Per crescere nel nostro Paese, Seidor Italia punta sulle esperienze maturate storicamente dalle sue società “componenti” e sulla possibilità di operare in sinergia con le altre varie anime della casa madre, a livello globale
Come fa la più grande azienda privata spagnola di consulenza tecnologica ad affermarsi in Italia? Lo fa con una strategia che punta da un lato sulla massa critica di risorse e competenze sviluppate a livello globale, dall’altro sull’esperienza e sulla presenza a livello locale di alcuni system integrator italiani che sono entrati a farne parte. Parliamo di Seidor, che internazionalmente è sul mercato da 42 anni ma che in Italia lo è solo dal 2019. Da allora, e specialmente nell’ultimo biennio, la filiale italiana vera e propria (Seidor Italia) è cresciuta però velocemente, soprattutto assorbendo vari player ben consolidati sul territorio nazionale: prima Gunpowder ed Eca, poi HT High Technology.
Stabilizzata e “metabolizzata” questa crescita strutturale e di business, Seidor si propone ora come partner tecnologico che può giocare su diversi tavoli della digitalizzazione per come viene principalmente considerata dalle imprese italiane. Questo anche e soprattutto grazie al fatto che le sue varie “anime” italiane hanno nel tempo sviluppato competenze ed esperienze complementari, che ora si inseriscono nella visione tecnologica complessiva della casa madre.
Da questo punto di vista Seidor punta su alcune specifiche linee di sviluppo. Una delle principali è la componente ERP, incentrata sulle soluzioni SAP. “Non solo per la parte ERP in senso stretto – spiega Vittorio Soldavini, CEO di HT High Technology – ma comprendendo anche altre soluzioni verticali a complemento, ad esempio per le parti di employee experience”. Seidor copre ovviamente anche le aree che classicamente ruotano intorno all’asse ERP, dalla data analytics, con le soluzioni principali sul mercato, al CRM, con Salesforce. E molte altre aree applicative.
Seidor agisce anche a livelli più “macro”: di strategie e di approcci per la trasformazione digitale e di business più che di semplici soluzioni. Approccia ad esempio tutto il mondo dell’AI “sia utilizzando soluzioni di mercato – spiega Soldavini - sia con una soluzione sviluppata direttamente in Seidor che ci permette di proporre alternative interessanti di integrazione dell’AI con ambienti ERP e CRM”. Ci sono poi tutta la parte di gestione infrastrutturale, dall’on-premise al cloud passando per l’ambito specifico degli smart workplace, e il campo altrettanto vasto della cybersecurity. Che per Seidor non è semplicemente vendere soluzioni di mercato ma soprattutto fornire servizi, grazie tra l’altro a una rete di SOC e NOC propri.
L’ampia offerta di Seidor deve ora, spiegano i suoi manager, essere portata sul mercato italiano in maniera omogenea e riconoscibile. “L'obiettivo – spiega Soldavini - è essere percepiti sul mercato come una ‘one company’, quindi la nostra organizzazione si trasformerà con una centralizzazione delle attività di vendita e di supporto e avremo anche un'integrazione molto più spinta tra le varie componenti delle soluzioni che forniamo al cliente”. Le previsioni di crescita sono piuttosto ambiziose – superare in cinque anni i 50 milioni di fatturato e i 500 clienti – e si basano su un ampliamento progressivo della tipologia di clienti.
“Ci concentreremo – sottolinea Soldavini - non solo sul midmarket, che è sicuramente il mercato oggi più significativo per il gruppo, ma anche sul segmento large enterprise e sulla PA. Da questo punto di vista i riscontri che stiamo avendo dal mercato sono estremamente positivi: cominciamo a essere riconosciuti come un gruppo in grado di partecipare a gare importanti perché ha una struttura e una dimensione significative, ovviamente diverse da quelle delle singole società autonome”. Essere percepiti dalla PA come una multinazionale e non come un gruppo di aziende locali è certamente importante, ma Seidor non gioca solo su questo. Punta anche sulle esperienze che una delle sue “anime” – Gunpowder – ha già maturato in campo Pubblica Amministrazione e, inoltre, su un ufficio gare dedicato e su persone che hanno skill specifici per il mondo PA.
Le esperienze maturate dalle aziende che oggi “fanno” Seidor Italia serviranno anche per un’altra direttrice di sviluppo importante: creare soluzioni pre-pacchettizzate per settori verticali diversi, in modo da semplificare l’adozione nelle imprese delle nuove tecnologie e della digitalizzazione in generale. Questo sviluppo è facilitato dal fatto che le varie componenti di Seidor Italia hanno una presenza storica in settori merceologici complementari: grazie a questo, Seidor Italia ha ad esempio già in portafoglio oltre dieci soluzioni già certificate SAP per ambiti che spaziano dal chimico al farmaceutico, dalla cosmetica al manufacturing.
“Pre-pacchettizzare soluzioni velocizza il tempo di implementazione - spiega in questo senso Raul Cerda, Direttore di Seidor Italia – ma richiede una grande esperienza nei vari settori verticali di applicazione, perché bisogna essere in grado di spiegare al cliente che i suoi processi devono evolvere in una determinata maniera, che conosciamo proprio grazie alle esperienze maturate con aziende simili alla sua”.
La sinergia tra esperienze locali e globali sarà un tratto distintivo costante per Seidor, che punta decisamente su un approccio “glocal”. “L'idea è esplicitamente quella di portare le competenze e le esperienze sviluppate a livello globale da Seidor anche in Italia, declinandole e localizzandole opportunamente”, spiega Giancarlo Lituri, Direttore di HT High Technology: “Questa doppia valenza di società locale che però può attingere anche centri di eccellenza e di competenza internazionali, sicuramente porta valore ai clienti di qualsiasi dimensione”.
Non da ultimo, il “glocal” va visto anche come una dinamica che si muove dal locale al globale. Per i clienti italiani, cioè, è un valore “affidarsi a una realtà locale che però è presente anche all'estero e quindi può affiancarli in roll-out verso altre nazioni europee e anche fuori dall'Europa, con la stessa qualità di servizio e avendo sempre un unico interlocutore”, conclude Lituri.