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AI e mondo del lavoro: i possibili veri impatti

Arriva dal Bureau of Labor Statistics statunitense la prima analisi concreta di come l’AI potrebbe impattare su varie professioni. Con un avviso: i cambiamenti richiedono sempre più tempo di quanto non pensino i “tecnologi”.

Tecnologie AI

Da quando è iniziato il boom mediatico dell’AI Generativa, molti fornitori delle tecnologie di base e delle piattaforme abilitanti collegate alla GenAI si sono sbilanciati in previsioni “trasformative” di quanto l’utilizzo della “nuova” Intelligenza Artificiale avrebbe modificato il mondo del lavoro. Il mantra è più o meno sempre lo stesso: la GenAI si prenderà carico di compiti sempre più sofisticati, in modo che il personale umano possa dedicarsi ad altro, si presuppone a maggior valore aggiunto. In realtà l’idea che molte imprese potenziali utenti si sono fatte è che il personale possa essere eliminato, ma questa è un’altra – più concreta, ma diversa – storia.

In realtà queste previsioni di impatto sul personale sono da prendere con le pinze. Un po’ perché le applicazioni della GenAI fanno ancora fatica a compiere bene compiti semplici, figuriamoci quelli sofisticati. Un po’ anche perché il campione di casi pratici è ancora molto limitato. Molto perché le previsioni vengono prevalentemente da chi la GenAI la vende, quindi l’idea che non siano proprio obiettive non è campata in aria.

Ora però arriva una analisi più concreta, fatta da chi di posti di lavoro e programmazione dell’occupazione se ne intende direttamente: lo US Bureau of Labor Statistics, che ha cercato di definire come l’utilizzo dell’AI possa influenzare la domanda di alcune professioni nei prossimi anni. Il Bureau si è concentrato infatti sulla revisione delle previsioni fatte per il decennio 2023–33, guardando in particolare ai mercati del lavoro che considera potenzialmente più toccati dall’AI: IT, Legal, Finance, Ingegneria. Le considerazioni del Bureau sono relative al mercato USA ma, qualitativamente, possono essere in buona parte generalizzate.

Sviluppatori e DBA

In campo IT, l’attenzione va principalmente verso gli sviluppatori software. C’è chi è arrivato ad affermare che oggi non è più nemmeno necessario imparare a programmare ed è vero, evidenzia il Bureau, che la GenAI può essere usata per creare, testare e documentare codice software. Ma il suo impatto sul mercato dello sviluppo software è ancora molto incerto e comunque servono sviluppatori anche per creare soluzioni basate sull’AI e per gestire i sistemi che “muovono” l’AI.

“Sebbene sia sempre possibile che i miglioramenti di produttività indotti dall'IA superino la costante domanda di lavoro, non ci sono prove evidenti a sostegno di questa congettura”, spiega testualmente lo studio. Tanto che tra il 2023 e il 2033, il Bureau stima una crescita nella domanda di sviluppatori di quasi il 18%, a fronte di un mercato USA del lavoro che nello stesso periodo dovrebbe crescere del 4%.

Due altre figure che potrebbero vedere il loro “appeal professionale” diminuire per effetto della GenAI sono, secondo il Bureau, i Database Administrator (DBA) e i Database Architect, perché i tool AI-based hanno potenzialmente la capacità di svolgere parte dei loro compiti: generare codice, fare analisi predittive, fare integrazioni dei dati e dei sistemi. Già ora, sottolinea il BLS, metà delle imprese usano l’AI per aumentare la produttività dei task collegati ai database o pensano di farlo nel prossimo futuro. Anche qui vale però lo stesso ragionamento fatto per gli sviluppatori: adottare l’Ai introduce complessità e requisiti che impongono la presenza di personale umano qualificato.

Sostanzialmente lo studio del Bureau indica che, come si sa, è impossibile fare AI in modo efficace senza una corretta gestione dei dati. Dietro l’AI ci deve essere quindi una infrastruttura di “data maintenance” che si fa sempre più complessa e che per questo richiede le competenze dei DBA e dei Database Architect. E infatti il BLS prevede che la richiesta di queste professioni crescerà, nel decennio di riferimento, di quasi l’11%.

Il mondo Legal

Di applicazioni della GenAI nel settore legale se ne è parlato già molto e non sempre bene: non mancano i casi di avvocati e studi legali penalizzati dall’aver presentato documentazioni create dalla GenAI ricche di errori e citazioni inesistenti. D’altro canto, è innegabile la capacità dell’AI di “digerire” enormi quantità di documenti per sintetizzarli: una funzione, anche solo questa, molto utile nelle professioni legali. E le soluzioni AI-based disponibili sul mercato stanno aumentando, con gli studi legali alla ricerca costante di una maggiore produttività.

Secondo il Bureau, nell’ambito dei compiti “manuali” del settore legale (revisione e preparazione di documenti, soprattutto) l’impatto dell’AI effettivamente si vedrà. E sarà come molti prevedono: le funzioni a minore valore aggiunto potranno essere passate, del tutto o parzialmente, a strumenti di GenAI, e questo ridurrà la richiesta delle figure che le eseguono, come gli assistenti legali o i “paralegal”. Anche se il personale umano comunque serve a supporto dell’AI, per verificare le indicazioni e la documentazione prodotte dall’AI stessa, alla ricerca di ambiguità, errori e pregiudizi. Ci sarà comunque un aumento di produttività che, tra l’altro, aiuterà gli studi legali a contenere i costi, un vantaggio che potrebbe essere passato anche alla clientela.

Non vedremo invece l’AI conquistare un ruolo altrettanto chiave per le figure a maggior valore: gli avvocati. Sia perché una importante parte del loro lavoro è relazionale, sia perché in generale l’attività legale in senso proprio richiede livelli di contestualizzazione, completezza, accuratezza e precisione che gli strumenti di GenAI non possono ancora offrire.

Business e Finance

È nel mondo dei servizi aziendali e finanziari che il BLS vede concretizzarsi maggiormente l’impatto dell’AI nei prossimi anni, perché in questo ambito ci sono effettivamente diversi compiti “operativi” che possono essere delegati a strumenti di AI senza troppi problemi. O comunque con una necessità di verifica il cui peso è molto inferiore ai benefici percepiti.

Il primo macro-ruolo a rischio è in campo assicurativo: tutti coloro che si occupano di perizie per la valutazione di qualsiasi danno, dalla singola autovettura a intere proprietà immobiliari. Questo compito può essere svolto da piattaforme di Intelligenza Artificiale per l’analisi delle immagini raccolte da droni o da satelliti e, poi, per la stima dei danni e il calcolo dei risarcimenti. Più in generale, applicazioni AI-based possono sostituire parte del personale dedicato alla valutazione delle richieste di risarcimento che si possono esaminare semplicemente valutando la documentazione collegata. Per queste dinamiche, il BLS stima che la richiesta di periti – intendendo questa professione in un senso piuttosto ampio – diminuirà nei prossimi anni del 5-10%, a seconda del campo specifico di attività.

Altra figura in crisi sarà il credit analyst in campo Finance: chi analizza dati finanziari e produce reportistica utile a determinare se una persona o una azienda sono affidabili e possono, ad esempio, ricevere un prestito o un mutuo. Questo compito è già parzialmente automatizzato e digitalizzato, inoltre si basa su un processo – analizzare una buona quantità di dati per arrivare a una valutazione complessiva di rating creditizio – che è il classico compito “da AI”. Non a caso, il BLS stima per i credit analyst una riduzione della domanda di quasi il 4%.

In realtà, spiega il Bureau, molti ruoli “analyst” potrebbero essere a rischio man mano che le funzioni delle applicazioni di AI diventano più evolute, perché nei loro task c’è già una forte componente digitale e di automazione dei processi. Pensiamo ad esempio agli analisti di bilancio, agli analisti finanziari, agli analisti d’investimento. Sono tutte figure che certamente useranno – e sta già accadendo, peraltro - applicazioni di GenAI per aumentare la propria produttività.

Se questo aumento diventerà anche, per i datori di lavoro, una base sufficiente per ridurre le assunzioni di queste figure dipenderà molto dal caso specifico. Ci sono ad esempio aziende d’investimento che già puntano molto sul trading automatico basato su algoritmi o più semplicemente sui “robo-advisor” e quindi non vedono nulla di strano nell’automatizzare e meccanizzare fette sempre maggiori del loro business. Altre invece puntano maggiormente su decisioni di investimento prese collegialmente, senza un supporto del digitale che vada oltre la parte strettamente “numerica”. E comunque, i ruoli che prevedono una cospicua parte di contestualizzazione e comunicazione diretta con clienti non possono essere certamente rimpiazzati dall’AI.

Le professioni ingegneristiche

Per molti versi, le professioni ingegneristiche sono un po’ a metà – per quanto riguarda l’impatto dell’AI – tra il mondo Legal e quello Assicurativo/Finance. Come in quest’ultimo, ci sono davvero molti compiti e singole funzioni che possono sfruttare l’AI per vedere aumentare drasticamente la loro produttività e persino per una completa automazione. Ottimizzazione strutturale, calcoli complessi, manutenzione predittiva, analisi di documentazione, analisi dei materiali, simulazioni, test, analisi di immagini sono solo alcune delle operazioni che la GenAI potrebbe svolgere nei campi tecnici.

Sull’altro piatto della bilancia c’è da considerare che, come nel settore legale, anche nelle professioni ingegneristiche le competenze tecniche e l’esperienza personale sono fondamentali e possono fare la differenza in molte situazioni. In particolare, sottolinea il BLS, l’ambito ingegneristico ha requisiti di assicurazione qualità e compliance normativa che possono essere talmente complessi – per non dire vaghi e bizantini – da impedire l’applicazione dell’AI oltre un certo limite. Inoltre, anche l’esecuzione di determinati task mediate AI potrebbe dover essere comunque soggetta al controllo e alla supervisione di personale tecnico umano, proprio per motivi di compliance.

Anche se negli ambiti più tecnici ci si aspetta molto in futuro – spiega in conclusione il rapporto del Bureau - dalla progressiva specializzazione degli LLM open source e degli Small Language Model, “l'entità degli aumenti di produttività offerti dai vari strumenti di AI rimane poco chiara” e quindi il potenziale impatto occupazionale negativo di questa maggiore produttività non dovrebbe essere sufficiente a ridurre, nel complesso, la domanda sul mercato delle professionalità ingegneristiche.

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