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IBM, la GenAI merita un’innovazione open

Gli annunci dell’evento Think: spinta sull’open source e sulle partnership per portare valore di business all’intelligenza artificiale, al centro anche del tradizionale CEO Study giunto all’edizione numero 29

Tecnologie

In un incontro di fine maggio agli IBM Studios di Milano, Stefano Rebattoni, Presidente e AD di IBM Italia, ha condiviso, insieme a Sebastian Krause, Senior VP e Chief Revenue Officer di IBM, e a Tiziana Tornaghi, Managing Partner di IBM Consulting Italia, gli annunci dell’evento Think, andato in scena a Boston la settimana precedente, oltre a commentare alcune delle tendenze emerse nell’edizione 2024 del tradizionale CEO Study.

La cultura dell’AI

Dal CEO Study, condotto da IBM Institute for Business Value in collaborazione con Oxford Economics, e arrivato all’edizione numero 29 con la partecipazione di 3.000 CEO di oltre 30 Paesi, Italia compresa, è emerso in primo luogo che due terzi (il 64%) degli intervistati ritiene che il successo dell'AI generativa dipenderà più dalla capacità di adozione da parte delle persone che dalla tecnologia stessa.

Non solo: sempre due terzi (il 63%) dei CEO intervistati affermano che i loro team hanno le competenze e le conoscenze necessarie per incorporare l'AI generativa, ma pochi ne comprendono l'impatto sulla forza lavoro e sulla cultura della loro organizzazione. Più della metà (56%) non ha ancora valutato questo impatto sui propri dipendenti. Eppure, il 51% dei CEO dichiara di assumere persone in ruoli relativi all'AI generativa che l'anno scorso ancora non esistevano, mentre il 47% prevede di ridurre o ridistribuire la propria forza lavoro nei prossimi 12 mesi con l’avvento dell'AI generativa.

C'è un incredibile entusiasmo intorno all'AI generativa e i CEO vogliono andare oltre il clamore dell'AI per ottenere un impatto sul business. Tuttavia, senza le persone e la cultura giuste, i progressi saranno lenti. Nel momento in cui l'AI generativa viene incorporata nella strategia aziendale, è fondamentale che i manager costruiscano una mentalità e una cultura aziendale che favorisca questa adozione e guidino le persone attraverso il cambiamento”, si sottolinea in IBM.


Da sinistra: Stefano Rebattoni, Tiziana Tornaghi e Sebastian Krause di IBM

I “numeri” italiani

Guardando più da vicino ai “numeri” del CEO Study per quanto riguarda l’Italia, i maggiori ostacoli all’innovazione indicati dai CEO italiani riguardano tecnologia o dati inadeguati (per il 32% in Italia rispetto al dato global 42%) e l’avversione al rischio/interruzione (46% rispetto a 39% global). Le priorità per i prossimi tre anni vengono invece così identificate: accuratezza delle previsioni e esperienza del cliente (38% rispetto al 30% global), efficacia del marketing e delle vendite (22% rispetto al 29% global) e l’ecosistema/partnership (19% rispetto al 25% global).

Inoltre, negli ultimi sei mesi è aumentata significativamente la preoccupazione da parte dei CEO sui possibili ostacoli nell’adozione dell’intelligenza artificiale generativa, legata per esempio alla provenienza dei dati (52%, rispetto al 41% global) e la preoccupazione per l’uso improprio della proprietà intellettuale (40% rispetto al 31% global). Le priorità, invece, che guidano gli investimenti dei CEO nelle tecnologie di intelligenza artificiale riguardano il miglioramento della sicurezza e della gestione del rischio (49% rispetto al 38% su base globale).

A tutta open innovation

Favorire l’AI generativa è quindi più che un imperativo, e gli annunci dell’evento Think, al quale hanno partecipato oltre 3700 aziende clienti di IBM, non hanno mancato di riflettere questa tendenza: oltre a diversi nuovi aggiornamenti della piattaforma watsonx, a un anno dall’annuncio, sono state annunciate numerose nuove funzionalità per i dati e per l'automazione, progettate per rendere l'AI più aperta, flessibile ed efficiente nei costi. Durante il keynote di apertura, Arvind Krishna, CEO di IBM, ha condiviso i piani dell'azienda per investire, sviluppare e contribuire nella community open-source dell'AI quale componente fondamentale della strategia di Big Blue: “crediamo fermamente nel portare l’open innovation nell'AI. Vogliamo utilizzare il potenziale dell'open source per fare con l'AI ciò che è stato fatto con successo con Linux e OpenShift. Open significa scelta. Open significa avere più occhi sul codice, più menti sui problemi e più mani sulle soluzioni. Per far sì che una tecnologia si diffonda velocemente e capillarmente, è necessario bilanciare tre obiettivi: concorrenza, innovazione e sicurezza. L'open source è un ottimo modo per raggiungerli tutti e tre".

Oltre i limiti

Più in dettaglio, in linea con l’impegno verso l'ecosistema dell'AI open-source, IBM ha reso open-source una famiglia dei propri modelli di linguaggio e codice Granite tra le più avanzate e performanti. In questo modo, IBM invita le imprese, gli sviluppatori e gli esperti a livello globale a far leva sui punti di forza e a spingersi oltre i limiti che l'AI può raggiungere in ambito business. Disponibili oggi con licenza Apache 2.0 su Hugging Face e GitHub, i modelli open-source di Granite si distinguono per processo di sviluppo, qualità, trasparenza ed efficienza. I modelli di codice Granite vanno da 3B a 34B parametri e sono disponibili sia nei modelli base sia nelle varianti che includono istruzioni adatte a svolgere compiti come la modernizzazione di applicazioni complesse, la generazione di codice, la correzione di bug, la spiegazione e la documentazione del codice, la manutenzione di repository e altro ancora.

Non solo: oltre a una funzionalità in arrivo in watsonx Orchestrate per aiutare le imprese a creare i propri assistenti AI in tutti i settori, tra i diversi aggiornamenti e miglioramenti vi sono watsonx Code Assistant for Enterprise Java Applications, con disponibilità prevista per ottobre 2024, watsonx Assistant for Z per trasformare il modo in cui gli utenti interagiscono con il sistema per trasferire rapidamente conoscenze e competenze, con disponibilità giugno 2024, e un'espansione di watsonx Code Assistant for Z Service con spiegazione del codice per aiutare le imprese a comprendere e documentare le applicazioni attraverso il linguaggio naturale, anche questa disponibile a giugno 2024.


Ecosistema ampio

Inoltre, IBM rende sempre più centrale l’ecosistema dei partner per offrire ai clienti scelta e flessibilità, portando i modelli di terze parti su watsonx, permettendo alle principali aziende di software di incorporare le funzionalità di watsonx nella loro tecnologia e offrendo le competenze di IBM Consulting per la trasformazione aziendale. Al riguardo, sono state rafforzate le collaborazioni con AWS, Adobe, Meta, Microsoft, Mistral, Palo Alto Networks, SAP, Salesforce e Sdaia per ampliare le funzionalità e offrire scelta di modelli, flessibilità e governance attraverso watsonx.

Infine, IBM Consulting ha rapidamente ampliato le proprie competenze in materia di AI generativa, con oltre 50.000 professionisti certificati nelle tecnologie di IBM e dei partner strategici. L’intero ecosistema di partner di ogni dimensione sta aiutando le aziende ad adottare e rendere scalabile l’AI in funzione delle proprie necessità.

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