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A Explore, VMware parla sempre di più la lingua del cloud privato

L’edizione europea dell’evento mondiale conferma la focalizzazione verso il private cloud, imperniato su VMware Cloud Foundation, per gestire computing, storage e networking in modo unificato e in sicurezza

Tecnologie

Barcellona - Erano più di uno i motivi di interesse per l’edizione dell’evento Explore di VMware “by Broadcom”, come è conosciuta ora, a praticamente un anno di distanza dal completamento dell’acquisizione. Tradizionalmente previsto a Barcellona a inizio novembre, l’incontro di clienti e partner riprende i contenuti dell’analogo evento di Las Vegas di fine agosto: anche qui, se il nome della kermesse è rimasto invariato, il brand VMware rimane solo nei prodotti, in quanto tutto è sotto il cappello Broadcom.

Logico quindi che quest’anno a Barcellona gli onori di casa siano stati fatti da Hock Tan, Presidente e CEO di Broadcom, che solo un anno fa era intervenuto in veste di numero uno in pectore. dichiarando tre impegni nei confronti dei clienti di VMware: “mantenere e accelerare la velocità di innovazione, continuare a investire nell’ecosistema di partner, rendere i nostri prodotti più facili da implementare e gestire”.

Non a caso, il keynote di Hock Tan ha richiamato esplicitamente questi tre punti, spiegando che “in primo luogo abbiamo semplificato la proposta VMware, passando da 800 SKU a quattro offerte principali; in secondo luogo, stiamo investendo molto, e continueremo a investire, per rendere i nostri prodotti sempre più facili da usare e più interoperabili; e infine stiamo rafforzando l'ecosistema, per i nostri partner e per i nostri clienti”.


Hock Tan, Presidente e CEO di Broadcom, nel suo keynote a Barcellona

Verso il cloud privato

In effetti, le novità non sono mancate, con annunci che ricalcano quelli visti a fine agosto all’Explore di Las Vegas. Su tutto però spicca il deciso shift verso il cloud privato, motivato da Hock Tan con parole piuttosto nette: “una decina d’anni fa, ci siamo tutti innamorati delle promesse del cloud pubblico, mettendolo al primo posto. Ma oggi ne stiamo soffrendo le conseguenze, che si riassumono nelle tre C del Costo, perché il cloud pubblico si rivela sempre più costoso di quanto ci si aspetti, della Complessità, perché il cloud pubblico è nella sua sostanza un’altra piattaforma o un altro strato da gestire, e infine la Compliance: soddisfare i requisiti normativi oggi è sempre più complesso e costoso”.

Non a caso, ha proseguito Hock Tan citando una survey di Barclays, “oggi più dell’80% dei CIO hanno intenzione di riportare i carichi di lavoro on premise: questo dato era il 43% solo quattro anni fa. Questo dimostra che il futuro è nel cloud privato e nell’AI privata, alimentata dai dati privati, guardando sempre più all’on premise per mantenere il controllo. Continuando però a servirsi del cloud pubblico quando è necessario, per avere elasticità e per gestire i picchi di workload”.


Insomma, uno scenario che continua a essere ibrido, ma nel quale il cloud privato si ritaglia il ruolo di “piattaforma per l’innovazione e per il business, come è dimostrato dal fatto che oltre il 70% della capacità core che abbiamo venduto negli ultimi 12 mesi è basata su VMware Cloud Foundation”, fa notare Hock Tan, sottolineando uno dei vantaggi principali della piattaforma, che permette di gestire computing, storage e networking in modo unificato, con minori costi e maggiore sicurezza rispetto al cloud pubblico, superando anche i tradizionali silos.

Ad approfondire questi aspetti è Paul Turner, Vice president of products, VMware Cloud Foundation Division di Broadcom, citando uno studio condotto sull’impatto dei silos, che fanno aumentare i costi operativi del 42% e quelli infrastrutturali del 34%: “con VMware Cloud Foundation si eliminano i silos, grazie a un’infrastruttura integrata di tipo software defined con NSX, Vsan e vSphere, che semplificano la gestione delle risorse, con maggiori livelli di automazione e di sicurezza, senza dimenticare i temi oggi preminenti dell’AI e del sovereign cloud”.


Novità su tutta la linea

Entrando nel dettaglio degli annunci di Barcellona, posto che come detto in buona sostanza ricalcano quelli di fine agosto all’analogo evento di Las Vegas, oltre alle novità della piattaforma VMware Cloud Foundation, della quale sono state anche illustrate le innovazioni previste “in futuro” per la versione 9, spicca anche l’ampliamento delle capacità di data service con il lancio di VMware Tanzu Data Services. Come nuova offerta di servizi avanzati per la VCF, Tanzu Data Services consentirà di semplificare l'implementazione, la gestione e il consumo di servizi di dati critici e di velocizzare la delivery delle applicazioni, migliorare la sicurezza e la governance dei dati e l'efficienza operativa.

Inoltre, si rafforzano resilienza, sicurezza e recovery end-to-end con l'espansione del supporto di VMware Live Recovery per includere anche Google Cloud VMware Engine (GCVE) come ambiente di recovery isolato (IRE) di destinazione per i carichi di lavoro VCF, oltre a VMware Cloud su AWS e IRE on-premise, sia per il cyber sia per il disaster recovery. Vi è poi un poi un maggiore supporto nel percorso di trasformazione del cloud privato con VMware Cloud Foundation grazie alla continua espansione del Private Cloud Modernization Program di Broadcom, che ora include uno strumento di maturità e ottimizzazione del cloud privato e una nuova certificazione VMware Cloud Foundation Architect.


Il cloud sovrano

Tema di rilievo è notoriamente quello del cloud sovrano: a Barcellona è stato annunciato che oggi sono 50 i VMware Cloud Service Provider che offrono servizi cloud sovrani basati su VCF, 30 dei quali sono nell'area Emea: per l’Italia, spicca la presenza di TIM

Come già annunciato a Las Vegas in agosto, è stata ribadita la prossima disponibilità generale di Tanzu Platform 10, che rappresenta la prima release di Tanzu Platform per gli ambienti autogestiti, air gapped, ottimizzata per i cloud privati basati su VMware Cloud Foundation, ma supporta anche le implementazioni nel cloud pubblico.


A tutta AI

Anche il capitolo AI ha visto numerose novità di rilievo, con importanti progressi nel portafoglio di prodotti VeloCloud, tra cui il lancio di VeloRAIN e l'avvio di un nuovo programma per i partner. VeloRAIN, dove la parte in maiuscolo sta per Robust AI Networking, punta proprio ad accelerare e ottimizzare i carichi di lavoro di AI networking. Cone questa nuova architettura, spiegano in Broadcom, le aziende possono migliorare il modo in cui costruiscono e gestiscono le reti basate sull'intelligenza artificiale, con una prioritizzazione più intelligente delle applicazioni e del traffico, per operare in modo più efficiente e offrire migliori esperienze utente.

Sempre in tema AI, le nuove appliance VeloCloud Edge 4100 e 5100 massimizzano le performance, la resilienza e il supporto dei carichi di lavoro su scala. Progettate per filiali di grandi dimensioni, hub regionali e data center, le ultime appliance VeloCloud Edge semplificano l'architettura di rete richiedendo l'implementazione di un minor numero di dispositivi per scalare i servizi di rete e di sicurezza a supporto delle crescenti esigenze.

Novità per gli MSP

Broadcom ha inoltre annunciato l'espansione del proprio ecosistema di partner con il lancio di un nuovo programma pensato per i Managed Service Provider. Il nuovo Broadcom Advantage Partner Program per i partner VeloCloud, chiamato Titan, introduce i tre livelli Pinnacle, Premier e Registered, e offre una serie di vantaggi per aiutare gli MSP partecipanti a fornire il portafoglio SD-WAN VeloCloud come servizi gestiti a un'ampia gamma di clienti a livello globale.

Infine, per le novità in tema sicurezza, vanno menzionati miglioramenti e funzionalità per VMware vDefend e VMware Avi Load Balancer, che includono la difesa dalle minacce con l’AI generativa, grazie al nuovo vDefend Intelligent Assist, un tool progettato per accelerare il rilevamento, l'analisi e la correzione delle minacce, e i miglioramenti che aiutano a ottimizzare il bilanciamento del carico per gli ambienti VCF e Kubernetes, concentrandosi su automazione, resilienza e future-proofing delle operazioni.


Mario Derba e Claudia Angelelli di Broadcom

Uno sguardo all’Italia

La presenza a Barcellona di Mario Derba, Managing Director per l'Italia di Broadcom dallo scorso luglio, e a partire da novembre anche Area Sales Lead per Iberia e Italia, è utile per fare il punto sull’andamento dei VMware nel nostro Paese. Partendo dagli spunti offerti da Hock Tan nel keynote, soprattutto in merito alle tre C del cloud pubblico e alle istanze di repatriation in atto, Mario Derba fa notare che “riguardo al cloud, la situazione italiana è diversa, e ci offre opportunità di rilievo: i clienti italiani hanno cominciato più tardi il loro percorso cloud, e sono ancora nella fase in cui invece stanno cercando di forzare l'adozione del cloud. Quindi il fenomeno della repatriation in Italia ancora non è così evidente, e questo rappresenta un vantaggio per noi, in quanto invece di andare fino in fondo al tunnel del cloud pubblico e poi cercare di uscirne, possono saltare direttamente in avanti, evitando investimenti dei quali poi non avere ritorni adeguati".

Approfondice quest'ultimo spunto Claudia Angelelli, Solution Architect Manager di Broadcom: "con l’arrivo di Broadcom si è accelerata la focalizzazione sul grande tema del Software Defined Data Center, investendoci molto, razionalizzando l’offerta e puntando molto su VMware Cloud Foundation, e questo combacia perfettamente con il trend in atto sul mercato, permettendoci di aiutare al meglio le aziende ad affrontare tutti i problemi di costi, complessità e compliance".

Non solo: “razionalizzare gli investimenti e semplificare le modalità con cui le nostre soluzioni vengono portate sul mercato ha significato molto, anche perché ha comportato una razionalizzazione di tutte le nostre business unit, che sono confluite all'interno della business unit di VMware Cloud Foundation, con una significativa e utile riduzione dei silos anche al nostro interno”, conclude Claudia Angelelli.

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