei processi con l’obiettivo di rispondere in modo esaustivo alle richieste dei clienti. Con RISE with SAP e altre soluzioni SAP l’obiettivo è stato garantito attraverso l’evoluzione dei processi strategici e del landscape applicativo business critical.