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La Commissione Europea indaga sul mercato data center

Avviate ispezioni in molte aziende che realizzano data center in Europa: il sospetto è quello che abbiano stipulato accordi anti-concorrenziali fra di loro

Mercato e Lavoro

La Commissione Europea ha ufficialmente comunicato di avere avviato l'esecuzione di ispezioni mirate senza preavviso presso le sedi di aziende che operano nel settore della costruzione di data center. Parallelamente, la Commissione ha inviato richieste formali di informazioni a diverse aziende attive nello stesso settore. Al momento non sono stati dati dettagli ulteriori sulle indagini, né sono stati indicati i nomi delle aziende sotto osservazione.

La Commissione teme che le aziende del settore della costruzione di data center possano aver violato le norme antitrust dell'UE che vietano i cartelli e le pratiche commerciali restrittive. La Commissione ha spiegato di stare indagando in particolare su una possibile collusione sotto forma di accordi cosiddetti di "no-poaching". Si tratta di accordi tra aziende concorrenti che si impegnano a non “rubarsi” i dipendenti a vicenda. Possono essere applicati ai dipendenti attuali come a quelli che hanno lasciato da poco il loro datore di lavoro.

I dipendenti spesso non sono a conoscenza di questi accordi tra imprese, accordi che potrebbero anche non essere scritti. Anche perché sono illegali sia per la legislazione statunitense - molto interessata al tema da tempo, perché gli accordi di questo genere sono piuttosto diffusi negli USA - sia per quella europea. Gli accordi di no-poaching sono infatti una forma di "non concorrenza" a priori che va a costituire di fatto un cartello fra le aziende che lo stipulano, esplicitamente o implicitamente.

La Commissione fa poi notare che le ispezioni senza preavviso sono una fase preliminare di indagine su sospette pratiche anticoncorrenziali. Il fatto che la Commissione effettui tali ispezioni non significa che le imprese siano colpevoli di comportamenti anticoncorrenziali né pregiudica l'esito dell'indagine stessa. Insomma, è tutto in divenire. Anche perché non esiste un termine legale per la conclusione delle indagini sulla condotta anticoncorrenziale e la Commissione comunque auspica che iniziare a smuovere le acque porti aziende e dipendenti coinvolti in comportamenti illeciti a collaborare con le indagini, per ottenere l'immunità dalle sanzioni o una loro riduzione significativa.

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