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Occhio alle promesse del 6G

Il 5G non ha avuto il successo atteso perché le aspettative erano troppo alte. Meglio non fare lo stesso errore con il 6G.

Tecnologie

Gli utenti consumer, all'atto pratico, non hanno percepito granché il passaggio dal 4G al 5G. Avere più banda ha fatto certamente comodo, ma non è un differenziatore chiave nella scelta di un operatore piuttosto che un altro: a guidare resta il prezzo. Il punto di vista delle imprese è diverso, per una questione soprattutto di aspettative. Che nel caso del 5G sono state sin dall'inizio elevate, perché si è puntato mediaticamente su applicazioni (realtà virtuale, guida autonoma, gaming...) che si sono concretizzate poco e, comunque, rappresentavano una nicchia.

Gli operatori volevano abbandonare la lotta all'ultimo prezzo del 4G puntando su servizi ad alto valore aggiunto, ma un po' la tecnologia non ha aiutato e un bel po' semplicemente non c'era una adeguata domanda di mercato. Le aziende vogliono in primis servizi con un ritorno pratico, evidente e valutabile. Non a caso l'odierna "killer application" - se vogliamo chiamarla così - del 5G alla fine è forse il Private 5G, un servizio assai poco mediatico ma dall'utilità innegabile.

Ora che ci avviciniamo all'avvento dell'ancora un po' nebuloso 6G, forse va considerato maggiormente che i beneficiari diretti delle evoluzioni del 5G non erano gli utenti finali ma gli operatori. La promessa principale del 5G infatti era - ed è ancora - una rete più flessibile, modulare, ottimizzata, decentrata. Tutte caratteristiche che sì, alla fine si possono anche tradurre in servizi migliori per gli utenti finali. Ma ne beneficia prima di tutto chi gestisce le reti, se ha la capacità economica di investire per modernizzarle.

Rendersi conto di questo è importante, oggi, perché la constatazione vale anche per il 6G. Con un "alert" in più: il consumo di banda degli utenti finali è in crescita, non però con i tassi vertiginosi che qualcuno una volta prevedeva. E le reti di accesso attuali non sono sature, se le vediamo in una ottica 6G: considerando come insieme sinergico le reti mobili propriamente dette e altri tipi di connessione wireless, in primis il FWA.

Orientativamente, le cifre degli analisti indicano che serve un aumento annuo del 10-15% nella richiesta di banda mobile per portare alla saturazione entro cinque anni le reti di accesso esistenti. Un lasso di tempo che permetterebbe agli operatori di iniziare a lavorare su reti di concezione 6G ma senza eccessiva pressione. Con, invece, tassi di crescita inferiori al 10% - e nei mercati più evoluti l'ipotesi non è affatto azzardata - la spinta commerciale a investire nel 6G sarebbe molto debole.

Queste sono, ovviamente, analisi qualitative e che considerano il mercato mobile nel loro complesso. Quindi non escludono affatto la presenza di casi d'uso in cui i vantaggi del 6G saranno talmente evidenti da giustificare la spesa in nuove infrastrutture e nuovi servizi. Ma l'esperienza del 5G ha insegnato agli operatori che questi casi d'uso non devono solo essere possibili: devono anche interessare, e a breve, una fetta di mercato abbastanza significativa da portare subito (o quasi) business.

Tra l'altro, tutte le nazioni - specie in Europa - devono fare i conti con una crescita del 5G ancora ridotta rispetto alle aspettative e alle dichiarazioni di qualche anno fa. Quindi, prima di parlare di 6G sembra che ci sia ancora ampio margine per fare nuovo business anche semplicemente portando il "buon vecchio" 5G alla sua vera natura di 5G SA.

È per questo che le parole chiave del 6G (connettività ubiqua, bassa latenza, AI-native, sostenibilità, supporto dei sistemi ciberfisici, e via dicendo) non possono rischiare di diventare slogan da giocare a caso. Hanno tutte un valore ben preciso che, però, ancora non sappiamo quanto possa essere percepito dall'utenza potenziale. Che in primissimo luogo è - stavolta sì, nettamente e palesemente - l'impresa: senza qualche "valore aggiunto" business il 6G verrà percepito, come il 5G vecchio stile, solo come un aumento di banda. Per il quale ben pochi utenti consumer saranno disposti a spendere nella misura in cui serve agli operatori.

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