Sicurezza delle transazioni online ma anche supporto per la gestione della finanza personale le aree per cui si affiderebbero all’intelligenza artificiale, con una forte propensione nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni.
Il 47% degli italiani intervistati afferma di avere una visione positiva dell’intelligenza artificiale e delle sue capacità, in generale: a rilevarlo lo studio Visa “The Future is Here”, che mette in luce come gli italiani vedano sempre più positivamente il ruolo dell’IA nelle loro vite. Infatti, il 44% degli intervistati ritiene che l’IA possa avere un impatto positivo nella vita personale, mentre il43% che possa fornire un supporto in ambito lavorativo. Inoltre, lo studio evidenzia il ruolo chiave assegnato all'IA nella sicurezza, che si tratti di operazioni bancarie e pagamenti online (41%) o di rilevamento delle frodi (39%).
“Questi dati evidenziano l’importanza crescente dell’intelligenza artificiale nel contesto socioeconomico italiano. Sicurezza e affidabilità sono da sempre una priorità assoluta per noi. Nel 1993, Visa è stata la prima rete a implementare una tecnologia basata sull’IA per la gestione dei rischi e delle frodi, aprendo la strada all'uso di modelli di intelligenza artificiale nei pagamenti. La nostra piattaforma tecnologica è uno degli esempi più potenti dei vantaggi tangibili dell'intelligenza artificiale – sottolinea Stefano M. Stoppani, Country Manager Visa Italia, che aggiunge: “Nell'ultimo anno siamo riusciti a prevenire oltre 40 miliardi di frodi grazie ai nostri investimenti tecnologici, compresi quelli nell'IA”.
Quasi la metà (44%) degli italiani intervistati ritiene che l’IA possa avere un impatto positivo sulla propria vita personale. Questa fiducia è particolarmente diffusa tra gli adulti della fascia 45-64 anni (47%), seguita dai giovani tra i 18 e i 34 anni (46%).
Inoltre, più di un quarto (28%) degli intervistati sarebbe disposto a lasciare che l’IA gestisca la richiesta di un prestito, se questa fosse in grado di automatizzare il processo in modo sicuro. A pensarlo sono soprattutto gli adulti della fascia 35-44 anni (34%), percentuale che scende al 23% fra i giovani tra i 18 e i 34 anni.
Anche la gestione degli investimenti trova spazio tra le attività che gli italiani affiderebbero all’IA; circa un quarto degli intervistati (26%) lascerebbe che l’IA gestisca il proprio portafoglio, con una maggiore propensione tra i più giovani nella fascia di età 18-34 anni (33%), così come delegherebbe all’intelligenza artificiale la possibilità di investire in azioni e titoli (25%), con quasi un terzo (30%) dei giovani tra i 18 e i 34 anni favorevole, contro il 40% degli over 65.
Sul fronte delle spese, oltre un terzo degli italiani (36%) si affiderebbe all’IA per gestire attività come pagare le bollette mensili, anche in questo ambito la fascia d'età 35-44 è la più aperta a questa possibilità (41%).
Anche nel contesto lavorativo, l’IA viene percepita come un potente strumento per migliorare l’efficienza e l’innovazione delle attività. Più di 2 italiani su 5 intervistati (43%) ritengono possa avere un impatto positivo sulla propria vita professionale, con un 45% di giovani (18-34 anni) che si dichiara favorevole al suo utilizzo.
Questa fiducia crescente nell’IA come strumento di lavoro riflette il cambiamento nel modo in cui le aziende e i lavoratori vedono l’automazione: infatti, secondo il 57% degli italiani intervistati l’IA è un’opportunità per risparmiare tempo nelle operazioni quotidiane, facilitando la gestione di compiti ripetitivi e permettendo di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto. A pensarlo sono soprattutto i giovani tra i 18 e i 34 anni (63%), rispetto agli over 65 (52%).
In Italia, il rilevamento delle frodi è l’area in cui l’IA presenta il maggiore potenziale per il 39% delle persone intervistate. A pensarlo sono soprattutto gli over 65 (46%), rispetto al 36% dei giovani nella fascia di età 18-34 anni.
Inoltre, il 41% degli italiani intervistati crede che l’IA possa migliorare la sicurezza delle operazioni bancarie e dei pagamenti online. Questa fiducia è particolarmente diffusa tra gli adulti della fascia 45-64 anni (44%); al contrario, solo il 36% degli over 65 condivide questa visione.