L’IT sta cambiando velocemente sotto la pressione della rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale, per Vertiv questo significa accelerare la spinta innovativa della propria R&D. Soprattutto in Italia.
“Il punto differenziante oggi è che siamo in grado di rifornire tutto il cosiddetto ‘powertrain’: abbiamo, cioè, un’offerta che copre l’alimentazione praticamente di tutto quanto è presente in un data center, dalla rete elettrica sino al singolo processore. E lo stesso vale per il condizionamento”. Karsten Winther - President, Europe, Middle East and Africa di Vertiv – lancia un messaggio chiaro nell’evidenziare la strategia di sviluppo di Vertiv: oggi è indispensabile avere una elevata capacità tecnologica per sviluppare soluzioni da data center, un ambito che sta evolvendo in maniera molto rapida per soddisfare - in particolare, non solo - le necessità delle applicazioni collegate all’Intelligenza Artificiale.
Non a caso il messaggio di Winther viene lanciato dalla sede Vertiv di Castel Guelfo (Bologna), che per la società è uno dei principali centri di ricerca, sviluppo e test per le componenti di alimentazione. E si affianca, in Italia, alla sede di Tognana (Padova) che è invece un centro nevralgico per lo sviluppo delle soluzioni di condizionamento. In totale, nella regione EMEA i centri Vertiv di ricerca, sviluppo, test e produzione sono saliti a nove. Una “dotazione” rilevante e necessaria, proprio per poter offrire ai (grandi) clienti le tecnologie, le soluzioni e i servizi che servono loro.
L’evoluzione tecnologica dei data center, spiega Winther, ha in particolare spinto Vertiv ad aumentare le caratteristiche di modularità delle proprie soluzioni. Se una volta il focus del raffreddamento era il singolo rack, lo scenario è cambiato e ha portato allo sviluppo dei sistemi integrati: dai micro data center che sono stati pensati soprattutto per gli ambienti di edge computing sino a una concezione modulare del data center stesso, che oggi viene adottata per realizzare velocemente, e basandosi su reference design già collaudati, infrastrutture estese e complesse.
Parallelamente, la scelta strategica di Vertiv è stata anche collaborare con i vendor tecnologici che delineano i trend di sviluppo dei data center. Questi oggi si sviluppano principalmente per ospitare applicazioni e servizi di AI, così è logico che Vertiv cavalchi la sua partnership con Nvidia. Che ha già portato i suoi frutti ma li porterà ancora di più in futuro perché, sottolinea Winther, anche se l’AI non è una nuova tecnologia, siamo appena agli inizi della rivoluzione che può ora portare ai processi delle imprese e a tutta la società. Con le caratteristiche di un effetto-valanga: più le aziende ne vedranno i benefici, più aumenterà il numero delle applicazioni e degli utenti.
Winther sottolinea una cifra che dà il senso di questo effetto-valanga: “Oggi la capacità totale di tutti i data center globali è circa 80 gigawatt: si prevede che proprio sulla spinta dell’AI raddoppierà nel giro di cinque anni”. E questa evoluzione-rivoluzione del computing si traduce alla fine in un termine chiave: densità. “Una crescita esponenziale del computing – ricorda infatti Winther – deve concretizzarsi nei rack... In cinque anni potremmo avere un megawatt per rack, con i conseguenti problemi di alimentazione, raffreddamento, dissipazione. Per questo servono nuove tecnologie, che stiamo sviluppando nei nostri laboratori, e per questo servono partnership”, perché i problemi che le evoluzioni del computing pongono sono tanti e tali che nessuno può gestirli da solo.
Si tratta di questioni importanti su cui – sottolinea Andrea Faeti, Sales Director Enterprise Accounts Italia di Vertiv – le soluzioni da perseguire varieranno da ambito ad ambito e da regione a regione: “Pensiamo ad esempio all’Irlanda, dove la presenza di molti data center pone già ora un problema di disponibilità di potenza. O agli Stati Uniti, in cui i grandi data center richiedono una gestione ibrida di alimentazione che viene dalle reti e alimentazione locale. Poi in generale c’è il problema della corretta gestione delle fonti rinnovabili, con le loro necessità di stoccaggio dell’energia prodotta".
Non a caso, in Italia Vertiv ha collaborato con Equinix alla realizzazione di un data center pilota in cui l’alimentazione è basata sia su gas naturale sia su celle a combustibile, che possono funzionare sia come sistema di backup sia, in prospettiva, come parte di un mix di sorgenti energetiche per la normale operatività del data center.
Andrea Faeti, Sales Director Enterprise Accounts Italia di Vertiv
Anche l’Italia sta d’altronde cambiando sensibilmente in quanto a sviluppo dei data center. Se fino a qualche anno fa era una nazione di seconda fascia, oggi “Si stanno costruendo molti più data center e anche molto più grandi – spiega Giovanni Zanei, VP Large Power Conversion di Vertiv – sulla spinta della crescita del mondo cloud. Accade anche da noi quello che è già successo in nazioni come la Germania, l'Olanda o anche la Francia: un progressivo spostamento del mercato dal tipico data center enterprise a strutture più grandi e organizzate come i data center degli hyperscaler o quelli per i servizi di colocation, nei quali tra l’altro c’è un’attenzione decisamente maggiore, e strategica, alla progettazione e all’efficienza”.
L’evoluzione del mercato data center comporta una maggiore articolazione della domanda da parte dei clienti, che sempre più “Sono aziende molto attente all'aspetto tecnologico – spiega Andrea Faeti - e che quindi hanno bisogno di partnership attraverso le quali implementare soluzioni anche customizzate per adattarsi a specifiche necessità. Nel mercato più enterprise l’esigenza principale è spesso avere tutte le tecnologie necessarie in un sistema integrato, ma man mano che si sale di complessità serve affrontare deployment complessi con soluzioni mirate e che attraversano tutte le aree dell'alimentazione, del cooling e dell'infrastruttura”.
Questa capacità per Vertiv deriva dalla parte soluzioni e dalle attività di ricerca e sviluppo ma anche, e sempre più, dalla crescita della componente servizi. L’ingresso nei data center di molte nuove tecnologie richiede infatti anche servizi innovativi, o comunque più adatti di quelli tradizionali a un mercato che cambia velocemente. “C’è ad esempio – spiega Flora Cavinato, Senior Director, Global Service Strategy and Portfolio di Vertiv – una marcata esigenza di ripetibilità dei deployment. Ciò non significa solo modularità delle soluzioni ma anche la capacità di offrire procedure e modalità operative sul campo tali da, una volta che una architettura standard è definita, velocizzare diverse implementazioni in sequenza, in momenti e luoghi diversi".
Tutto questo “spinge” in particolare i servizi innovativi che in casa Vertiv rientrano sotto l’ombrello dei servizi digitali, tra i quali spiccano i Vertiv Life Services: “Che sono probabilmente il primo caso di servizi digitali del nostro ambito, sono nati proprio in Italia e oggi si integrano con altri sviluppi come l’AI e il machine learning, che hanno dato loro un boost in più perché consentono di sfruttare i dati dal campo in modo ancora più strutturato”, sottolinea Cavinato.
Oggi, spiega ancora Cavinato, c’è da parte dei clienti Vertiv “Più interesse e più apertura verso i servizi digitali che si basano sul collegamento verso un cloud esterno, collegamento che prima non era visto sempre di buon occhio. La strada è stata aperta dai grandi clienti e dalla percezione dei vantaggi di servizi come la condition-based maintenance. Questa e tutta la parte di troubleshooting da remoto sono sicuramente preziosi per i clienti che gestiscono applicazioni critiche”.
Il fatto che i Vertiv Life Services siano nati in Italia è una delle tante dimostrazioni del ruolo che il nostro Paese riveste nella geografia sempre più distribuita della società: a livello europeo siamo stabilmente il secondo mercato e i centri di competenza italiani hanno un ruolo storicamente importante di ricerca e sviluppo per le tecnologie Vertiv legate sia all’alimentazione sia al condizionamento. Il che apre la strada a nuovi investimenti per rafforzare questo ruolo delle facility locali.
“A volte può sembrare che intorno agli UPS ci sia poca innovazione – sottolinea in questo senso Faeti di Vertiv – ma è proprio il contrario: per tutto quello che sta tecnologicamente succedendo in questo momento serve innovare decisamente per tenere il passo con le richieste degli utenti, in ambiti che spaziano dalle infrastrutture per l’AI alla necessità di gestire sorgenti di energia sempre più diversificate”.
Innovazione significa anche competenze e formazione, motivo per cui Vertiv in Italia sta intensificando le collaborazioni sul territorio e in particolare con le Università. Con tutta l’intenzione di attrarre i talenti che servono per progettare e sviluppare apparecchiature critiche che devono garantire l’operatività delle infrastrutture anche quando tutto il resto si blocca. Anzi, soprattutto in quei casi.