Sempre più aziende puntano alla modernizzazione del mainframe per poterlo integrare con le tecnologie più recenti, dall’AI al cloud-native. Nel seguire questa strada serve sempre un approccio ben strutturato, Kyndryl propone il suo.
Nonostante non sia considerato – erroneamente, peraltro – un rappresentante delle tecnologie più “cool” del mercato IT, il mainframe è ancora saldamente al centro dei sistemi informativi che hanno esigenze spiccate di operatività garantita. Non stupisce quindi che chi possiede un mainframe se lo tenga quasi sempre stretto, cercando non tanto di sostituirlo integralmente quanto piuttosto di farlo “evolvere” in modo da poter recepire gli sviluppi tecnologici del momento.
È lo scenario che viene tratteggiato anche da uno studio che Kyndryl ha condotto su un campione di 500 dirigenti senior di aziende, anche italiane, che utilizzano mainframe. E da cui viene un messaggio importante: il mainframe oggi non ha grandi difficoltà a recepire e implementare le nuove tecnologie – in primis quelle collegate all’AI, all’hybrid IT e al cloud-native – ma per affrontare questa modernizzazione le aziende devono comunque elaborare una strategia ben precisa. Un progetto di modernizzazione, infatti, non è più lo spauracchio di qualche anno fa ma resta comunque una transizione molto importante perché coinvolge la parte più critica della propria IT e dei processi d’impresa.
La spinta a “svecchiare” il mainframe è evidente nelle imprese, e sta crescendo. Soprattutto per l’appeal dell’AI: più di un terzo (36%) del campione dell’indagine Kyndryl ha indicato le opportunità offerte dall'AI (anche generativa) come uno dei principali fattori che hanno spinto a investire nella modernizzazione dei mainframe. C’è poi il tema dell’ormai inevitabile passaggio al cloud: molte imprese vogliono continuare a sfruttare le prestazioni e l’affidabilità del mainframe senza però rinunciare alla flessibilità offerta dal cloud. Se la grande maggioranza (89%) del campione analizzato da Kyndryl continua a ritenere i mainframe essenziali, quasi tutti (96%) gli intervistati stanno spostando una parte (mediamente il 36%) dei carichi di lavoro fuori dal mainframe stesso.
Questa evoluzione in corso porta il mainframe a un modello di cloud ibrido che presenta diverse sfide da affrontare. Il salto “totale” fuori dal mainframe è infatti una opzione raramente interessante. Come spiega Raffaele Bella, Core Enterprise & zCloud Practice Leader di Kyndryl Italia, “Solo per gli utenti mainframe di minori dimensioni, orientativamente sotto i 7-8 mila Mips, il ‘journey to cloud’ può sensatamente diventare lo spostamento di tutti i workload al di fuori del mainframe. La grande maggioranza degli utenti si muove in modo diverso, cercando di capire quali workload conviene esternalizzare in cloud e quali invece è meglio mantenere on-premise”.
La scelta di come modernizzare il mainframe non è banale, sottolinea Bella, per una ragione prevedibile: “Gli utenti sono contenti dei loro sistemi: i mainframe sono affidabili, non si fermano sostanzialmente mai, offrono sempre le performance necessarie perché riescono a scalare sia orizzontalmente sia verticalmente senza avere colli di bottiglia. Per questo portare i workload fuori dal mainframe richiede un business case veramente solido”.
Raramente questo business case si basa solo su considerazioni di costo – “non è mai facile valutare la fattibilità ed il vantaggio di portare fuori dal mainframe i workload”, commenta Raffaele Bella – molto spesso intervengono considerazioni tecnologiche (sfruttare nuove tecnologie che vivono meglio 'fuori' dal mainframe) o legate alla progressiva scomparsa degli skill tecnici collegati ai mondi cosiddetti legacy. In generale però conta soprattutto – spiega Bella – “la percezione che l'innovazione si sta sviluppando fuori dal mainframe, e visto che ormai tutti gli analisti concordano nel dire che chi adotta per primo determinate applicazioni o tecnologie ha un vantaggio competitivo sul mercato di riferimento, ecco nascere una spinta verso mondi diversi dal mainframe”.
L'analisi condotta da Kyndryl mostra che in generale le aziende perseguono la modernizzazione dei mainframe principalmente attraverso tre approcci. Ci sono quelli – pochi – che spostano tutti i workload sul cloud affrontando il refactoring o la riprogettazione delle applicazioni. C'è soprattutto chi integra il mainframe con altre piattaforme, per poter accedere alle nuove applicazioni basate sul cloud. C'è infine chi modernizza i carichi di lavoro direttamente sul mainframe sfruttando le nuove tecnologie disponibili sul mainframe stesso, come l'AI e la containerizzazione.
Raffaele Bella, Core Enterprise & zCloud Practice Leader di Kyndryl Italia
Ciascuno di questi approcci presenta le sue difficoltà tecniche, inevitabilmente. C’è ad esempio da garantire la sicurezza e la compliance nella nuova gestione dei dati fuori dal mainframe, che di per sé è una piattaforma sicura. C’è da raggiungere una visibility adeguata su un ambiente applicativo che diventa esteso tra mainframe e cloud. Ci sono da ottimizzare nuovi cicli DevOps anch’essi estesi tra piattaforme diverse. Tutti questi elementi, e molti altri ancora, vanno tenuti presente sin da subito.
“Il primo punto da definire – spiega Raffaele Bella – sta proprio nella scelta del percorso da seguire tra i tre principali possibili. Di norma un’azienda non ne sceglie uno solo integralmente ma ne combina più di uno. L'altro aspetto chiave è definire il punto da cui si parte, quindi capire bene come è fatto il proprio patrimonio applicativo”. In questo senso Kyndryl propone una sua metodologia collaudata che parte da una fase di discovery dei workload per arrivare a delineare tutte le interrelazioni tra le varie applicazioni in uso sul mainframe. Sono infatti queste interrelazioni il problema principale da affrontare nella modernizzazione, perché vanno o conservate come sono, o modificate ma in modo da non impattare sui processi che le applicazioni supportano.
“Comprendere la struttura dei workload su mainframe in un progetto di modernizzazione – spiega Bella – non è una questione solo tecnologica ma anche legata al business: valutare quali funzioni ciascuna applicazione offre ai processi aziendali e poi definire se queste funzioni sono ancora adeguate o necessarie, come si correlano fra loro, se e come eventualmente portarle fuori dal mainframe”.
L’evoluzione di ogni componente applicativo - e dei tool correlati, quando necessario - è di fatto un progetto, per cui la generica modernizzazione del mainframe si scompone in diversi sotto-progetti che devono procedere in parallelo per convergere al medesimo punto di arrivo. Una complessità che non è sempre chiara a chi intende avviare un progetto di modernizzazione, come spiega Bella: “È un aspetto importante che molte aziende sottovalutano: il punto critico non è passare da un tipo di workload ad un altro, è affrontare in modo coerente tutte le problematiche collegate a quello che viene percepito come un semplice spostamento di codice. Serve avere maturato esperienza sul campo per avere ben chiaro questo scenario e noi crediamo di avere sviluppato, grazie ai progetti che abbiamo completato in questi anni, le competenze necessarie per delineare e completare un percorso adeguato di modernizzazione”.