Con Oracle Database@AWS si chiude il cerchio delle integrazioni con gli hyperscaler.
Un mondo cloud “aperto”, si può? Secondo l'immortale Larry Ellison, sull'onda insieme a Oracle da ormai 47 anni, che inaugura le danze dell’Oracle CloudWorld 2024 in corso a Las Vegas, assolutamente sì. D’altronde, questo è l’assist migliore che si possa fare all’annuncio più importante dato durante la manifestazione: Oracle Database@AWS.
Il nome suggerisce una partnership o, meglio, una migliore definizione di quanto già era stato annunciato in precedenza. Secondo le dichiarazioni ufficiali la soluzione permetterà ai clienti di accedere a Oracle Autonomous Database su un'infrastruttura dedicata e a Oracle Exadata Database Service su AWS.
Sempre secondo le parole dei manager, “Oracle Database@AWS è pensato per fornire un’esperienza unica nell’utilizzo di Oracle Cloud Infrastructure (OCI) su AWS, semplificando la gestione del database, la fatturazione e il supporto”.
La partnership prevede, inoltre, una maggiore integrazione, dunque interoperabilità, tra il database Oracle e le applicazioni residenti in Amazon Elastic Compute Cloud (EC2) e i servizi di analytics, AI e machine learning di AWS, compreso Amazon Bedrock. La soluzione sarà pienamente operativa entro la fine del 2024.
"Stiamo assistendo a un’altissima richiesta di clienti di piattaforme multicloud - ha dichiarato Ellison -. Per soddisfare questa richiesta e offrire ai clienti la scelta e la flessibilità che desiderano, Amazon e Oracle collegano i servizi AWS con la più recente tecnologia Oracle Database, come Oracle Autonomous Database. Con Oracle Cloud Infrastructure distribuita all'interno dei data center AWS, forniremo ai clienti le migliori prestazioni possibili di accesso ai database".
Con Oracle Database@AWS, l’azienda americana chiude il cerchio delle partnership con la terna di hyperscaler leader, dopo Oracle Database@Google preannunicato a luglio e ora rilanciato, e Oracle Database@Azure, confermando l’attitudine a creare accordi commerciali e unire le forze, semplicemente perché il mercato spinge verso il multicloud.
In particolare, Oracle Database@Google è ora disponibile in quattro regioni Google Cloud in USA ed Europa. Da oggi i clienti possono utilizzare i servizi Oracle Exadata Database, Oracle Autonomous Database e Oracle Database Zero Data Loss Autonomous Recovery Service su OCI nei data center Google Cloud ad Ashburn, Salt Lake City, Londra e Francoforte. Sarà anche possibile far girare i servizi su Linux Oracle e sfruttare i servizi di GenAI di entrambi.
Annunciata anche l’estensione dell’offerta Oracle Database@Azure, in particolare l’integrazione di Microsoft Fabric con Oracle Database@Azure, di Microsoft Sentinel e le certificazioni per la compliance, infine l’espansione a 21 regioni Azure e il supporto per Oracle Maximum Availability Architecture.
Una strategia collaborativa - a cui AWS storicamente ha sempre dimostrato riluttanza mentre Oracle l’ha sempre promossa - è inevitabile vista la tendenza di mercato, ed è certamente buona cosa. Ciò che si dovrebbe decodificare, ma che rischia di rimanere un segreto fino alla fase di trattativa con i clienti, è quanto un’integrazione influisca sul costo di un progetto multicloud. È chiaro che tutti i player ci devono guadagnare ed è altrettanto chiaro che ora il costo dell’intero ciclo di vita di un’infrastruttura multicloud non è quello che per anni ci è stato promesso. In soldoni, quanto costerà alle aziende tutto questo?
C’è da dire che, a questo proposito, è stato annunciato anche che IBM Consulting amplierà i propri servizi, che comprendono anche il calcolo e il controllo dei costi, per l’implementazione e l’utilizzo di Oracle GenAI.
Ultima novità “macro”, rispetto a quelle che riguardano soprattutto gli sviluppatori, è in ambito sicurezza. Oracle ha introdotto Oracle Cloud Infrastructure Zero Trust Packet Routing all’interno di OCI, per limitare e controllare gli accessi non autorizzati ai dati separando il layer di sicurezza proprio della rete da quello dell’architettura.
Ora le aziende possono impostare regole di sicurezza sulle risorse e scrivere policy anche in linguaggio naturale per limitare il traffico di rete a seconda delle risorse e dei servizi dati a cui si accede. In questo modo, gli utenti, e i loro dati, saranno protetti da configurazioni di rete errate.
Infine, all’Oracle CloudWorld 2024 è stato presentato Oracle Cloud Success Protection Service. Si tratta di un servizio di supporto personalizzato e proattivo all'ecosistema. Gli specialisti Oracle aiuteranno i clienti a ottimizzare i carichi di lavoro esistenti grazie a controlli specifici, e a selezionare e risolvere eventuali problemi. Insieme a Oracle Cloud Success Assurance Service e Oracle Cloud Assistance, il pacchetto ha l’obiettivo di rendere l’accesso ai servizi Oracle Cloud più sicuro e, soprattutto, più facile e “amichevole” perché: “Il nostro obiettivo è garantire che ogni cliente Oracle possa realizzare appieno ciò che è possibile fare con Oracle Cloud e l'intelligenza artificiale – ha affermato Gary Miller, Customer Success Officer ed Executive vice president per gli Oracle Customer Success Services.